martedì 1 agosto 2017
A San Vincenzo Valle Roveto (Aquila) un parroco indagato per abusivismo: ha demolito la vecchia torre campanaria lesionata dal terremoto per costruirne una nuova. Ma non si può
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Il campanile, lesionato a seguito del terremoto dell’Aquila del 2009, rischiava di venire giù e di abbattersi sulla chiesa e sulla piazza del paese. E così don Domenico Buffone ha pensato di demolirlo per costruirne uno nuovo. Ma per la Soprintendenza e la Procura di Avezzano non si può e il sacerdote è ora indagato per abusivismo e la chiesa è stata sequestrata.
Siamo a San Vincenzo Valle Roveto, 2800 abitanti in provincia dell’Aquila ma nella diocesi laziale di Sora-Cassino. Un paese diviso in sette frazioni, ognuna con la sua chiesa; questa di Santa Maria è quella del borgo principale. «Il campanile – racconta don Domenico – è stato costruito nel 1954 e dopo qualche decennio ha iniziato a presentare problemi strutturali, palesati dalle scosse del 2009. L’abbiamo puntellato, ma nel 2013 c’è stato anche un crollo dentro la chiesa, proprio sotto l’altare. Con gli uffici della Curia abbiamo studiato il da farsi perché così non si poteva andare avanti, per l’incolumità delle persone, e abbiamo stabilito che era meglio buttarlo giù. Anche se l’opera non rientra nel vincolo storico, a gennaio 2016 ho scritto lo stesso alla Soprintendenza. Non ho mai ricevuto risposta, ma intanto i problemi aumentavano e nel novembre 2016 non è rimasto altro da fare che abbattere il campanile».
A parte il mutuo contratto dalla parrocchia per i lavori, don Domenico pensava di aver risolto i problemi, finché dalla Procura di Avezzano non è arrivato l’avviso di garanzia, con i carabinieri al seguito per apporre i sigilli. «Ma sono tranquillo, ho fatto tutto con regolarità. Però la comunità è turbata: per la messa utilizziamo i locali dell’oratorio e agli anziani sembra assurdo non poter sentire i rintocchi delle campane ai funerali, perché pure quelle sono sequestrate. Avevo anche un matrimonio, l’unico dell’anno qui in paese, ma ho dovuto dire agli sposi di andare altrove. E meno male che la Procura mi ha autorizzato almeno a prelevare le statue per le feste patronali. Però poi la chiesa dovrò richiuderla subito», conclude don Domenico.

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