martedì 5 dicembre 2017
Dopo la sorprendente richiesta del Pg della Cassazione, si riaccende il dibattito sui criteri alla base della destinazione dei due bambini
Legali contro il Pg: «Meglio l’adozione per i bimbi contesi»
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Due vicende parallele, complesse e delicate, come tutte quelle in cui c’è di mezzo un bambino conteso. In entrambi i casi però, dopo un periodo difficile, i due minori vivono ora in un contesto familiare adeguato, possono contare sull’affetto e sulle qualità genitoriali di mamme e di papà che assicurano loro tutto quanto può servire per una crescita equilibrata. Perché allora rischiare di andare a terremotare quelle situazioni in nome del principio del legame di sangue, come ha fatto la scorsa settimana il procuratore generale della Cassazione Francesca Ceriani? Non è, in ogni caso, più importante l’interesse dei minori rispetto ai desideri degli adulti?

Se lo chiedono gli avvocati di Torino e di Milano che si occupano delle vicende dei due bambini. La prima è figlia di Gabriella Carsano e Luigi Deambrosis residenti a Casale Monferrato, nata sette anni fa con un intervento di fecondazione eterologa, all’epoca vietata in Italia, quando lei aveva già 57 anni e lui 69. Il secondo è figlio di Martina Levato e Alexander Boettcher, milanesi, la cosiddetta "coppia dell’acido" (lui ha due condanne a 14 e 24 anni, lei una sentenza definitiva a 20 anni). Com’è noto, la scorsa settimana, il pg della Cassazione ha chiesto che il bambino, al momento in affido a una famiglia a cui sono stati riconosciuti i requisiti per l’adottabilità, torni dai nonni materni a cui invece i giudici del Tribunale dei minori di Milano non avevano riconosciuto le capacità genitoriali necessarie.

Mentre, per quanto riguarda il caso dei "genitori-nonni", il pg ha chiesto che la coppia presso cui la bambina vive ormai da quasi sette anni dopo una sentenza di adozione "legittimante" (e quindi definitiva per il nostro ordinamento), collabori al rientro nella famiglia d’origine.

La decisione dei supremi giudici per entrambe le situazioni dovrebbe arrivare verso la metà di gennaio ma, nell’attesa, avvocati e procure coinvolte si interrogano sul senso di una scelta che – si teme – potrebbe risultare clamorosa e ribaltare decisioni a lungo ponderate anche con il contributo di esperti considerati affidabili. La domanda centrale, per entrambe le situazioni, sembra la più scontata: trasformare questi bambini in altrettanti casi mediatici, riaprendo il problema della loro collocazione anche di fronte a situazioni familiari già consolidate – quella di Casale Monferrato addirittura con un quadro stabile ormai da sei anni – non rischia di risultare dannosa per questi piccoli? Purtroppo non parlarne, come per un verso sarebbe doveroso, rischia dall’altro di far passare sotto silenzio due casi per cui, come ipotizzano con preoccupazione legali e magistrati coinvolti, c’è la concreta possibilità di un esito problematico.

Spiega l’avvocato Laura Dutto, curatore speciale della bambina piemontese: «Il giudizio negativo sui genitori di Casale Monferrato non è legato all’età ma alla loro capacità genitoriale, valutata dopo aver rilevato, con una lunga serie di accertamenti approfonditi anche alla presenza della bambina, una personalità segnata da inadeguatezze incompatibili con l’esigenza di entrare in relazione con i bisogni della figlia». Da queste valutazioni – sulla base di due Ctu (consulenza tecnica d’ufficio) – è arrivato il giudizio di "abbandono di minore", più che un fatto materiale un giudizio sulle capacità educative. «Per la nostra giurisprudenza non è tanto importante la personalità di un genitore – spiega ancora l’esperta – quando il riverbero che quella personalità può avere sullo sviluppo del figlio. E qui le criticità erano davvero tante».

Proprio come quelle riscontrate dai consulenti del Tribunale dei minori di Milano che hanno valutato negativamente la possibilità di assegnare ai nonni materni il figlio di Martina Levato e del violento partner. Sulla base degli elementi emersi, numerosi e documentati con attenzione – spiegano i legali milanesi – il piccolo è stato inserito in una famiglia "a scopo adottivo". E questa potrebbe essere la sua famiglia definitiva. Da qui l’appello che insieme, idealmente arriva da Milano e da Torino ai giudici della Cassazione: mettete al primo posto l’interesse dei bambini, la possibilità di aiutarli a crescere serenamente al riparo da situazioni obiettivamente troppo pesanti e dolorose per una crescita serena ed equilibrata.

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