sabato 25 febbraio 2017
Il parroco, don Palacino, punta il dito contro il libro e la miniserie trasmessa in tv. Una realtà "romanzata" in cui l'unico che si salva, il pescatore, all'epoca dei fatti era assessore
Beppe Fiorello in una scena della miniserie "I fantasmi di Portopalo"

Beppe Fiorello in una scena della miniserie "I fantasmi di Portopalo"

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Nella recente fiction di Rai 1, "I fantasmi di Portopalo" con Beppe Fiorello, incentrata sul naufragio del Natale ’96 in cui persero la vita 300 migranti, è stato dipinto come un parroco spregevole ed omertoso. Ma in quella ricostruzione televisiva, don Calogero Palacino, parroco di Portopalo tra l’inizio degli anni 90 e il 2009, non ci si rivede proprio.

«La fiction non ha fatto un’operazione verità ma ha allestito una colossale macchina del fango che ha condannato tutti tranne il presunto eroe pescatore che all’epoca dei fatti, tra il 1996 e il ’98, ricopriva la carica di assessore comunale». Una personalità, quindi, che avrebbe potuto sin da subito togliere quel velo omertoso sulla terribile tragedia.

Poi, nel 2001, con il ritrovamento del relitto, lui diventa l’eroe e tutta la comunità, parroco in testa, passano per omertosi all’insegna del teorema, falso, del tutti sapevano e non hanno parlato. «Uno schema ripetuto negli anni senza sosta a discapito della realtà - aggiunge il parroco - Ci sono atti che smentiscono le cose viste nella fiction e lette nel libro a cui si sono ispirati. Come è falso che il pescatore abbia dovuto cambiare paese: vive sempre a Portopalo dove non è mai stato perseguitato da nessuno».

Don Palacino ricorda una raccolta di firme per chiedere il recupero del relitto di cui lui fu il promotore. «Raccogliemmo oltre 1.100 adesioni che inviammo al Parlamento italiano. Portopalo ha sempre avuto una grande attenzione verso i morti del Natale ’96 e verso tutte le vittime del mare». Don Palacino a Portopalo è stato un baluardo anche nella prima accoglienza dei migranti e verso i poveri. Tra i primi anni 90 e il 2013, il tratto di costa portopalese è stato uno dei principali punti di approdo dei migranti.

«La parrocchia è stata sempre in prima linea, – aggiunge don Palacino – oltre ai tanti volontari, a partire dalla protezione civile locale, che hanno soccorso i migranti che arrivavano al porto spesso con un rapporto di 1 a 1: un volontario per un ogni migrante sbarcato».

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