sabato 10 dicembre 2016
Giacomo: «Ma un augurio col sorriso. A tutti, ricchi, poveri e chi più ne ha, più ne metta»
Gli auguri dai detenuti nel carcere di Ariano Irpino
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Non sarà un gran Natale per quasi tutti loro. Ma agli altri tutti augurano che lo sia, qualcuno pensando innanzi tutto alla gente colpita dai terremoti nel Centro Italia. I detenuti del carcere di Ariano Irpino (Avellino), quelli seguiti dalla Caritas diocesana, si emozionano parlando del Natale. Hanno sbagliato, stanno pagando.

«Adesso ho un figlio, non lo vedo da due anni – dice Gennaro – devo cambiare, anzi voglio cambiare». Giacomo si è già fatto otto anni: «Per me e quelli come me è bello, ma porta anche tanta malinconia, tanta solitudine, perché non puoi stare con le persone che ami». Dietro le sbarre – spiega Giovanni - «è sempre lo stesso giorno, è tutto scuro»: lui quest’anno, dopo sette trascorsi in cella, avrà una licenza e il Natale lo trascorrerà a casa e allora stavolta «è un’emozione bella».

Hanno frequentato in carcere quasi tutti il liceo artistico e adesso lavorano nel laboratorio della cooperativa "Ceramica arianese libera". Proprio qui dentro tutt’intorno ci sono presepi e statuine in terracotta, Lello invece sta rifinendo un volto di Cristo. E Giuseppe il suo augurio di “buon Natale” vuole darlo «prima ai terremotati e poi anche alla gente del mondo, voglio dire loro che Dio ci proteggerà sempre». Lello dice che «per me Natale rappresenta tutto, stare insieme alla famiglia…» e qui gli si spezza la voce, non riesce ad andare avanti.

Secondo Giuseppe «il vero Natale è quando sei bambino», perché fra i grandi «ci sono troppe persone che soffrono». Così «magari per noi il Natale è bello, però per tanti altri è brutto». Forse per questo Giacomo fa «un augurio di cuore per un buon Natale a tutte le persone. Ma un augurio col sorriso, un buon Natale col sorriso. A tutti, davvero tutti quanti, ricchi, poveri e chi più ne ha, più ne metta…».

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