lunedì 16 giugno 2014
A sorpresa il M5S apre al premier: è "legittimato" dal voto. E lancia la proposta di un "democratellum".
Renzi al Quirinale, Berlusconi punta al presidenzialismo I La partita doppia del premier (R. D'Angelo)  

 

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​È il colpo di scena che nessuno si aspettava e che potrebbe cambiare il delicato equilibrio politico che tiene insieme il governo da una parte e il patto del Nazareno sulle riforme dall'altra. Il M5S bussa alla porta di Matteo Renzi e, con un post a firma di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, domenica chiede al premier di partecipare alla discussione sulla nuova legge elettorale. Una sorpresa che il premier coglie al volo e con grande diplomazione dice sì ad un incontro con i cinquestelle che sarà fissato nei prossimi giorni ma poi avvisa: "stavolta, magari, lo streaming lo vogliano noi". È un modo per mettere in chiaro che "non ci saranno patti segreti né giochini strani". Il Pd sulle riforme - spiega Renzi - è pronto "a discutere con tutti". Renzi non parteciperà direttamente all'incontro, fanno sapere dal Pd, ci andranno i segretario Guerini e Serracchiani, tutt'al più il ministro Boschi. 

Lunedì un altro passaggio, anche questa volta affidato al web, prima della conferenza stampa al Senato in cui il movimento ha illustrato la sua proposta di riforma della legge elettorale. Il M5S propone, con una lettera aperta a Renzi pubblicata sul blog di Grillo, il Democratellum. Un sistema proporzionale, voto di preferenza e la garanzia sulla governabilità. La proposta prevede "un sistema proporzionale in circoscrizioni di dimensioni intermedie che consente l'accesso al Parlamento anche alle forze politiche piccole. Inoltre, prevede la possibilità per gli elettori non solo di esprimere un voto di preferenza, ma anche di penalizzare i candidati sgraditi". Secondo quanto scritto sul blog di Grillo, il Democratellum "favorisce la governabilità, il suo impianto limita la frammentazione dei partiti e avvantaggia le forze politiche maggiori". Il sistema non richiede coalizioni preelettorali e la possibilità una forza politica che ottenga un deciso consenso elettorale potrà governare anche da sola. Non si tratta infatti di un proporzionale puro, bensì di un sistema che consente a una forza politica che ottenga attorno al 40% dei consensi di avere oltre il 50% dei seggi. Il presidente del Consiglio mette sullo stesso piano il M5S e la Lega Nord con la quale è già in corso un confronto. Ma, soprattutto, intende rassicurare alleati di governo e Forza Italia: "Io credo - dice - che l'accordo che abbiamo siglato (al Nazzareno, ndr) regga. Se la Lega e Grillo vogliono sedersi intorno ad un tavolo sono i benvenuti". L'inaspettata apertura cinquestelle è arrivata domenica mattina ed ha segnato l'intera giornata politica. Per la prima volta Grillo e Casaleggio hanno riconosciuto Renzi come interlocutore: "È stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del Pd. Quindi qualcosa, anzi molto, è cambiato", hanno spiegato sul blog. Ma quel che è cambiato maggiormente sembra essere la strategia del M5S: toni più pacati, apertura al confronto. Lo aveva annunciato lo stesso Casaleggio la scorsa settimana quando ha rivoluzionato lo staff comunicazione. Il primo atto concreto, passato inosservato, è stato l'incontro di una delegazione dei grillini con il ministro Andrea Orlando al ministero della Giustizia per "discutere della legge anticorruzione". Soddisfatto il senatore ex M5S Luis Alberto Orellana: "Lo sapevo che questo momento sarebbe arrivato - dice - e ora anche i fatti mi danno ragione".    L'obiettivo dei Cinquestelle, neanche tenuto nascosto, è far valere il proprio peso in Parlamento e sostituire Forza Italia come interlocutore del governo. Lo afferma a chiare lettere il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio che, tra l'altro, insieme ai due capigruppo parteciperà all'incontro con Renzi che sarà richiesto formalmente domani. "Il Patto del Nazareno - dice Di Maio - è sempre più debole e noi siamo a un bivio. È Berlusconi l'ago della bilancia? Vogliamo esserlo noi". Il Pd gongola, potendo contare su tanti interlocutori con cui discutere. Renzi sottolinea che "fa un pò ridere che fino a tre-quattro settimane fa sembrava che le riforme le volessimo fare soltanto noi, ora le vogliono fare tutti".   

 

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