venerdì 13 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Ma Davigo resta cauto: riforma del Csm? Prima vediamo il testo ROMA Dopo le frizioni dei giorni scorsi, il clima di tregua fra politica e magistratura sembra reggere, anche se su entrambi i fronti i protagonisti restano guardinghi. Una conferma arriva dalle valutazioni affidate ieri ai cronisti dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo, al termine dell’incontro istituzionale col presidente del Senato Pietro Grasso (entro maggio, il giro di presentazioni si chiuderà con la presidente della Camera Laura Boldrini e col capo dello Stato Sergio Mattarella). La questione del rispetto da parte della politica verso i giudici «mi sembra che sia migliorata negli ultimi giorni», si limita a osservare, cauto, Davigo. Mentre il presidente Grasso, da ex magistrato, insiste sul valore della «dialettica» e della «libertà di espressione» che «sono un patrimonio della democrazia da difendere e da tutelare ». Sulla vexata quaestio dell’eventuale contributo di alcune toghe al dibattito politico sulle riforme costituzionali, Davigo ribadisce che «per la partecipazione dei magistrati, intesi come singoli, ai referendum, abbiamo già un codice etico che detta tutte le regole. L’ho già detto dopo l’incontro col comitato di presidenza del Csm. Le regole ci sono: c’è un’area di legittimità e una di opportunità». E «per quanto riguarda la partecipazione dell’Anm, questa sarà valutata dal comitato direttivo centrale il 21 maggio. Per rispetto, non esprimo qui la mia opinione». Il numero uno dell’Anm ripete ancora una volta le proprie valutazioni sulla necessità di modifiche all’istituto della prescrizione, contenute nel ddl di riforma penale al vaglio del Senato (sul quale, in caso di intoppi, il governo potrebbe apporre la fiducia). Il decorso dei termini temporali dovrebbe «cessare, se non con l’esercizio dell’azione penale, con la sentenza di primo grado», osserva Davigo, che non si sottrae a una considerazione sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura annunciata dal ministro della Giustizia Andrea Orlando («Conto di presentare un disegno di legge organico sulla riforma del Consiglio entro l’estate, a partire dal sistema elettorale»), intervistato ieri dal Corriere della Sera. «Penso che dei testi di legge sia meglio discutere avendoli davanti – glissa elegantemente l’ex pm di Mani pulite –. E siccome non ce l’ho davanti, preferisco non occuparmene adesso». Nell’intervista, il Guardasigilli ha pure precisato di ritenere «legittimo e salutare» che i magistrati contribuiscano al dibattito politico, ma «discutibile» che partecipino ai comitati sui referendum costituzionali, «pur escludendo ogni ipotesi di divieto». In serata, da Londra (dove si è recato per partecipare a un summit internazionale), Orlando si conferma «disposto a discutere con l’Anm» di proposte d’intervento normativo in materia di anti-corruzione, ma sulla base di «fatti, analisi razionali e dati» e purché «le regole non cambino ogni tre mesi», in modo da «permettere di misurarne gli effetti». Del resto, fa notare il ministro, pure le norme attuali sono «frutto di un confronto» fra il legislatore e i rappresentanti di toghe e mondo forense, avvenuto nel 2012 all’epoca del varo della legge Severino. Ora, gli strali della magistratura (e quelli dell’avvocatura, con motivazioni diverse) sono diretti contro alcuni passaggi della riforma. «L’Anm ha cambiato assetti – conclude Orlando –, ma, dal punto di vista del metodo, non dobbiamo fare nulla di nuovo: i magistrati devono fare le inchieste. Se ci sono elementi inadeguati nella normativa discutiamone, ma a livello internazionale ci dicono che la nostra normativa probabilmente è fra le più avanzate». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente del Senato Pietro Grasso
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: