giovedì 24 agosto 2017
Il direttore dell'Ufficio Cei per il turismo: bene gli appelli agli ospiti a restare
Don Mario Lusek, direttore dell'Ufficio Cei per il turismo (Foto Giorgio Boato)

Don Mario Lusek, direttore dell'Ufficio Cei per il turismo (Foto Giorgio Boato)

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Anche se il peggio è passato, le disdette alberghiere fioccano e la fuga dei turisti non accenna a fermarsi. A Ischia domina la paura. «C’è da dire però che il terremoto si è sentito solo nella zona di Casamicciola, e non nel resto dell’isola » precisa don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport.

Un’altra calamità naturale che mette a dura prova la vocazione turistica dell’Italia...

Le rovine che provoca un terremoto sono immense perché toccano le persone e incidono sul loro desiderio di potersi rialzare e ricostruire. E il turismo è il motore di sviluppo e benessere per questi territori: significa lavoro, impresa, futuro per i giovani. Il terremoto a Ischia, come nel centro Italia, le alluvioni, le nevicate di questo inverno non solo hanno sfigurato, speriamo solo per un momento, il volto di quelle terre ma anche provocato “fughe”, di visitatori, turisti, imprese e sovente anche delle attenzioni dovute.

Ma la paura è comprensibile...

Sì, è umana, ma è necessario imparare a conviverci e trovare la volontà di resistere quando avviene l’imprevisto. Fa piacere riscontrare i tanti appelli a non abbandonare Ischia in questo momento ma è ancor più importante raccontare di come l’isola reagisce, dire come la maggior parte delle strutture recettive hanno resistito e funzionano, di come la vita non si ferma e si continua a offrire agli ospiti quella quotidianità e quell’ambiente che sono la sua forza attrattiva.

Cosa si può fare, allora, per rilanciare il turismo?

Assieme all’associazionismo turistico d’ispirazione cristiana in particolare il Centro Turistico Acli abbiamo avviato attività formative per promuovere e accrescere la cultura, la qualità e l’accessibilità al turismo in territori compromessi dalla violenza della natura e da disagi sociali, proponendo offerte turistiche in grado di coinvolgere le persone e il contesto sociale che accoglie i viaggiatori.

E qual è l’idea-forza di questa iniziativa?

Il “turismo di cooperazione”.

Cioè?

Un turismo dal volto umano in cui l’ospite diventa “viaggiatore cooperante”, che non fugge ma mette a disposizione parte delle sue vacanze per innescare processi di solidarietà, cambiamento e sviluppo. È un viaggiatore che si rende membro della comunità che lo ospita e non è un semplice consumatore.

È il cosiddetto “turismo di comunità”?

È una forma creativa e innovativa: coinvolge tutta la popolazione disponibile a dare valore e qualità all’accoglienza dei turisti, attraverso la cultura, le tradizioni, la storia locale, in un percorso di conoscenza in cui l’ospite condivide con i residenti tutte le vicende, comprese quelle difficili. Si fa carico di responsabilità improvvise. E anche Ischia ha bisogno di turisti che sappiamo immergersi anche nella sua vita e nei suoi problemi esercitando una nuova forma di cittadinanza attiva e di condivisione.

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