venerdì 16 febbraio 2018
Indagine dell'Istituto Toniolo tra gli italiani dai 20 ai 30 anni. Il 41,7 per cento non sa a chi dare fiducia
Gli spazi elettorali non ancora assegnati a Milano (Fotogramma)

Gli spazi elettorali non ancora assegnati a Milano (Fotogramma)

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Lontani dai partiti, demotivati, incerti su chi votare. Eppure, nonostante tutte le disillusioni, ancora aperti alla possibilità di una politica più partecipata e più orientata alla costruzione di un bene comune. A poco più di due settimane dalle elezioni gran parte dei giovani italiani non hanno ancora deciso che fare il 4 marzo.

Un’incertezza di cui dà conto un’indagine promossa dall’Istituto Toniolo e realizzata pochi giorni fa (1-9 di febbraio) su un campione di 2.225 italiani tra i 20 e i 35 anni. Ne emerge la «bassa sintonia con l’attuale quadro politico» e una fiducia limitata verso tutte le proposte in campo, pur con una maggiore preferenza per l’M5S. Il giudizio sull’operato del governo Gentiloni è critico: la sua azione in generale è valutata insufficiente dal 51,1% e sufficiente dal 33,8% del campione; la bocciatura sale al 56,2% riguardo alle misure messe in campo verso i giovani. L’aspettativa prevalente (31%) è che a raccogliere più consensi alle urne sarà il centrodestra. Ma questo non si traduce in un orientamento di voto: solo il 14,9% ha fiducia nello schieramento di Berlusconi e Salvini, e ancor meno (l’11,7%) ne dichiara verso il centrosinistra.

La sinistra più radicale cattura solo il 5,4%, mentre verso il Movimento 5 Stelle il consenso raggiunge il 20,4%. Tuttavia la maggioranza degli intervistati, quasi il 42%, non si esprime. Riguardo alla politica gli atteggiamenti sono ambivalenti: in teoria il 70% circa dei giovani ritiene che potrebbe essere utile per migliorare la vita dei cittadini. Nei fatti, però, il 76% ritiene che oggi non offra nessuna o scarsa possibilità di partecipazione e azione per le nuove generazioni. Un mondo chiuso, autoreferenziale, secondo una larga maggioranza.

Mentre il 21% ritiene che occorra distinguere tra un partito e l’altro, percentuale che sale al 27,2% tra i laureati e scende al 17% tra chi non ha neanche il diploma. Qualora però dal mondo politico arrivassero segnali di maggiore apertura per chi volesse impegnarsi, i giovani sarebbe pronti a migliorare il proprio atteggiamento. Ne consegue che un impegno in prima persona, in una una politica rinnovata che cerchi di migliorare le cose, resta possibile per quasi i tre quarti dei giovani. La delusione c’è, il cinismo non ancora.

Per adesso solo il 43% ha deciso chi votare. Quasi il 20% non voterà o è molto incerto se farlo. Il 17% non sa bene chi scegliere ma andrà alle urne perché ritiene la partecipazione un valore, l’11% lo farà per esprimersi contro forze politiche che giudica dannose. Rispetto ai programmi, i temi che possono incidere nella scelta elettorale sono soprattutto due: le misure per favorire il lavoro giovanile e il fisco: il primo è indicato da quasi un intervistato su 3 (il dato sale tra studenti e disoccupati), il secondo da uno su quattro (più interessati i lavoratori).

Ma solo il 13% ha iniziato a informarsi sui programmi e il 25% non è interessato a farlo. Alla fine comunque l’interesse verso la politica così com’è oggi non è così debole come si potrebbe temere: è nullo o scarso per per il 53% ma buono o alto per il 47%. «Questi dati mostrano una grande incertezza a pochi giorni dal voto», commenta il sociologo della Cattolica Alessandro Rosina, «molti giovani devono ancora informarsi, ma appaiono in larga misura ben disposti, pur se in larga parte disillusi, a farsi convincere nel caso di proposte concrete e persuasive».

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