venerdì 1 aprile 2016
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BRUXELLES Da lunedì la Grecia potrà cominciare a rimandare in Turchia i migranti, siriani inclusi, giunti irregolarmente nel Paese, secondo l’accordo Ue-Turchia entrato in vigore il 20 marzo. Sarà l’avvio del principio «uno contro uno»: per ogni siriano giunto irregolarmente in Grecia e rimandato in Turchia, un altro siriano ancora nei campi turchi sarà reinsediato nell’Ue (per una soglia di 72.000, poi si dovrà ridiscutere). La data è stata confermata ieri dalla Commissione Europea e anche dal premier turco Ahmet Davutoglu. Già nei giorni scorsi la Grecia aveva effettuato 'rimpatri' verso la Turchia, ma col contagocce – tra le 70 e le 75 persone al giorno. Fonti comunitarie ieri affermavano che lunedì invece si toccheranno i 500. Eppure rimangono molti i dubbi. La Grecia non è ancora pronta a gestire tutta la gigantesca operazione non solo di registrazione ed eventuale rinvio in Turchia, ma anche dell’analisi, per quanto accelerata, delle situazioni individuali di ciascun migrante, obbligatorie secondo il diritto internazionale e Ue e garantite nella dichiarazione congiunta Ue-Turchia del 7 marzo. Del resto negli ultimi giorni, dopo una breve pausa, i barconi di migranti sono tornati a crescere. Inevitabili i dubbi sulla buona volontà di Ankara. Certo è comunque che la Grecia dispone di personale del tutto insufficiente per far fronte al massiccio lavoro che prevede l’accordo Ue-Turchia. L’Ue ha promesso aiuto, 300 milioni di euro quest’anno e soprattutto l’invio dagli altri Stati membri di 2.380 esperti (tra giudici, funzionari per l’asilo, addetti alle registrazioni, funzionari per gli espatri) per arrivare, con i locali, a una forza di 4.000 persone circa. Un appello in tal senso è stato rilanciato il 19 marzo da Frontex (l’agenzia per le frontiere esterne) e dall’Easo (l’Ufficio Ue per l’asilo). A ieri, 19 Stati membri hanno preso impegni per 990 persone, meno della metà. La lacuna è grande soprattutto sul fronte dei funzionari Frontex (promessi solo 502, contro i 1.500 richiesti) e dei traduttori, appena 22 contro i 400 necessari. Non basta: la lista dei funzionari effettivamente pronti a partire è per ora di appena 170 persone. A complicare il quadro, la Grecia non sa dove trovare i magistrati d’appello, necessari in virtù della modifica della legislazione per consentire ai richiedenti asilo di far ricorso in caso di respingimento della domanda. Il disegno di legge sull’asilo dovrebbe essere approvato oggi dal Parlamento greco. Altro problema: Atene rifiuta di dichiarare la Turchia 'Paese terzo sicuro', condizione indispensabile per potervi rimandare anche migranti che potrebbero avere diritto all’asilo. Secondo Atene non serve, perché la Turchia ha firmato la Convenzione di Ginevra. Bruxelles invece obietta che l’adesione di Ankara alla Convenzione è limitata solo agli europei e non copre dunque, ad esempio, i siriani. E, a dire il vero, dubbi sulla 'sicurezza' della Turchia ci sono, anche perché Ankara non concede asilo a migranti non siriani a rischio, come ad esempio iracheni. E non ha ancora provveduto a modificare la legge per garantire un trattamento secondo i parametri di Ginevra almeno per i siriani. Ankara ha promesso che il Parlamento voterà la prossima settimana. Né è chiaro dove saranno alloggiati, e come, i migranti rispediti in Turchia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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