martedì 21 novembre 2023
Viaggio in Rete, dove i portali rilanciano offerte su case tolte ai boss e recentemente ristrutturate. La normativa consente queste operazioni, ma fanno discutere modalità e opportunità
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«Nuove occasioni immobiliari », «opportunità da sfruttare al meglio». La “fame di mattone” corre sempre più veloce sul web e finisce per intercettare pure quegli appartamenti e quei terreni che dovrebbero rappresentare il riscatto dello Stato di fronte al malaffare: sui portali specializzati, da qualche tempo vanno diffondendosi articoli che mettono in vetrina le aste immobiliari degli immobili confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata. E così, da quelle vendite – epilogo di indagini e processi contro cosche o trafficanti, evasori o corruttori – ora «arrivano nuove occasioni immobiliari per chi è alla ricerca di vendite all’asta», come si legge per esempio nella descrizione pubblicata da Idealista.it: c'è una mappa e c'è un elenco, da ultimo quello dei beni di un'asta bandita tra il 24 e il 27 ottobre, «per sfruttare al meglio l’opportunità».

Più che il riutilizzo sociale, qui l’orizzonte è quello dell’affare immobiliare. Intendiamoci: tutto a portata di clic e in linea con la normativa, perché si tratta di un'asta telematica notarile frutto di una convenzione del 2022 tra il Consiglio nazionale del notariato e l'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.


La “fame di mattone”
corre sempre più online.
Soltanto a ottobre negoziati
15 lotti tra Campania, Sicilia e Calabria:
si tratta di immobili già al centro
di inchieste sulla criminalità organizzata


A questo giro, l'asta di ottobre rilanciata sul web mette a bando 15 lotti tra Campania, Sicilia, Calabria – le tre regioni a più alta densità mafiosa – e anche nel Lazio. Aprendo il link si compone un campionario per tutte le necessità e per tutti i portafogli: un terreno di 102mila metri quadri a destinazione industriale a Capua, nel Casertano, parte da una base d'asta di 2,2 milioni di euro, mentre a Palermo l'occasione è un appartamento – in zona Calatafimi Alta – di 106 metri quadri e balconi per altri 28 metri quadri in «edificio recentemente ristrutturato », con base d'asta fissata a 202mila euro. A Napoli si batte invece all'asta un negozio di 52 metri quadri in piazzetta Marinari partendo da 116mila euro, a Rosarno un terreno edificabile da 195 metri quadri ha la base d'asta da 20mila euro, a Mondragone un opificio industriale che si estende su un terreno di 13.288 metri quadri (base d'asta: 449mila euro), e via elencando.

Tutti immobili – tra terreni e appartamenti – finiti in passato al centro di inchieste e procedimenti penali in materia di criminalità organizzata. Il bando dell'Agenzia, riportato dettagliatamente anche sul sito specializzato in affari immobiliari, detta le regole: ci si deve rivolgere al notaio banditore o a un notaio abilitato alla rete delle aste notarili, e in caso di più offerte si andrà all'incanto – con sessioni della durata di tre minuti – tra le cinque offerte più alte.

Non si tratta di una scorciatoia, chiaramente, perché tutto è pienamente nel perimetro della legge. La messa all'asta di alcuni beni strappati ai clan – all’asta finisce solo una piccola parte, a fronte dei circa 22mila immobili attualmente in gestione all’Agenzia – è infatti resa possibile dalla normativa quando la vendita di quel bene si renda necessaria per il soddisfacimento dei “creditori in buona fede”, sostanzialmente quando risultano ancora delle pendenze economiche legate alla vecchia proprietà, e quando quei beni non vengono destinati – perché non adatti – a enti locali o amministrazioni pubbliche.

C'è il rischio che tornino nelle mani dei vecchi proprietari o di qualche altra cosca? Per evitare ciò, sono previsti dei meccanismi di garanzia: secondo le procedure l’asta si conclude con una “aggiudicazione provvisoria”, a cui fanno seguito le verifiche previste dal Codice antimafia sul compratore, per evitare che si tratti di una persona legata alla criminalità organizzata o di un prestanome. Intanto, la corsa all’immobile passa pure dalle aste dei beni strappati ai clan.

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