giovedì 24 aprile 2014
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Caro presidente, caro Matteo,
(mi permetto il tu, visto il tuo stile informale e visto che siamo praticamente coetanei), chi ti scrive a fine maggio non riceverà nulla di quanto tu e la tua squadra di ministri avete messo a punto. Anzi. Se il passo ulteriore sarà davvero quello di dirottare i fondi attualmente destinati al coniuge a carico verso ulteriori sgravi per le donne lavoratrici con figli, la mia famiglia ci rimetterà anche quei (pochi) soldi. Spero che non vada così, secondo una logica che penalizza i nuclei monoreddito, quasi che la scelta di uno dei due (più spesso la mamma) di stare a casa fosse di per sé deprecabile. E senza tenere minimamente conto che tante volte non è affatto una scelta, ma una situazione che la donna con figli piccoli subisce, non trovando lavoro.
 
Mia moglie e io, tanto per essere concreti, abbiamo tre figli piccoli e un solo stipendio.Dignitoso (circa 45.000 lordi annui) ma a Roma, tra mutuo, bollette, automobili e spese per i figli, non certo faraonico. Al punto che se mia moglie (laureata) non portasse a casa mensilmente qualche altro soldo pulendo le case ed accudendo i figli altrui (quando i nostri sono a scuola), suo malgrado in nero, spesso non arriveremmo a fine mese.
 
Le detrazioni e gli assegni famigliari sono somme irrisorie. Possibile che oggi in Italia chi ha scelto di contrastare la folle tendenza alla denatalità debba essere a sua volta contrastato e penalizzato in ogni modo?
 
Per me, quindi, non sarà “la svolta buona”, caro Matteo. Un po’, forse, lo sarà per i miei vicini di casa, sposati e ancora senza figli, e con un reddito familiare assai simile al nostro. Entrambi, infatti, hanno un part time da circa 20mila euro lordi e il 27 maggio festeggeranno gli 80 euro (ciascuno) in più nelle loro buste paga con una cena (in pizzeria, intendiamoci!) e magari anche con un film al cinema (tanto non devono pagare la baby sitter)… Pensateci, caro presidente, pensateci.
 
A volte, te lo confesso, mi auguro che i miei tre ragazzi fra qualche anno se ne vadano all’estero, a vivere e a lavorare in un altro Paese, dove almeno non finiranno per pagare la pensione a chi oggi sta decidendo che per la nostra Italia la loro presenza è solo un lusso.  Convincimi, magari con qualche slide chiarificatrice, che mi sto sbagliando, che questa davvero può essere “la svolta buona”. Buon lavoro!
Stefano, marito e padre - Roma
 
Caro Stefano,
la tua lettera fotografa esattamente le persone, le famiglie che il governo ha davanti agli occhi, quando ha deciso di restituire, sì restituire, gli 80 euro nella busta paga dei redditi medio–bassi e ha continuato a ragionare sui prossimi passi da compiere per dare più equità al sistema fiscale. L’idea di fondo di questo primo intervento è quella che racconti ad “Avvenire”: la possibilità per chi arriva a guadagnare massimo 1.500 euro al mese di potersi permettere una pizza, un libro, un teatro, magari pagarsi una bolletta. Di poter restituire un briciolo di fiducia, di voglia di uscire. Di rimettere in circolo un po’ di speranza che non coincide, certo, con i consumi, ma che è fatta anche di un minimo di respiro, di progetto.C’è chi dice: ci vuole ben altro, non saranno 80 euro al mese a rimettere in moto l’economia italiana, a far rialzare un Paese che una certa vulgata descrive come rattrappito, paralizzato. E tu mi dici che quegli 80 euro alla tua famiglia (forzatamente) monoreddito avrebbero fatto comodo. E, infatti, l’impegno del governo non si esaurisce in questo provvedimento – per il quale, a dispetto dei gufi, di chi tifa sempre e solo contro, le coperture ci sono, eccome – ma si situa in un’idea del futuro del Paese, del futuro dei nostri figli che va dall’investimento nell’edilizia scolastica al rigore su sprechi e privilegi, dall’innovazione che può rivoluzionare la pubblica amministrazione alle riforme istituzionali (che non riguardano un dibattito tra pochi, ma la credibilità del nostro Paese di riformarsi e l’ultima occasione per la politica di essere credibili agli occhi dei cittadini). Dedicheremo, puoi esserne certo, una attenzione particolare al tema del fisco per le famiglie. È urgente che si diano risposte da troppo tempo disattese. So che tu pensi al “quoziente familiare” o, meglio, a quella sua versione italiana che va sotto il nome di “fattore famiglia”. Io penso che una risposta vada individuata presto e finalmente, dopo anni di chiacchiere, attuata. Con necessaria gradualità ma con decisione. È una questione di giustizia.Un’idea di Italia, sì, un’idea di Italia. Che sa di buono, sa di chi ce la vuole fare, sa di chi battaglia tutti i giorni per rendere la vita sua e degli altri più degna. Mi colpisce, Stefano, quello che scrivi alla fine della tua lettera, quell’augurio che un giorno i tuoi figli possano andarsene, trovare una opportunità all’estero perché qui da noi non ce n’è più per nessuno. Ecco, se ha un senso il lavoro che dobbiamo fare insieme sta proprio in questo obiettivo: quello di costruire un Paese in cui sia bello e stimolante tornare, magari dopo avere fatto una esperienza all’estero, di studio, di lavoro. Un Paese su cui scommettere e investire, in cui credere perché tiene fede alla parola data, perché vuole cambiare. E lo fa. Gli 80 euro in più a una parte del mondo del lavoro sono stati un passo iniziale, ma non possono essere la misura dell’ambizione che ognuno di noi deve coltivare. Magari, però, anche grazie a questo sforzo, riusciremo di nuovo a guardarci ad altezza d’occhi, cittadini e Stato, persone  e istituzioni. Noi, insomma.
Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei ministri  
 
 
 
 
 
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