giovedì 17 gennaio 2013
Da aprile un nuovo kolossal Usa nella città dei Sassi. Arriva il produttore di Harry Potter per un altro film del filone biblico tratto da un romanzo di Anne Rice. Al di là delle riserve sui contenuti, la pellicola con tutto il suo vasto indotto, promette importanti ritorni economici per il capoluogo lucano che, per alcuni mesi, diventerà un gigantesco set.
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​Duecentocinquanta posti letto, per ben 6 settimane, in corso di prenotazione; ristoratori, falegnami, titolari di esercizi di ferramenta, elettricisti, noleggiatori di auto, vigilanti, maestranze e comparse in preallarme. Da aprile prossimo Matera torna ad essere set cinematografico di una importante produzione americana. Negli antichi rioni Sassi scavati nel tufo, sarà girato un altro film del fortunato filone biblico, anche se in questo caso il soggetto ha un’ispirazione controversa (come spieghiamo a parte).Cristo fuori dall’Egitto è il titolo, al momento provvisorio, di una pellicola che sarà diretta dal regista statunitense Cyrus Nowrasteh, e che vuole raccontare il viaggio di ritorno di Gesù (che ha 7 anni), di Maria e di Giuseppe dal Paese delle piramidi, dove si erano rifugiati per sfuggire al re Erode, a Nazareth. Alla moglie del cineasta, Betsy Giffen Nowrasteh, è affidata la sceneggiatura. In quanto alla produzione, fonti accreditate danno per certo l’impegno di Mark Radcliffe che ha firmato lungometraggi campioni d’incasso come Mamma, ho perso l’aereo (1990), Harry Potter e la pietra filosofale (2001), Harry Potter e la camera dei segreti (2002), Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (2004). Gli esterni del film, oltre che nei Sassi, prevedono alcuni "ciak" anche nel vicino altopiano murgico e nell’altrettanto suggestivo centro storico abbandonato di Craco (Matera); per gli interni, invece, si lavorerà a Cinecittà.Quando una produzione del grande schermo, italiana o estera che sia, arriva a Matera, la città mette in moto una macchina organizzativa quasi perfetta e ormai ben oliata. Perché il capoluogo ha accolto e ospitato i cast di circa 40 pellicole, buona parte delle quali a stelle e strisce. Nel 2006 le ultime produzioni internazionali di rilievo che hanno scelto Matera. I titoli: The Nativity Story (di Caterine Hardwicke) e The Omen (di John Moore). «Col tempo impariamo ad acquisire consapevolezza e a fare le cose per bene – sorride compiaciuto il sindaco Salvatore Adduce –. Non siamo più una città potenzialmente interessante. Matera è una realtà scelta da decine di registi e produttori. Qui sono stati girati film di successo. E crediamo che si possa ulteriormente arricchire ospitalità e logistica grazie alla recente istituzione di una Film commission regionale».Le ricadute non sono solo immediate: «Il cinema – spiega il primo cittadino di Matera – porta vantaggi diretti e indiretti. Ogni film comporta una ricchezza materiale per la città; muove un consistente sistema ricettivo e molte maestranze. Ma non è tutto qui. Da anni Matera sforna generazioni di giovani che si cimentano con la settima arte, che creano piccole produzioni, che partecipano a rassegne nazionali. Insomma, che sono capaci di creare una "scuola" e un mercato». L’investimento di Radcliffe arriva a Matera come manna dal cielo, visto che la città in questi anni è impegnatissima a far valere la sua candidatura a "Capitale europea della cultura 2019". «Sì – ammette Adduce –, anche il cinema ci darà una mano per cercare di raggiungere questo obiettivo fortemente ambizioso ma per il quale non lesineremo energie».La primogenitura di quella che è stata la trasformazione dei Sassi in un cinematografico paesaggio palestinese dal fascino ancestrale è di Pier Paolo Pasolini. Se infatti Alberto Lattuada e Roberto Rossellini, almeno quanto Luigi Zampa e Lina Wertmuller, avevano ritratto questi rioni così com’erano, senza volerne minimamente scostare contraddizioni sociali e ubicazione, con Pasolini le cose cambiano. Nel 1963 il suo Vangelo secondo Matteo fa di Matera una Gerusalemme ideale ad accogliere un Cristo mai così "umano", mai così lontano dagli abituali estetismi.È proprio il lavoro dell’intellettuale italiano che, 40 anni dopo, spinge un mostro sacro di Hollywood, il regista, attore e produttore Mel Gibson, a muoversi da Los Angeles alla volta della Basilicata. Lo accompagna un grande direttore della fotografia, il cinque volte candidato all’Oscar Caleb Deschanel: i due fanno pochi passi sotto il costone dominato dalla cattedrale. Non si dicono nulla per lunghi istanti. Restano ammaliati. 5 minuti sono più che sufficienti per scegliere le location di The Passion (2003). Matera – da taluni ritenuta la seconda città viva più antica al mondo dopo Gerico, e che l’Unesco, nel 1993, inserisce nel "Patrimonio culturale dell’umanità" – viene scoperta da Hollywood nel 1985, quando il regista Bruce Beresford (il suo <+corsivo>A spasso con Daisy<+tondo> girato nel 1989, vincerà 4 Oscar), dirige King David, una produzione plurimilionaria che affida il ruolo di protagonista a Richard Gere. Il film non sbanca ma l’attore commenta: «È vero, è stato un mio insuccesso, ma lo rifarei da capo, perché mi ha fatto scoprire una città straordinaria come Matera, che altrimenti non avrei mai visitato».Tra i Sassi e gli immediati dintorni, girano tanti altri registi: tra gli altri, Nanni Loy, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani, Fernando Arrabal, Carlo Di Palma, Francesco Rosi, Giuseppe Tornatore, Michele Placido. «Ognuno di loro ha portato via da questa città emozioni, storie, suggestioni difficilmente sperimentabili altrove – afferma Angelo Tortorelli, presidente della Camera di Commercio materana –. Quello che servirebbe a enti, imprenditori, sistema ricettivo, è una vera e propria regia – non è un gioco di parole – che sappia unire sinergicamente ogni sforzo, offrendo agli ospiti un unico linguaggio e un’accoglienza che si distingua, prima di tutto, in termini qualitativi».Sul futuro del territorio, Tortorelli ha pochi dubbi: «Fino all’inizio dello scorso decennio, qui si viveva ancora di vivaci spunti imprenditoriali: su tutto, svettavano i salottifici. Ma la crisi e la scoperta di una vera e propria vocazione internazionale della città dovuta alle sue bellezze, ci hanno fatto capire che la strada dello sviluppo, per i prossimi anni, passa dal turismo e da una proposta culturale sempre più variegata e trainante: il cinema ne è il fiore all’occhiello».
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