giovedì 13 agosto 2020
Parlamentari, assessori e consiglieri comunali e altri politici con redditi elevati che hanno preso l'aiuto per le partite Iva. Legale ma inopportuno: denaro sottratto a chi aveva davvero bisogno
Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico

Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico - Ansa

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Domani arrivano tutti i nomi dei "furbetti" di Montecitorio. Ma i primi due, esponenti della Lega, sono stati già svelati ieri dal loro partito, che li ha sospesi. Lo scandalo del bonus Covid chiesto da cinque deputati - e da tre di loro incassato - fa riaprire la Camera alla vigilia di Ferragosto. L’appuntamento è alla commissione Lavoro: venerdì alle 12 sarà ascoltato in videoconferenza il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Un’occasione per far luce su chi ha preso i soldi pur potendo contare su una solida indennità parlamentare a 5 cifre.

Ma anche per chiarire le modalità di erogazione dei bonus, i controlli effettuati dall’istituto e la diffusione della notizia. L’annuncio dell’audizione ha prodotto ieri un’accelerazione di tutta la vicenda. La Lega ha informato in serata di avere sospeso i deputati Elena Murelli e Andrea Dara «dopo aver ascoltato e verificato le rispettive posizioni». «Pur non avendo violato alcuna legge è inopportuno che abbiano aderito a tale misura e per questo abbiamo deciso e condiviso con i diretti interessati il provvedimento della sospensione», ha detto il capogruppo leghista, Riccardo Molinari.

Il caso sta scuotendo i partiti coinvolti, ma anche l’Inps è sotto tiro. Una fonte di fibrillazione, a un mese dalle regionali e dal referendum sul taglio dei parlamentari, che ha indotto la Camera ad accelerare i tempi nel tentativo di spegnere le polemiche che hanno travolto i deputati e coinvolto migliaia fra consiglieri regionali e comunali. Esponenti politici (con redditi e situazioni molto diversi tra loro) che hanno chiesto il bonus da 600 euro (poi salito a 1.000) destinato a supportare le partite Iva in difficoltà per la pandemia e il lockdown.

Dei 5 deputati sospettati, due della Lega e uno dei Cinque stelle hanno preso l’indennità, mentre un altro leghista e un esponente di Italia Viva si sarebbero visti rigettare la domanda. Dopo il via libera del Garante della privacy, l’Inps aveva dato la sua disponibilità a comunicare al Parlamento i nomi. Così ieri il presidente della Camera, Roberto Fico, dopo aver vagliato altre modalità ha deciso di convocare l’audizione, di intesa con la presidenza della commissione Lavoro. «È la sede opportuna per fare chiarezza», ha commentato Fico, secondo il quale «i parlamentari che avrebbero chiesto il contributo dovrebbero scusarsi e restituire quanto percepito».

Ieri mattina, poi, l’autorità per la privacy ha aperto anche un’istruttoria sulla metodologia dell’Inps nel trattare i dati dei beneficiari e sulle informazioni diffuse al riguardo. In sostanza c’è da capire come sia uscita la notizia e come mai l’istituto abbia acceso i riflettori sui deputati e gli amministratori locali coinvolti, che possono essere criticabili sul piano politico ed etico, ma non hanno commesso una frode, dal momento che l’accesso al bonus era inizialmente incondizionato. Domande che certamente verranno rivolte a Tridico, che rischia una sorta di processo. A complicare le cose per lui c’è il fatto che non è solo un tecnico, ma è vicino ai 5s (fu indicato fra i possibili ministri ed è uno dei padri del reddito di cittadinanza).

La sospensione degli esponenti della Lega, una delle forze politiche più coinvolte anche sul piano locale, era stata preannunciata da Matteo Salvini, tornato a parlare dopo l’imbarazzo sulla vicenda: «Ho dato indicazione che chiunque abbia chiesto o incassato il bonus sia sospeso e, in caso di regionali imminenti, non ricandidato», ha affermato il leader del Carroccio che in casa sua deve fronteggiare la linea di rigore del governatore Zaia per i casi in Veneto. Salvini non chiede le dimissione di Tridico, ma lo attacca chiedendo come mai l’Inps «non è riuscita a pagare le casse integrazioni ma ha pagato 600 euro ai parlamentari». Canta vittoria Giorgia Meloni, secondo cui è stata «accolta la richiesta di Fdi di audire» il presidente Inps. Si annunciano scintille.

Chi sono i due leghisti sospesi (con redditi oltre i 100mila euro)​

Elena Murelli e Andrea Dara, parlamentari sospesi dalla Lega

Elena Murelli e Andrea Dara, parlamentari sospesi dalla Lega - Ansa

Un piccolo imprenditore del tessile e una consulente di finanziamenti europei, entrambi con un reddito dichiarato oltre i 100mila euro. Ecco chi sono i due deputati leghisti col bonus: Andrea Dara, 41 anni di Mantova, ed Elena Murelli, 45 anni di Piacenza. Il loro nome circolava da giorni, senza che dagli interessati giungessero smentite o ammissioni. È una nota del capogruppo della Lega Riccardo Molinari, che ne comunica la sospensione, a dare la conferma: sì, sono Dara e Murelli due dei tre parlamentari (il terzo sarebbe un 5 stelle) che hanno chiesto e ottenuto il bonus da 600 euro riconosciuto dal governo alle partite Iva per far fronte all’emergenza Coronavirus.

Andrea Dara, nato a Castel Goffredo in provincia di Mantova il 7 gennaio 1979, è un piccolo imprenditore nel settore tessile e abbigliamento. Eletto nella circoscrizione Lombardia 4 nelle file della Lega, nel 2019 ha dichiarato - come si legge nella dichiarazione consegnata alla Camera - redditi per 109.324 euro. È stato consigliere comunale a Castiglione delle Stiviere (dove possiede anche otto immobili, sempre secondo la sua dichiarazione dei redditi) dal 2007 al 2011, poi vicesindaco nel 2016 fino alla sua elezione alla Camera.

Elena Murelli ha compiuto da poco 45 anni (è nata il 29 luglio 1975). Con una laurea in Economia e commercio e un master in gestione dell’economia di rete, alterna l’attività di consulente in finanziamenti europei a quella di docente a contratto all’Università Cattolica della sua città, Piacenza.
Nella Lega dal 2001, politicamente si divide tra il Consiglio comunale di Podenzano, nella pianura piacentina, e lo scranno alla Camera (dal 2018). Lo scorso anno ha dichiarato un reddito totale di 106.309 euro, nel 2018 di circa 62mila. Tra i provvedimenti che ha proposto da prima firmataria spicca uno sulle modifiche alla struttura organizzativa di Inps e Inail e un altro per modificare il decreto del 2019 sull’esclusione dei condannati per gravi delitti dal beneficio del reddito di cittadinanza.




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