sabato 2 marzo 2013
La rabbia dell’ex comico: sono adescatori, ma noi non siamo in vendita Monte dei Paschi li cancellerà dalla storia. Renzi? ha già perso. Grillo reagisce alle ipotesi di compravendita. E Paolo Parentela, calabrese di 29 anni e deputato a 5 stelle, confessa: «Un 2 per cento dei miei compagni di movimento potrebbe passare in futuro ad un altro schieramento Spero non accada, anche se l’eventualità esiste Siamo un movimento unito, ma non abituato a certi giochi di Palazzo».
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L’accusa è forte: «È in atto un mercato delle vacche». Il messaggio è chiaro: «Il movimento e gli attivisti non sono in vendita». La strategia non cambia: «Niente alleanze né voto di fiducia a qualsiasi tipo di governo». Dopo aver definito (mercoledì scorso) Bersani «un morto che parla», Beppe Grillo alza il tiro e adesso spara a zero su tutto il Pd, accusando i vertici democratici di comportarsi come «dei volgari adescatori» nei confronti dei parlamentari in pectore del suo movimento. Quarantotto ore fa il leader aveva già manifestato il timore di una "campagna acquisti" nei colloqui riservati con i suoi fedelissimi. Ma dopo aver letto le nuove parole di apertura di Bersani - che in un’intervista a "la Repubblica" ha proposto anche a M5S la fiducia a un esecutivo di minoranza sulla base di 8 punti comuni - Grillo decide di uscire allo scoperto ed esternare la sua rabbia.  «Continuano ad arrivare offerte di presidenze della Camera, commissioni e persino di ministeri - scrive sul suo blog -. Il "pdmenoelle" (il Pd) ha già identificato a tavolino le persone del M5S per le varie cariche dando loro la giusta evidenza mediatica sui suoi giornali e sulle sue televisioni». Per poi insistere: «Se il pdmenoelle vuole trasformare Camera e Senato in un Vietnam, il M5S non starà certo a guardare. Questi hanno la faccia come il ....». Le insinuazioni grilline spingono i vertici di via Nazareno a una replica perentoria e immediata: «Nessuna trattativa né calcoli sottobanco – recita un cinguettio sull’account twitter del Pd –. Giochiamo a viso aperto».Ma Grillo adesso non vuole essere coinvolto nella partita, perché preferisce scendere in campo soltanto dopo che verrà dato quel fischio d’inizio chiamato "fiducia". L’affondo di ieri dimostra ancora una volta che l’intenzione del fondatore del movimento è quella di spingere il Pd verso un altro interlocutore (il Pdl) per la formazione di un governo di larghe intese. E per raggiungere questo obiettivo l’ex comico non si limita a uno schiaffo nei confronti di Bersani («è fuori dalla storia e non se ne rende conto») ma gioca d’anticipo e attacca anche Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze viene definito un politico di professione che «si candida a premier dopo aver perso le primarie». L’offensiva si chiude con una previsione sul futuro del Partito democratico: «I giochini sono finiti - tuona il fondatore di M5S - e quando si aprirà la voragine del Monte dei Paschi di Siena forse del "pdmenoelle" non rimarrà neppure il ricordo». Nel mirino però non c’è solo il Pd. Al termine del messaggio Grillo ricorda ai neo-eletti che parlano da «esperti di ricette economiche» che il movimento «non va utilizzato per promuovere se stessi». Un richiamo all’ordine che potrebbe nascondere - dietro l’apparente fiducia nella truppa dei 163 parlamentari - un minimo sospetto del leader nei confronti di qualche singolo. Il rischio "cambio di casacca", insomma, è reale. Tra i neo-parlamentari, ad esempio, c’è chi non esclude possibili tradimenti: «Un 2 per cento dei miei futuri colleghi - confessa Paolo Parentela, calabrese di 29 anni e futuro deputato a 5 stelle - potrebbe passare ad un altro schieramento. Mi auguro che non accada, anche se l’eventualità esiste. Siamo un movimento unito, ma non abituato a certi giochi di Palazzo».
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