martedì 31 maggio 2016
​Il Csm sceglie la continuità. Ok all'ex pm di Mani pulite che perseguì anche Google. A lui il compito di ricucire i rapporti in tribunale dopo l'aspro confronto tra Bruti Liberati e Robledo.
Milano, Greco a capo della Procura
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​Quasi un plebiscito dopo sei mesi di contorsioni è interminabili trattative. E Francesco Greco, in predicato sempre per tutto (dalla Consob a Equitalia), occupa, infine, il posto di procuratore capo a Milano. Nelle stesse ore l’Associazione nazionale magistrati è stata ricevuta dal capo dello Stato, Sergio Mattarella. Al presidente della Repubblica, l’Anm ha sottolineato l’urgenza di «riforme strutturali» nell’ambito della giustizia. E sempre ieri il Csm ha promosso Piercamillo Davigo, presidente dell’Assomagistrati, presidente di sezione di Cassazione. La nomina del giorno, tuttavia, è quella di Greco: diciassette consiglieri su 23 hanno scritto il suo nome al primo e unico scrutinio. Con lui quasi tutte le componenti, inclusi i 'laici' di Forza Italia. Solo Alberto Nobili, l’altro rivale milanese, ha ottenuto quattro voti da Magistratura indipendente. Si è astenuto Gianni Canzio primo presidente delle Corte di Cassazione, già presidente della Corte d’appello di Milano, che non tifava Greco. Non ha partecipato al voto, com’è prassi istituzionale il vicepresidente del Csm , Giovanni Legnini, che ha lavorato da politico per una scelta di alto profilo e soprattutto largamente condivisa. A risolvere la situazione, incerta sino all’ultimo secondo, ha contributo il ritiro 'nobile' di Giovanni Melillo che aveva due handicap: essere capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando; essere percepito, non a torto, come un commissario in una Procura lacerata da una guerra lunga un anno avvenuta tra l’ex Procuratore capo Edmondo Bruti Liberti e Alfredo Robledo, l’ex aggiunto 'defenestrato'.  L’aggiunto che proprio ieri veniva ancora processato dalla commissione disciplinare del Csm per presunti favori alla Lega Nord. Greco, seppure assai distante da certi schemi politici, è formalmente in quota di Magistratura democratica e rappresenta inevitabilmente una continuità col predecessore Bruti Liberati. Ma ha altri mezzi e altro stile per ricucire gli strappi: il formale distacco, condito dalla sua arguzia napoletana e una sostanziale fermezza. E soprattutto, a 64 anni, almeno quattro anni pieni di governo dell’ufficio. Ma, prima di tutto ciò, può contare su un’esperienza e un’autorevolezza in fatto di inchieste, soprattutto nel settore finanziario, il più spinoso in una piazza come Milano, che nessuno possiede. Tanto da essere diventato con il ministro Tremonti, sino al governo Renzi, un consulente d’obbligo per l’esecutivo e per le commissioni parlamentari. Dai tempi Mani pulite, quando era ancora un 'ragazzo', alla Procura di Milano ha speso i migliori 37 anni delle sua carriera. Senza mai alzare la voce, senza mai fare sconti a nessuno, in un arco che va da Bettino Craxi sino a Apple, dall’All Iberian del caso Berlusconi, alla Parmalat di Callisto Tanzi, alla bancarotta del San Raffaele, ai fondi neri della Maugeri, inclusa la presunta corruzione di Roberto Formigoni, per il quale, prima delle sentenza, parlerà l’ultimo difensore. Tutto questo senza mai senza infortuni: un record.
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