venerdì 6 settembre 2019
Il Consiglio dei ministri impugna una legge «discriminatoria» del Friuli. Esercitata anche la "golden power" su 4 operazioni relative al 5G che coinvolgono Tim, Vodafone, Fastweb e Linkem
Da sinistra: Giancarlo Giorgetti, Giuseppe Conte, Riccardo Fraccaro durante la Cerimonia della Campanella a Palazzo Chigi. Conte succede a se stesso (Fotogramma)

Da sinistra: Giancarlo Giorgetti, Giuseppe Conte, Riccardo Fraccaro durante la Cerimonia della Campanella a Palazzo Chigi. Conte succede a se stesso (Fotogramma)

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Il primo giorno "tra i banchi" del governo Conte 2 è tutt’altro di conoscenza dei compagni di classe. Perché dopo il giuramento al Quirinale, nel consueto Cdm successivo, oltre a nominare il sottosegretario a Palazzo Chigi Riccardo Fraccaro (M5s) e assegnare le deleghe ai ministri senza portafoglio, il premier Conte riprende il lavoro dove si era interrotto prima della crisi – impugnando alcune leggi regionali come quella «discriminatoria» sugli immigrati del Friuli Venezia Giulia – e dà indicazioni chiare.

Dopo aver ringraziato il presidente Mattarella, il premier si rivolge infatti a tutti i ministri chiedendo «leale collaborazione» per evitare quelle «sgrammaticature istituzionali» che avevano caratterizzato l’ultima fase del precedente esecutivo. Un messaggio voluto e non improvvisato quello del presidente del Consiglio, per sollecitare non solo uno stile sobrio nei comportamenti e nella comunicazione ma soprattutto operoso nei fatti.

In poco più di due ore di riunione, inoltre, il governo targato Pd-5s è partito in quarta esercitando i poteri speciali, il cosiddetto Golden Power, su altre quattro operazioni che coinvolgono Tim, Vodafone, Fastweb e Linkem. Una prerogativa che il governo aveva già utilizzato a giugno, quando come osservati speciali nel mirino di Palazzo Chigi erano finiti gli accordi di Fastweb con Samsung. Ma è soprattutto l’impugnazione di alcune leggi regionali ad innescare subito il dibattito politico. In particolar modo l’impugnazione della legge del Friuli Venezia Giulia n. 9 del 08/07/2019, recante "Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio regionale", perché «numerose disposizioni sono risultate eccedere dalle competenze Statutarie della Regione». In particolare, sottolinea il Cdm, alcune norme violano la competenza esclusiva statale in materia di tutela dell’ambiente e «talune disposizioni in materia di immigrazione appaiono discriminatorie».

Ad andare subito all’attacco dell’esecutivo è proprio il governatore della Regione Massimiliano Fedriga (Lega), pronto a difendere «le nostre norme davanti alla Corte Costituzionale». Soprattutto è singolare, secondo lui, che «il M5s, in pochi giorni, faccia l’opposto. Questo è un segnale molto chiaro: un attacco alle autonomie». Anche perché «tutte le norme impugnate dal governo sono della mia Regione – la sottolineatura – sono felice di dare fastidio a questi traditori». Poi rincara la dose: «Abbiamo tolto i fondi per i corsi di sci e cucito agli immigrati entrati irregolarmente e li usiamo per i rimpatri».

Ma a Fedriga risponde, in primis, la ex presidente della Regione, oggi deputata dem, Debora Serracchiani che gli consiglia di telefonare a Salvini per chiedergli «com’era stata fatta dal suo governo l’istruttoria che ha portato all’impugnazione»». Come pure replica a Fedriga il neo ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia (Pd), per spiegare che i termini per impugnare la legge «scadevano domani (oggi, ndr)» e che solo poche ore prima «la Regione Friuli ha scritto che avrebbe scelto di adeguarsi, ci auguriamo che lo faccia». In quel caso, «si potrà pensare anche di ritirare il provvedimento». L’ultima parola però ancora di Fedriga:«È una puntuale azione politica mirata a colpire i cittadini del Friuli Venezia Giulia». Pure Matteo Salvini parte con l’affondo: «Governo partito malissimo». Finita la giornata d’insediamento però, per il premier non ci sarà riposo: in questi giorni Conte sarà impegnato a scrivere il discorso per chiedere la fiducia del Parlamento, lunedì alla Camera e martedì in Senato.


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