giovedì 18 aprile 2013
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​La puzza «d’inciucio» - come è solito definire gli accordi tra le altre forze politiche - Grillo la sentiva chiaramente già prima che in serata Bersani annunciasse l’intesa per «una scelta condivisa» sul nome del nuovo capo dello Stato. Tanto che in tarda mattinata, dal suo blog, l’ex comico aveva lanciato una dura offensiva nei confronti di Pd e Pdl, scagliandosi in particolare contro il segretario dei democratici: «Gargamella (ovvero Bersani) ha già deciso. Ha fatto le "berlusconarie". I votanti erano due: lui e lo psiconano (il nomigliolo affibbiato a Berlusconi) durante un colloquio intimo. È il suicidio della Repubblica di cui Bersani, solo lui, sarà il responsabile». Un’accusa a cui segue un’ultima offerta: la possibilità di votare come presidente della Repubblica Stefano Rodotà.Il linguaggio di Grillo è duro e ricorda quello utilizzato le scorse settimane, quando il leader del M5S fu invitato in più di un’occasione da Bersani alla responsabilità per la formazione di un governo su alcuni punti in comune. Ma adesso, lo sfogo del leader genovese, riguarda la partita per il Colle. Per l’ex comico alla base del patto tra Pd e Pdl sul successore di Giorgio Napolitano c’è una strategia evidente: «Sono stati scelti in particolare due nomi: D’Alema e Amato. Due personaggi di garanzia giudiziaria al posto di una figura di garanzia istituzionale - scrive in un post -. Il presidente della Repubblica è il capo del Csm, influenza la magistratura e può indirizzarne il comportamento. Berlusconi vuole un garante per i suoi processi. D’Alema, il principe dell’inciucio, e Amato, l’ex tesoriere di Craxi sono candidati ideali». In realtà, il nome su cui sembrano orientati a convergere i voti di Pd e Pdl è quello di Franco Marini. Ma Grillo resta perplesso e scommette sull’ex premier: «Per me sceglieranno Amato - ha detto al termine di un comizio a Maniago (Pordenone), dove è impegnato nella campagna elettorale per le amministrative in Friuli Venezia Giulia -. Comunque la palla ce l’hanno loro e sono loro a doversi prendere la responsabilità. Noi per adesso voteremo Rodotà, poi non so…». Il fondatore del M5S non crede nemmeno all’ipotesi circolata da ultimo, che vede tra i candidati al Quirinale il giudice costituzionale Sergio Mattarella. «Non so cosa dire, non so chi sia - ha commentato Grillo -. Vedremo». La linea del movimento - che in corsa ci sia Amato, D’Alema o Marini - non cambierà. Il candidato al Colle più alto resta al momento il giurista Rodotà. La decisione è stata presa dopo il doppio rifiuto dei primi due classificati alle "quirinarie": Milena Gabanelli («continuerò a fare la giornalista») e Gino Strada («resterò a lavorare per Emergency»). A meno di clamorosi colpi di scena sarà lui oggi a ricevere i voti di deputati e senatori dei 5 stelle. «Porteremo avanti la sua candidatura anche se si andasse alla quarta votazione», ha assicurato il deputato Paolo Parentela. «L’atteggiamento assunto dal Pd, che non ha nemmeno voluto avviare un dialogo sui nomi usciti dalle nostre consultazioni online, è inaccettabile. Adesso Marini, Amato o D’Alema se lo votano senza di noi», ha aggiunto il parlamentare Andrea Cecconi. In serata dalla truppa grillina sono arrivati gli ultimi appelli per invitare il Pd a cambiare idea: «Non ha una sola ragione valida per non votare il nostro candidato - dice il deputato campano Roberto Fico -  O lo vota o come partito non ha più motivo di esistere». Sel sembra tentata dalla proposta, ma Grillo non vuole impegnarsi in opere di convincimento: «Non chiamo Vendola perché non voglio contatti con nessuno».
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