venerdì 5 novembre 2010
Dieci anni dopo, un lungo elenco di impegni non mantenuti. Un miliardo di persone soffre la fame. Così aumenta la violenza. Otto parlamentari cattolici di tutti gli schieramenti rilanciano l’impegno a favore dei poveri. Anche in Italia.
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Rilanciare nel Belpaese lo spirito che portò, giusto 10 anni fa, a celebrare il Giubileo dei Parlamentari e dei Governanti. È l’iniziativa bipartisan di otto parlamentari cattolici di tutti gli schieramenti, i quali vogliono costituire un intergruppo giubilare per far approvare prima di Natale dalle Camere le tre mozioni presentate il 5 novembre 2000 al Papa da politici di tutto il pianeta. Approvate allora all’unanimità, ma rimaste in gran parte lettera morta. Promotori sono Paola Binetti e Rocco Buttiglione (Udc), Marco Calgaro e Donato Mosella (Api), Emanuela Baio e Giuseppe Fioroni (Pd), Domenico Di Virgilio e Barbara Saltamartini (Pdl).Impegno per la remissione del debito, libertà religiosa e dignità della persona, per diffondere l’etica nella globalizzazione erano i temi sui quali, all’alba del nuovo millennio, si sperava di edificare, attraverso la Politica, un futuro di sviluppo, giustizia e pace. La verifica è sconsolante: dieci anni dopo sono promesse mancate. Riproporle oggi per i firmatari ha un senso preciso: «contribuire ad imprimere un deciso cambio di passo alla nostra politica, troppo spesso soffocata da questioni di basso profilo e prive di caratura etica». Ma qual era lo spirito del 2000 che animava le mozioni e che si è smarrito? Lo ricorda Ombretta Fumagalli Carulli, che stilò il documento programmatico dell’Intergruppo originale: «Al gruppo iniziale di 53 senatori e 63 deputati italiani se ne aggiunsero parecchi. Diventammo 260, rappresentativi di quasi tutti i gruppi politici, da Rifondazione comunista ad Alleanza nazionale, i due estremi nell’arco parlamentare di allora. Altri Intergruppi nazionali sorsero in tutto il mondo a seguito di nostre sollecitazioni, a cominciare dall’Europa». E oggi? «L’auspicio è che i parlamentari riprendano il nostro iter, così da ritessere, a distanza di 10 anni, rapporti e progetti che, purtroppo, sulle tematiche oggetto delle nostre tre mozioni, presentano tuttora ambiguità e negazioni». Questo è il tessuto su cui si innesta l’iniziativa del 2010. Paola Binetti, Udc, mette il dito nella piaga. «In 10 anni sono stati fatti molti passi indietro sulle tre mozioni. L’impegno dei paesi ricchi verso il Sud del mondo è andato calando. Il diritto alla vita viene calpestato, un miliardo di esseri umani soffre la fame, la miseria riguarda 80 milioni di europei. Per non parlare della povertà in Italia, senza fare polemiche. Un arretramento sensibile in questi giorni lo notiamo nel campo della libertà religiosa, con l’esplosione della violenza anticristiana in Medio Oriente. Senza contare la recrudescenza globale di violenze su bambini e donne e il loro sfruttamento».Qualche dato per rendere l’idea di cosa non è stato fatto. Oltre 60 milioni di bambine secondo l’Onu non hanno mai superato l’anno di età per aborti decisi da uomini a causa del sesso della futura nascitura e infanticidi, una donna su tre è stata vittima di violenza fisica e sessuale, oltre quattro milioni di donne sono vittime del traffico internazionale ogni anno. E un miliardo di bambini, secondo l’Unicef, sono privi di uno o più servizi essenziali alla sopravvivenza e allo sviluppo, 101 milioni non frequentano la scuola primaria. E quasi 9 milioni in tutto il mondo muoiono ogni anno prima del loro quinto compleanno. E sul tema dell’etica? «La situazione è sotto gli occhi di tutti. Allora tocca alla politica dare risposte. Il primo appello a lavorare insieme lo rivolgiamo ai parlamentari cristiani: abbiamo fatto troppo poco in questi dieci anni. Torniamo – conclude Binetti  – a impegnarci per il bene comune, come nel 2000».L’evento giubilare lo ricorda bene Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc. «Fu impressionante e commovente». E le promesse mancate? «Abbiamo trattato il povero pensando che la remissione del debito si risolvesse lasciandogli le briciole della nostra tavola. Quando è arrivata la crisi non gli abbiamo dato più nemmeno quelle. La mozione chiedeva invece di condividere i beni del Creato, idea che va riproposta con forza. Seconda promessa mancata, la libertà religiosa. È allarmante non solo la crescente cristianofobia, ma soprattutto il silenzio dell’Europa su questi atti di violenza. Abbiamo smarrito la nostra identità, di conseguenza la persecuzione dei cristiani lascia indifferente governi e opinione pubblica dell’Ue. Riproporre le tre mozioni e i valori che le hanno ispirate è un tentativo di rispondere alla crisi etica».Dieci anni fa Donato Mosella, parlamentare dell’Api, collaborava al Giubileo da responsabile dei volontari. L’anno dopo si candidò. «Le tre mozioni conservano una straordinaria attualità. Povertà e ingiustizie, derivanti dalla mancata remissione del debito sono uno scandalo non solo per i credenti. La soluzione la offre la dottrina sociale, lo sviluppo per costruire la pace. Abbiamo bisogno di recuperare lo spirito giubilare».Promesse non mantenute della politica nazionale e globale hanno spinto ad aderire anche Domenico Di Virgilio, parlamentare Pdl.«Non penso solo ai poveri del pianeta, sono deluso per l’impoverimento in Italia. E per il mancato aiuto alle famiglie. L’allarme cristianofobia dovrebbe inquietare tutte le coscienze, come le violenze sui più deboli. Invece in Occidente è tutto sopito, tocca alla politica tornare al suo compito».Anche Emanuela Baio, senatrice del Pd, spera nel ritorno della Politica. «Attraverso la riproposizione delle mozioni vogliamo richiamare i cristiani impegnati in tutti gli schieramenti per ridare speranza. E Natale è il momento giusto non per un atto di beneficenza, ma per rilanciare il senso dell’agire politico nella sua dimensione più alta di servizio e costruzione di pace».
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