domenica 27 marzo 2016
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Dovrebbero essere più consapevoli e moderati per merito degli inviti a 'giocare responsabilmente' dei signori dell’azzardo. I minorenni, poi, non dovrebbero poter giocare affatto. Invece accade l’esatto contrario. Nel 2015 ad aver giocato d’azzardo almeno una volta sono un milione di studenti, il 42 per cento dei giovani tra i 15 e i 19 anni, con un aumento del 3 per cento rispetto al 2014, con la punta di un 7 per cento di assidui che giocano almeno 4 volte alla settimana. Sono dati incontestabili e impossibili da minimizzare (la facile previsione è che saranno semplicemente ignorati), perché si tratta della ricerca Espad del Cnr di Pisa, parte del progetto 'European School Project on Alcohol and Other Drugs', realizzato intervistando circa 30mila studenti, cifra enorme per questo genere di rilevamenti, tale da rendere lo studio attendibilissimo. Crescono anche i più giovani (15-17 anni): a dichiarare di aver giocato d’azzardo sono circa 550mila, ossia il 38 per cento dei minori scolarizzati. L’anno prima erano il 35 per cento, quindi aumentano pure loro, anche se giocare non potrebbero. Ma quanto giocano? Sono cifre ragguardevoli, con una punta dell’8 per cento che nell’ultimo mese ha speso oltre 50 euro, e una maggioranza (75 per cento) che ne ha spesi meno di 10. Differenze ma anche analogie tra maschi e femmine: entrambi bruciano euro nei gratta e vinci (rispettivamente 63 e 79 per cento), mentre i maschi si danno alle scommesse sportive (67 per cento), ignorate dalle femmine, che prediligono il Bingo. In calo il Lotto, dal 31 al 21 per cento e il Poker texano (dal 27 al 18). Chi gioca tanto, perfino tantissimo, e chi poco, dunque. In generale, l’11 per cento va considerato potenzialmente a rischio – secondo il test South Oaks Gambling Screen Revised for Adolescens- Sogs-Ra – e l’8 è già problematico. Un ragguardevole bacino bello pronto di futuri giocatori patologici, per la gioia dell’industria dell’azzardo di massa ai quali garantiscono circa il 50 per cento del fatturato. Sorprese? «Per nulla – commenta Matteo Iori, presidente del Conagga (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo) e membro di fresca nomina nell’Osservatorio sull’azzardo del Ministero della Salute, che si riunirà per la prima volta il 13 aprile –. I dati estrapolati dall’analoga ricerca Ipsad, sulla popolazione dai 15 ai 64 anni, davano cifre analoghe. Da tempo la percentuale dei giovani giocatori d’azzardo è stabile attorno al 40 per cento». Tra i giovani maschi, al primo posto sono le scommesse sportive... «Sarebbe sorprendente il contrario. La pubblicità è martellante, soprattutto durante gli eventi sportivi in tv, che i ragazzi seguono assiduamente. Un vero bombardamento e questo è il risultato. Il dato deve rendere ancora più urgente il divieto della pubblicità, non solo sui canali generalisti ma su ogni rete che trasmetta sport, almeno in determinati orari». Un altro dato che inchioda l’industria dell’azzardo è l’alto numero di minori, nonostante gli avvisi (obbligatori) che giocare d’azzardo è proibito: «E anche questa non è una sorpresa. Due anni fa erano il 35 per cento, oggi sono il 38. Non giocano alle slot, che invece tanto piacciono agli adulti, ma scommettono e grattano». Maschi e femmine fanno incetta di gratta e vinci. Ma non sarebbe vietato? «Certo. Gli esercenti non possono vendere biglietti ai minori e dovrebbero sempre pretendere la carta d’identità. Ma sotto accusa non sono solo soltanto loro». Chi altri? «Gli adulti. Spesso sono loro ad acquistare i gratta e vinci ai figli. Loro glieli fanno grattare perché hanno la 'manina fortunata'. Ci sono genitori che portano i figli piccoli alla sala scommesse: l’emulazione è fatale. Quindi non prendiamocela solo con i ragazzi. Gli adulti, esercenti e genitori, fanno egregiamente la propria pessima parte». © RIPRODUZIONE RISERVATA La ricerca del Cnr
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