mercoledì 7 settembre 2016
Il leader a Roma per riprendere le redini del Movimento 5 stelle. Marra deve lasciare, ma il sindaco difende l'assessore Muraro. De Maio rompe il silenzio: caso montato.
Linea dura del direttorio sul caso Muraro
Grillo: avanti con la Raggi, ma vigileremo
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Beppe Grillo si riprende le redini del M5s e prova correggere la rotta che, a causa della bufera che ha colpito la giunta guidata da Virginia Raggi, rischia di mettere in sera discussione il futuro del Movimento. Prima una riunione fiume con il direttorio al gran completo e poi a sera un comizio a Nettuno insieme a tutti i big grillini per ribadire il sostegno alla prima cittadina della Capitale, ma contemporaneamente, mandare un messaggio diretto proprio al Campidoglio: Virginia va avanti ma "noi vigiliremo". Un primo assaggio viene dal no netto, spiegato da Luigi Di Maio sul palco di Nettuno, alle Olimpiadi di Roma ( non accettiamo questa logica, dice). Grillo non si concede un attimo di riposo. Tutto pur di salvare le sorti pentastellate. Un mission per nulla semplice viste le resistenze della prima cittadina di Roma. In Campidoglio per tutto il giorno, la Raggi ostenta sicurezza e tranquillità facendo intuire perfettamente di essere pronta a discutere una tregua "armata" solo con il comico genovese. Nessun faccia a faccia tra i due, ma solo una telefonata per raggiungere un intesa. La sindaca accetta il passo indietro (imposto) per il vice di gabinetto Raffaele Marra, ma difende ad oltranza Paola Muraro che per ora resta al suo posto. "È stata una giornata difficile", esordisce dal palco del comune sul litorale romano il leader M5s attorniato da tutti i membri del direttorio. Poche parole per lasciare spazio ai big pentastellati (Di Maio per primo costretto a fare ammenda sull'ormai famosa mail) che, insieme a Grillo, non risparmiano accuse contro un "sistema compatto che agisce contro M5s". La strategia comunicativa è chiara: dare di nuovo l'immagine di un Movimento compatto dopo una giornata in cui a tenere banco sono state le divisioni e le spaccature nella gestione del caos romano. Non è un caso infatti che sin dalle prime ore del mattino i pentastellati abbiano preso d'assalto i social network per rispedire al mittente ogni accusa. Il primo ad irrompere è Alessandro di Battista che affida ad un lungo post la difesa del M5s bollando gli attacchi come un"accanimento senza precedenti legato al tema delle riforme e a quello delle olimpiadi". Sarà poi il caminetto di guerra - in una località vicina a Nettuno - presente il vicesindaco Daniele Frongia, a cui prendono parte Grillo ed i componenti del direttorio nazionale e romano, a decidere le contromosse. L'obiettivo del leader M5s è quello di trovare un accordo che eviti di andare allo scontro frontale con la sindaca, con il rischio di pesanti ricadute a livello nazionale per il futuro del Movimento. L'intesa viene raggiunta dallo stesso Grillo in una telefonata alla Raggi in cui il comico ligure ribadisce l'esigenza di "restare uniti perchè Roma è una grande opportunità per i 5 stelle". Che la situazione resti però tesa lo dimostra il fatto che tra i due non ci sia stato nessun faccia a faccia. Da parte della prima cittadina non ci sarebbe stato nessun problema ad incontrare il leader pentastellato se quest'ultimo avesse deciso di raggiungerla in Campidoglio. Ma se il direttorio deve incassare il niet al passo indietro della Muraro, la prima cittadina romana dovrà rivedere la squadra dei suoi fedelissimi. "Non ho paura e vado avanti con la mia giunta", ribadisce la sindaca in un intervento video sul blog di Grillo in cui torna a difendere l'assessore all'ambiente, facendo sapere che se ci saranno "illeciti non faremo sconti". La sensazione però è che la resa dei conti sia solo rinviata. Tnat'è che le altre forze politiche ora alla finestra in attesa di capire come andrà a finire il braccio di ferro interno al Movimento non risparmiano accuse: "Meno omissioni e più coerenza", chiede il capogruppo del pd alla Camera Ettore Rosato, mentre Deborah Bergamini di Forza Italia considera la Capitale "ostaggio di guerre intestine e incompetenza". Ad alzare la voce sono anche gli ex grillini come Adriano Zaccagnini, ora in sinistra italiana, che punta il dito contro "le mele marce che sono nel direttorio e che rovinano il Movimento".
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