martedì 21 giugno 2022
Entra in vigore il nuovo articolo 403 del Codice civile sull'allontanamento dei minori dalle famiglie. Una risposta anche a casi come quelli dell'inchiesta "Angeli e demoni"
Giustizia minorile, va in pensione la legge che favorì il caso Bibbiano

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Atre anni dal caso Bibbiano, entra in vigore domani il primo provvedimento della riforma Cartabia sulla giustizia minorile. E si tratta di un intervento che è allo stesso tempo impegnativo e simbolico. Modifica infatti in modo sostanziale l’articolo 403 del Codice civile.

Perché è importante? La norma è stata spesso considerata – a torto o a ragione – lo strumento per allontanare i bambini dalle loro famiglie in modo “facile”, sfuggendo (talvolta per mesi) alle verifiche della magistratura. Proprio come a Bibbiano, dove alla fine di giugno di tre anni fa, dalla procura di Reggio Emilia, partì l’inchiesta “Angeli e demoni” sui presunti affidi illeciti della Val d’Enza.

Come si ricorderà sedici persone, tra amministratori, assistenti sociali e psicoterapeuti furono oggetto di misure cautelari, e 24 in totale finirono nel registro degli indagati sospettate di aver redatto o agevolato relazioni false per allontanare bambini dalle loro famiglie e darli in affido, in alcuni casi, ad amici e conoscenti.

Lunghissimo l’elenco dei reati contestati: frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d’uso.

Secondo la Procura di Reggio Emilia le false relazioni erano state compilate dopo sedute di psicoterapia che avrebbero suggestionato i minori, alterando i loro ricordi tanto da indurli, in alcuni casi, ad accusare ingiustamente i genitori di molestie sessuali. Qualche giorno fa, a tre anni dall’esplosione del caso e a quattro dall’inizio dell’inchiesta, con grande fatica, ritardi ormai scontati per la nostra prassi giudiziaria, inevitabili contestazioni, si è aperta la prima udienza del processo. Dei 17 rinviati a giudizio nessuno era presente in aula, ma c’erano tante associazioni di familiari che hanno chiesto di costituirsi parte civile, oltre a quelle già ammesse. Così i giudici si sono riservati la decisione. Ora se ne riparlerà a dicembre. Poi, prima di vedere qualche risultato, passeranno altri mesi. Tra gli avvocati c’è chi prevede che tra un anno saremo di nuovo qui ad interrogarci sull’esito di un caso giudiziario che finora è stato soprattutto mediatico e politico, con letture e interpretazioni spesso lontane dalla realtà.

L’unica cosa certa è la condanna a quattro anni di carcere dello psicologo Claudio Foti, considerato la 'mente' del caso Bibbiano, che ha scelto il rito abbreviato. Eppure sarebbe sbagliato concludere che in questi tre anni, dopo tanto frastuono, non sia capitato nulla di rilevante nell’ambito della giustizia minorile.

Mercoledì, come detto, entra in vigore la modifica del famigerato articolo 403 del codice civile. Strumento con cui si poteva allontanare un minore dalla sua famiglia, se considerato in situazioni di abbandono morale e materiale e, soprattutto, se in gravi situazioni di pericolo per abusi, maltrattamenti, violenze.

L’intervento poteva essere compiuto dalle forze dell’ordine su indicazione dei servizi sociali o di altro pubblico ufficiale (scuola, sindaco, ecc) e non era previsto l’obbligo di darne comunicazione tempestiva alla procura minorile. Così si poteva verificare il caso – e più volte è capitato – che un minore venisse parcheggiato in una struttura d’accoglienza senza che per mesi il tribunale ne fosse informato. Non solo, i genitori non avevano alcuna possibilità di farsi ascoltare visto che non era stato avviato in modo ufficiale alcun procedimento giudiziario.

In virtù di questo articolo, che risale al 1941 e ne riproduceva sostanzialmente uno del 1925, sono stati allontanati e continuano ad essere allontanati in Italia, in modo più o meno corretto, più o meno opportuno, 23 bambini al giorno, 8.395 in un anno.

Da domani cambierà tutto. Il 'nuovo' 403 impone la comunicazione immediata al pm minorile, e la trasmissione entro 24 ore di tutta la documentazione. Il magistrato, a sua volta, ha a disposizione 72 ore per valutare, confermare o annullare il provvedimento. Poi, nelle successive 48 ore, se ha considerato opportuno l’allontanamento, dovrà nominare tra l’altro il curatore speciale del minore, darne avviso ai genitori del bambino e fissare entro 15 giorni l’istruttoria per ascoltare le persone coinvolte nel caso, genitori compresi.

C’è inoltre sempre l’obbligo dell’ascolto del minore. E se il pm minorile non rispetta questa tempistica stringente? Il provvedimento decade e il piccolo torna in famiglia, con tutti i vantaggi, ma anche i rischi, connessi.

Una rivoluzione che dovrebbe rendere più difficili, se non quasi impossibili, casi come quello di Bibbiano in cui comunque, anche con i tempi lunghi del vecchio ordinamento, i controlli ci sono stati. Prima ancora che l’inchiesta fosse resa nota, appunto nel giugno di tre anni fa, dei nove minori coinvolti nell’inchiesta perché allontanati e poi affidati con metodi considerati arbitrari, sei avevano già fatto ritorno alle proprie famiglie, per due erano in corso gli accertamenti del caso e per un ragazzo, anche di fronte al consenso dei genitori naturali, era già stato emanato un decreto definitivo di adozione.

Non solo il Tribunale dei minorenni competente per territorio, quello di Bologna, aveva poi accertato che dal 2017 al 2019 gli assistenti sociali della Val d’Enza avevano chiesto provvedimenti per 100 bambini. In 85 di questi casi il Tribunale ne aveva accertato l’infondatezza, negli altri 15 casi i giudici avevano riconosciuto l’opportunità delle richieste, anche perché in otto di questi 15, i genitori non avevano fatto ricorso contro l’allontanamento.

Tutto chiaro? Purtroppo no. Tante domande rimangono senza risposta, tanti dubbi non sono stati chiariti, ma sarà il processo ad affrontare questi casi quando – e sarà sempre troppo tardi – si arriverà al dibattimento. Nel frattempo dove la giustizia ancora arranca, è arrivata la politica avviando una riforma che, almeno nelle intenzioni e al di là delle critiche piovute anche da molti addetti ai lavori, dovrebbe porre rimedio alle troppe disfunzioni emerse. Sarà così? Il cammino si annuncia ancora lungo. E tutt’altro che scorrevole.

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