giovedì 29 gennaio 2015
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Un atto «formale» che serve soltanto «a dare forza ideologica», perché «non aggiunge diritti che già non vengano riconosciuti». Alberto Maria Gambino è docente di diritto privato all’Università Europea di Roma ed anche stupito da quest’altro registro delle unioni civili. A cosa servirà? Con sano pragmatismo, i diritti che per le convivenze andavano previsti, già sono riconosciuti. Ma pensi solo alla giurisprudenza che ha già addirittura previsto nei rapporti di lavoro la possibilità della reversibilità della pensione per la convivenza e che non prevede l’atto formale di dimostrarla. Quindi? Un atto formale come il registro serve a dare forza ideologica. Pensi alla cosa più ideologica che possa esserci : la cerimonia. Cioè, in questo caso, la rappresentazione di una cerimonia civile che scimmiotta il matrimonio. Però il via libera al registro capitolino ha provocato commenti trionfanti. Lo ripeto. Gli enti locali, con riferimento ai servizi, hanno già discrezionalità nel determinare  a chi concedere certe agevolazioni e facilitazioni. Pur senza alcun registro di unioni civili, già oggi si può decidere, ad esempio nella graduatoria per l’assegnazione di una casa, d’inserire chi si ritiene giusto. Fermo restando che la discrezionalità, naturalmente, deve restare nell’ambito della Carta costituzionale. Sarebbe a dire che il registro è una sorta di 'prova'? Sì. L’iscrizione a quel registro è né più, né meno che un elemento probatorio della convivenza e che certo non può rendere una coppia convivente parificata al matrimonio. Per quanto, voglio vedere quell’assessore che dia a una coppia di conviventi una provvidenza in più rispetto a una coppia addirittura sposata e con figli. Come pure non esiste graduatoria al mondo che metta al secondo posto una coppia non sposata con figli. L’obiettivo allora qual è? Nella sostanza è evidente: spostare il baricentro di tutti quei servizi che la Costituzione garantisce come agevolazioni alla famiglia verso chiunque a prescindere dal tipo di convivenza. Per intenderci, non stanno semplicemente istituendo i registri, ma stanno anche dicendo a cosa servono. Insomma, certi servizi sono già garantiti, ma oggi magari con la difficoltà a portare il titolo per averli. Se per chi è sposato è facile dimo-strarlo, adesso diverrà facile anche essendo iscritti a quei registri. E tuttavia pare vengano annotati solo certi aspetti. Per esempio in un’unione iscritta al registro nella quale entrambi i componenti abbiano reddito, dal punto di vista fiscale vanno cumulati? Ecco, questo è uno degli aspetti da approfondire e di cui non viene fatto cenno...
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