martedì 3 marzo 2015
Parlano le vittime della malagiustizia: un cambio di facciata. Critiche alle novità per magistrati e avvocati. «La macchina è in mano alla magistratura».
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In una stagione di riforme della giustizia dalla responsabilità civile dei magistrati alla nuova disciplina che regola la difesa d’ufficio - quasi nessuno ha chiesto il parere dei diretti interessati, le vittime della malagiustizia. Lo domandiamo a Mario Caizzone, il presidente dell’Aivm, l’associazione che le rappresenta. «In generale – afferma Caizzone – si tratta di un passo falso in un cammino lungo, è una riforma che sembra molto apprezzata e benvoluta dagli addetti ai lavori quali magistrati e avvocati. Ad esempio, la negoziazione assistita è stata resa obbligatoria e consegnata per intero ai legali, i quali, secondo la norma, saranno tenuti, per evitare il processo, a tentare la 'conciliazione' tra le parti. Ma che interesse ha l’avvocato a conciliare? E, a quel punto, le stesse parti, se già si sono rivolte ad un legale, vuol dire che non è stato possibile raggiungere un accordo. Di fatto si è proceduto a consegnare agli avvocati un’attività stragiudiziale, un’ulteriore concessione all’Avvocatura quale fonte di introiti certi. Una riforma della giustizia dovrebbe avere ad oggetto aspetti giuridici sostanziali e strutturali, non solo quelli procedurali, anche per consentire un’effettiva parità tra i poteri dello Stato». Secondo voi cosa dovrebbe cambiare per la difesa  d’ufficio? La settimana scorsa è stata modificata la disciplina che regola il sistema ponendo esclusivamente l’accento sui requisiti per accedervi da parte degli avvocati. L’Aivm già nel 2013 era in contatto con alcuni parlamentari per un’eventuale proposta di legge sul patrocinio a carico dello Stato (non più 'gratuito patrocinio', a pagare ora è la collettività), dall’estate 2014 ha predisposto una proposta di modifica della disciplina a maggior garanzia del cittadino che, a breve, sottoporremo alla Commissione Giustizia di Camera e Senato. Torniamo ai magistrati, davvero si arriva a una maggiore produttività e giustizia solo riducendo le loro ferie? Non siamo così miopi da pensare che siano le ferie dei magistrati la causa della malagiustizia e del mal funzionamento del sistema giudiziario. Spesso i magistrati si lamentano della mancanza di fondi, di strutture, mezzi e personale e ciò influisce in modo determinante anche sulla lungaggine dei processi; inoltre, si lamentano che non vengono fatte le riforme della giustizia. Ma da una nostra ricerca emerge che negli uffici di via Arenula a Roma e in altre sedi sono distaccati oltre 80 magistrati e altri sono distribuiti nei vari Ministeri, sia come capi di Gabinetto, sia negli uffici legislativi dei singoli Ministeri e molti altri ancora sono impegnati presso gli uffici giuridici e come consiglieri. Il governo della 'macchina giustizia' è in mano alla stessa magistratura prima che alla politica. È risultato inoltre che molti magistrati hanno incarichi presso le Commissioni tributarie, il che comporta la partecipazione, alcune volte al mese, alle udienze e la redazione di sentenze. In base a quale criterio, ad esempio, l’ultimo concorso per magistrati tributari è stato riservato ai soli 'togati' (con esclusione dei laici), i quali dovranno assolvere alle esigenze di un’altra giurisdizione togliendo spazio all’esercizio della giurisdizione ordinaria - in affanno - a cui sono stati chiamati in via esclusiva? Altri magistrati sono poi impegnati con docenze universitarie o presso altri enti. Ne abbiamo monitorato alcuni del Tribunale sezione fallimentare di Milano che, due o tre volte al mese, partecipano come relatori a convegni a pagamento. Tutto ciò a discapito non solo della rapidità del lavoro, ma anche della qualità. Caizzone, avete finalmente scoperto quante sono le vittime di malagiustizia? Il ministro Orlando, qualche settimana fa, ci informava sulla velocizzazione dei pagamenti dei risarcimenti da errori giudiziari, ma non ci ha ancora detto quante sono effettivamente le vittime stimate, quante richieste ci sono ogni anno e quante sono le vittime assistite da avvocato di fiducia, d’ufficio o fruitore del gratuito patrocinio. Secondo noi, il Ministero avrebbe dovuto premurarsi anche di informare i cittadini riconosciuti vittime di errore giudiziario su come comportarsi. Inoltre il risarcimento dovrebbe essere erogato senza far si che il cittadino debba ulteriormente ricorrere all’assistenza di un legale per sostenere il procedimento di quantificazione poiché, spesso, le vittime non hanno la possibilità economica di adire ad un’ulteriore assistenza legale.
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