venerdì 5 luglio 2013
Il leader del movimento Cinque Stelle alza il tiro, mentre al Senato approda una mozione firmata anche da esponenti del Pd che chiede l’uscita immediata dal progetto e rischia di spaccare il partito.
IL PARERE Casavola: «La scelta sui "caccia" spetta al governo» (Giovanni Grasso)
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Sempre alta tensione tra M5S e Colle. Mentre si susseguono i rinvii per l’incontro tra Beppe Grillo e il presidente Giorgio Napolitano - che, previsto per oggi, avrà luogo invece mercoledì alle 10 - l’ex comico sul suo blog riguardo al caso degli F35 osserva che il Consiglio supremo di difesa mercoledì «si è riunito in tutta fretta non per tutelare i confini della Patria, per una guerra in corso o per accertare la presenza di spie nel Paese», ma «si è riunito per dichiarare guerra al Parlamento». Ora è «esautorato», l’amara constatazione che ha intenzione di presentare al Capo dello Stato. Con la richiesta di sciogliere le Camere. Frasi forti che si aggiungono alla difficile situazione nella maggioranza sul tema. A Palazzo Madama ieri è approdata una mozione proposta dal vicepresidente della Commissione Giustizia Felice Casson e firmata da 17 senatori del Pd, che chiede di sospendere subito la partecipazione italiana al programma. E che così facendo strizza l’occhio a quelle analoghe di Sel e M5S, rischiando di mettere in difficoltà il partito del premier Enrico Letta. «A questo punto, su cosa possa decidere e legiferare il Parlamento non lo sa più nessuno», riprende Grillo, che usa di nuovo la metafora della scatola di tonno vuota. «Può solo, alla bisogna – incalza – approvare i decreti legge del governo, che in realtà dovrebbe governare e non legiferare. Nient’altro. Il Parlamento aveva posto il veto su nuovi F35 in assenza dell’approvazione delle Camere. Aerei da guerra rifiutati da molte nazioni per la loro inaffidabilità e dal costo di svariate decine di miliardi. Questo rifiuto non s’aveva da fare. È un delitto di lesa maestà, di lesa americanità. Come si permettono i deputati? Come bloccare quindi la decisione del Parlamento?», attacca Grillo. Ecco dunque il consiglio di difesa - presieduto da Napolitano -, che nell’interpretazione grillina è il governo camuffato e ha deciso pro domo sua. Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S) sostiene che «di fatto c’è il presidenzialismo» e se la prende con i presidenti dei due rami del Parlamento che, al contrario di lui, non avrebbero difeso le Camere.Di tutto questo Grillo e Napolitano potranno discutere la prossima settimana in un incontro che avrà carattere pubblico, secondo quanto chiesto dal Quirinale. Al quale, si vociferava ieri, potrebbe partecipare anche Gianroberto Casaleggio. In serata, però, il capogruppo al Senato Nicola Morra puntualizzava: «Ci sono già stati incontri al Quirinale. Seguiremo la prassi e il protocollo. Ci sarà Beppe, io, Riccardo Nuti (capogruppo alla Camera ndr) e forse i vicepresidenti» del M5S. «Comunque, ci atterremo al protocollo». All’udienza, infatti, precisava l’altroieri la lettera con cui il segretario generale del Quirinale Donato Marra rispondeva alla richiesta di incontro formulata dal Movimento 5 Stelle, «potranno partecipare, insieme al leader del Movimento Beppe Grillo e ai presidenti dei gruppi parlamentari, come da vostra richiesta e come già avvenuto del resto in recenti occasioni, anche altre personalità purché ne siano chiariti i titoli e le funzioni nell’ambito del Movimento».
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