martedì 8 aprile 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
​Una cortina di silenzio avvolge Palazzo Chigi, alla vigilia del varo del Def. Un via vai vede alternarsi nello studio di Matteo Renzi il commissario alla spending review Carlo Cottarelli, insieme con Graziano Delrio. Nel pomeriggio tocca al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il premier ascolta, legge le cifre, studia fino in fondo le soluzioni possibili, consulta anche Luca Lotti e insiste, perché indietro non si torna: «È finita l’era dei privilegi», ripete. «È arrivato il momento di voltare pagina. In dodici mesi cambiamo volto al Paese». E a dimostrazione che non si lascia intimidire da nessuno, né dalle resistenze dei sindacati né dalle categorie finora immuni da ogni sacrificio, il presidente del Consiglio si concede una boccata d’aria del tutto informale. In jeans e camicia attraversa la piazza per raggiungere la libreria Feltrinelli e fare rifornimento di nuove letture, sfidando telecamere e passanti.Per tutti lo stesso ritornello: «La prima scelta è stare vicini alle persone che guadagnano meno. Sugli stipendi dei dirigenti aspettate domani (oggi, ndr). Ne parleremo dopo il Consiglio dei ministri – assicura – e sarete contenti». Già perché il governo davvero non intende guardare in faccia a nessuno. E in fondo Renzi lo aveva anticipato nei giorni scorsi, dopo l’annuncio della fine del Cnel, inserita nella riforma costituzionale: «È solo l’inizio». Un po’ alla volta i suoi ministri sono usciti allo scoperto. Il Def, dunque, sarà l’occasione per «un ritorno all’equità». Ma senza sforare il parametro Ue del 3 per cento.Bisogna rivedere i conti e riprogrammare le spese, dunque. Il governo vuole dare il buon esempio, per far comprendere a tutti che i segnali arrivano dalla politica. E anche per recuperare un rapporto di fiducia tra la gente che finora ha pagato la crisi, e la politica, rimasta da anni il simbolo dei privilegi. «Per cambiare il Paese dobbiamo partire noi». Renzi vuole dare dimostrazioni simboliche. Chiede agli esperti e ai suoi uomini di fare di più: intende partire dalla riorganizzazione di Palazzo Chigi, per far capire che nessuno può tirarsi indietro.Sotto la scure, però, il taglio forte sarà quello degli stipendi dei dirigenti pubblici. Molte poltrone tremano e l’idea è quella di tagliare anche tra i funzionari della presidenza del Consiglio. Renzi vuole razionalizzare le presenze, a cominciare da quelle dei suoi uffici, per prepararsi il terreno del dialogo per la trattativa sui vertici delle partecipate (Eni, Enel, Poste, Terna, Finmeccanica). Lì si attende una trattativa difficile, nella quale potrebbe entrare anche Forza Italia. Il premier non lo esclude, anche se le tensioni tra gli azzurri non rendono chiaro il quadro. E il premier sa di avere addosso gli occhi degli interlocutori internazionali. Non siamo solo noi in Europa a doverci muovere, ragiona. «Nessuno può davvero fare lo splendido e noi stiamo facendo la nostra parte, a partire proprio dai tagli a sprechi e privilegi e in particolare dai costi della politica. Rispettando i vincoli comunitari, ma lavorando per costruire un’altra Europa», scrive.Insomma, la manovra non è facile e ancor più dura sarà farla digerire a qualche corrente in Parlamento. Ma per ora il governo è compatto, assicura: «Sul Def la situazione è molto buona. Siamo abbastanza avanti», dice nel primo pomeriggio, uscendo a sgranchirsi un po’. «Non ne potevo più di stare lì dentro», confida ai passanti che lo incoraggiano ad andare fino in fondo. Quindi si infila nella libreria e ne esce poco dopo, con due pesanti buste di carta contenenti una ventina di volumi. Tra i titoli spicca quello di Stefano Rodotà (scontato del 20 per cento).Con l’uomo simbolo dei grillini è rimasto aperto il contenzioso sull’abolizione del Senato elettivo. Con Rodotà, il premier aveva nei giorni scorsi ingaggiato un botta e risposta sulle riforme: «Non sono incostituzionali perché lo dice Rodotà...», aveva ribattuto alle accuse del Professore di avere un piglio autoritario nel riformare la Costituzione. Ma il nodo delle riforme, per ora appaltato al ministro Boschi e al vicesegretario Guerini, sarà il tema dei prossimi giorni, una volta risolta la spinosa questione dei tagli. Per ora, si confida Renzi con i suoi, «un altro incontro con Berlusconi non è in programma, ma noi dobbiamo mostrarci sempre disponibili, anche se non si capisce bene cosa sta succedendo dentro Forza Italia». Insomma, Renzi e i suoi ne sono certi, prima del 10 aprile sarà difficile comprendere.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: