venerdì 10 maggio 2013
​Il leader del Movimento 5 Stelle torna sul suo blog sulla questione dei rimborsi dei parlamentari. "Una parte non vuole restituire la parte in più". Poi si scaglia contro lo ius soli: non esiste in Europa.
Letta risponde all'accusa di golpe: parole inaccettabili
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«Houston abbiamo un problema!! Di cresta. Ebbene, va ammesso!!». Dopo la riunione con i parlamentari, Beppe Grillo torna sulla questione dei rimborsi sul suo blog. Il tono è scherzoso ma il leader M5S torna a ribadire: "Nel Codice di Comportamento, sottoscritto dai candidati, il trattamento economico era chiaro: 5.000 euro lordi e le spese sostenute a piè di lista con la rendicontazione" e invece, "un piccolo gruppo di parlamentari non vuole restituire la parte rimanente delle spese non sostenute".Il resto, invece, "andava restituito con modalità da definire da parte dei gruppi parlamentari: onlus, fondi di microcredito alle imprese, ecc. I parlamentari percepiscono una diaria e alcuni vorrebbero trattenere ladifferenza tra questa e le spese". Grillo racconta che ieri ha parlato con i parlamentari alla Camera anche di questo: "alcuni, pochi, non erano convinti. Per un Movimento che ha rinunciato a 42 milioni di euro di finanziamenti elettorali, (né Capitan Findus Letta, né Al Tappone ci hanno minimamente pensato, in cambio hanno preso .... gli italiani con una raffica di dichiarazioni) che si è decurtato lo stipendio (nessun altro gruppo parlamentare lo ha fatto) e ogni mese destinerà circa 350.000 euro risparmiati a una onlus o a un fondo di solidarietà, una differenza di poche migliaia di euro trattenute da qualche parlamentare potrebbe sembrare un peccato veniale, qualcosa su cui sorvolare".  E invece no: "si discute infatti di un principio".Questa mattina a tenere banco era la questione dell'immigrazione. Grillo dice no allo ius soli, che ieri aveva trovato una apertura dal ministro Cecile Kyenge. "In Europa non è presente, se non con alcune eccezioniestremamente regolamentate", sottolinea nel suo blog. Grillo propone di sottoporre la questione a un referendum. "Una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari".
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