venerdì 1 settembre 2017
Dagli edifici di culto ai centri di comunità, ecco cosa è stato fatto in un anno nelle zone dell'Italia centrale colpite dal terremoto
Una casa distrutta dal terremoto ad Amatrice

Una casa distrutta dal terremoto ad Amatrice

COMMENTA E CONDIVIDI

Torniamo indietro di otto anni: l’Italia si trova dinnanzi a un capoluogo di regione devastato, ma grazie alla solidarietà di 23.500 donatori italiani ed esteri (singoli, parrocchie, associazioni, diocesi, scuole...) e della Conferenza Episcopale Italiana (5 milioni di euro) Caritas Italiana raccoglie oltre 35 milioni di euro con cui nei mesi successivi si acquisteranno tende e materiali di prima emergenza ma si contribuirà anche e in modo sostanziale alla ricostruzione materiale e sociale del cratere abruzzese. Uno dei progetti più belli sono le quattro scuole comunali costruite nei territori colpiti dal terremoto. E ora torniamo indietro di cinque anni: subito dopo il sisma che colpisce Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, la Cei stanzia 3 milioni di euro e nei mesi successivi la Caritas raccoglie 10,7 milioni di euro con i quali vengono attuati interventi di soccorso (3 milioni) ma anche 20 strutture polifunzionali (7,6 milioni), interventi di ricostruzione (1,9) e progetti di promozione sociale (1,1).

La generosità intelligente

Questa lunga premessa per dire che era tutto scritto nell’esperienza della Chiesa italiana: a un anno dal sisma del Centro Italia, infatti, sono stati mobilitati sul territorio disastrato ben 34 milioni di euro per sovvenire alle esigenze delle popolazioni e delle chiese locali. Ve ne era un grande bisogno: dopo un sisma di queste proporzioni, l’incertezza sradica e la ritessitura dev'essere rapida, occorre cioè dare una risposta pressoché immediata all’urgenza di supportare le persone nei loro bisogni e nel recupero di una progettualità di vita. I centri polivalenti sono utili a questo, in attesa – ovviamente – del ripristino della 'normalità'. Quella dell’Appennino e dell’Italia Centrale è stata interrotta nella notte del 24 agosto del 2016 e anche in questo caso la Chiesa ha cercato di rispondere con una generosità intelligente, nel senso che si è partiti dall'intelligenza del bisogno, arruolando anche un team di ricercatori universitari, per sviluppare scelte che guardassero concretamente al futuro, propiziando una ricostruzione rapida ma anche ben fondata sull’identità delle popolazioni colpite. Quest’impegno si è sostanziato attraverso uno stanziamento immediato della Cei (1 milione, che ha permesso di acquistare beni primari per gli sfollati e mettere in opera strutture provvisorie leggere per aggregazione e socializzazione), la colletta nazionale promossa dai vescovi il 18 settembre 2016 e le tante donazioni pervenute alla Caritas, che hanno permesso di raccogliere complessivamente più di 26 milioni di euro. La Conferenza episcopale italiana ha distribuito inoltre 7,8 milioni alle 26 diocesi il cui territorio è stato toccato in tutto o in parte dalle scosse: ogni Chiesa locale ha ricevuto 300mila euro, per interventi su edifici ecclesiastici destinati al culto e alla pastorale.

La risorsa dei gemellaggi

Anche in questo caso, come avviene ormai dal Friuli (1976), la solidarietà cammina anche sulle gambe dei gemellaggi tra località terremotate e delegazioni regionali Caritas, consentendo di far partire immediatamente la costruzione di luoghi polifunzionali, pensati per rendere possibili le attività religiose, culturali e aggregative delle comunità: container assemblati, prefabbricati metallici, strutture con fondamenta, in muratura, acciaio o legno hanno 'sostituito' chiese e scuole (nonché case, visto che sono stati consegnati moduli abitativi a 45 famiglie nella sola diocesi di Rieti), ma anche stalle e altre strutture utili a far ripartire l’economia locale, fondamentalmente rurale. Tra aiuti d’urgenza, costruzioni, progettazione sociale e sostegno alle delegazioni gemellate sono stati erogati già oltre 6 milioni di euro, mentre quasi 13 milioni sono stati impegnati per Centri di comunità, pensati come luogo di aggregazione e di promozione delle attività pastorali, sociali, culturali e ricreative, e oltre 7,5 per attività di progettazione sociale e sostegno alle attività economiche, anche attraverso il microcredito. Non vanno dimenticati poi gli interventi di singole associazioni e ordini religiosi che si sono uniti autonomamente a questa catena di solidarietà. Con episodi commoventi, come il contributo di oltre 7mila euro arrivato dai bambini di Bangui (Repubblica Centrafricana) e indirizzato ai loro coetanei di Norcia.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: