venerdì 26 aprile 2013
​Enrico Letta oggi in "riunione permanente" con i capigruppo alleati per la definizione della squadra di governo. Il premier incaricato: metà tecnici. Berlusconi: no, tutti politici. In corsa molti 40enni e donne. (Marco Iasevoli)
Il cardinale Bagnasco: basta tergiversare, governo stabile
Berlusconi: Letta non può fallire, ma sull'Imu non transigo (Vincenzo R. Spagnolo)
Letta striglia i grillini: il M5S scongeli i voti (Roberta D'Angelo)
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Al termine dell’incontro con il Pdl, Enrico Letta si lascia andare ad un «cauto ottimismo». L’abbraccio con Angelino Alfano è apparso ai presenti il segno di un’intesa vicina. E la telefonata «di 30 secondi» - così dice il premier incaricato - da parte di Silvio Berlusconi ha rappresentato un invito a chiudere, a trovare la sintesi. «Mi ha semplicemente incoraggiato», spiega Letta.L’ultimo nodo è la composizione della squadra di governo. E da oggi pomeriggio il premier incaricato, i capigruppo Pd, i vertici del Pdl e di Scelta civica si chiuderanno in una sorta di riunione permanente. La filosofia del vicesegretario Pd e quella di Silvio Berlusconi - incarnata soprattutto da Denis Verdini - sono al momento diverse. Letta vuole «un mix di tecnici e politici, con 40enni, amministratori, profili alti, pochissimi ex ministri della vecchia guardia. E lo stesso numero di uomini e di donne». Il Cavaliere ha un’altra idea: «Senza il 100 per cento di politici questo esecutivo dura poco, parte con troppi nemici».Una sintesi sembra però possibile. Berlusconi fotografa lo stato di agitazione di tutte le correnti Pdl e Pd, che si potrebbe tradurre in perturbazioni parlamentari. Il giovane Letta fotografa l’umore dell’opinione pubblica. Perciò stasera o al massimo domani chiuderanno la questione faccia a faccia. «L’importante – è la raccomandazione che Letta lascia ai vertici del Pd in serata – è non esprimere più veti né pregiudiziali su nessuno del Pdl, altrimenti salta tutto». Se tutto fila liscio, tra domani e domenica il vicesegretario democrat potrebbe sciogliere la riserva e giurare. Molto probabile che lunedì ci sia già il voto di fiducia alla Camera.Il premier incaricato, a fine consultazioni, mantiene i piedi piantati a terra: «La discussione con il Pdl è stata la più lunga, è durata due ore. E molte ore ci vorranno ancora perché tra di noi restano differenze. Però ho visto uno spirito costruttivo». Con Alfano, Schifani, Brunetta e Verdini, "Enrico" si è impegnato a stendere un programma definitivo, con una proposta precisa di «quasi azzeramento» dell’Imu sulla prima casa che però non prevede la restituzione (Letta si è fatto dare la proposta di Fratelli d’Italia di rimborso attraverso bot, ma è sembrato più un gesto di cortesia). Lo scoglio, dunque, sembra superato. Così come ci si è scambiati una mezza promessa per rinviare di altri sei mesi l’aumento dell’Iva.Il vicesegretario del Pd si è mostrato molto disponibile sulla politica economica proprio allo scopo di incassare nomi che non lacerino il suo partito. E se il premier incaricato non si sbilancia più di tanto rispetto allo stato di avanzamento dei lavori, è proprio per comunicare la drammaticità del momento, la necessità che nessuno tiri troppo la corda: «Non sono sicuro di avere le spalle abbastanza forti», ha ripetuto anche ieri sera nel breafing che ha concluso la giornata di consultazioni-lampo.Per il resto è stata la giornata delle conferme. Lega, Sel e Fratelli d’Italia scelgono un’opposizione light, M5S resta fuori ma apre spiragli sui singoli provvedimenti. Scelta civica ci sta, ma certo con meno entusiasmo di quanto sarebbe accaduto con un esecutivo-Amato, meno marcatamente politico. Le preoccupazioni di Monti, espresse dal coordinatore Andrea Olivero, sono sostanzialmente tre: il rovesciamento della linea economico-europea dell’esecutivo uscente, il «populismo» sulle tasse, il sottodimensionamento del contributo dei "civici" all’esecutivo per placare le richieste di «cadreghe», come le chiama Angelino Alfano, delle correnti Pd e Pdl.
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