domenica 15 agosto 2010
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«Sono dvvero tante le esperienze spirituali, tutte importanti, che i giovani sperimentano durante l’estate. Tutte da incoraggiare e sostenere». Don Francesco Pierpaoli, direttore del Centro Giovanni Paolo II di Loreto, difende la voglia dei ragazzi di mettersi in cammino sulle vie della fede, ma anche di sperimentare – «fosse solo per un mese» – la vita delle missioni, o di intraprendere un viaggio in Terra Santa.«La parrocchia è il luogo della quotidianità – sostiene il sacerdote che dirige il luogo affermatosi come un punto di riferimento spirituale per tanti giovani italiani –: lì si sperimenta cosa significa avere fede. Spesso però sono i grandi eventi, come le Giornate mondiali, a colpire la fantasia dei ragazzi. Ecco, penso che questi due mondi vadano saldati tra loro e connessi alla vita di tutti i giorni nella propria comunità. La fatica della pastorale giovanile oggi sta in questo: far capire che quotidianità e grandi eventi devono poter camminare insieme».Per don Pierpaoli – che ogni anno viene in contatto con centinaia di giovani nel Centro di Loreto – «il santuario o il pellegrinaggio è il cuore di una scelta, certo, ma il prima e il dopo hanno uguale importanza». Preparare con cura un viaggio e poi, tornati a casa, coinvolgere chi non ha potuto partecipare «è un primo segnale importante». «La Creazione nella Cappella Sistina – esemplifica – con quelle dita che si sfiorano è l’immagine di due mondi che si uniscono. Siamo noi adulti a dover confermare i giovani nella fede, incoraggiandoli ad andare per il mondo». Non può esserci conoscenza autentica senza «uscire presto o tardi dai propri confini abituali». «I giovani si devono poter muovere – riprende –, non possiamo imbrigliarli. È così che sperimentano vocaboli come essenzialità, sobrietà, stupore. Possiamo offrirgli queste aperture, andando oltre la pur ricca offerta di campi scuola estivi». Il desiderio di "andare" non è prerogativa di qualcuno: «Almeno una volta nella vita – aggiunge il giovane sacerdote – le grandi religioni chiedono di andare in altri luoghi, di fare nuovi incontri». E la «bellezza della diversità» don Pierpaoli la può apprezzare vedendo i tanti giovani che transitano dalla Casa di Maria, a Loreto. «Il viaggio ha sempre segnato la storia del cristianesimo. Spetta ai giovani tener viva questa perenne domanda».QUI CZESTOCHOWASono giunti mercoledì sera al santuario di Jasna Gora i 1200 giovani partiti in treno dall’Italia per partecipare al pellegrinaggio che li ha portati a piedi da Cracovia a Czestochowa. Ad accogliere il corteo il cardinale Stanislaw Dziwisz. Hanno marciato per giorni, percorrendo oltre 160 chilometri con migliaia di pellegrini della diocesi di Cracovia, in quello che è il gesto di fede più tradizionale e caro alla cristianità polacca. Questi ragazzi hanno aderito – come tanti loro coetanei negli ultimi trent’anni – al pellegrinaggio proposto da Comunione e Liberazione a chi si è diplomato o laureato, con l’intenzione di affidare alla Madre di Dio il proseguimento degli studi o l’avventura del lavoro. Sono stati accompagnati dalle parole di don Julián Carrón («La conversione è cercare di rispondere alla preferenza che il Mistero ha per noi») e dal portoghese don Luis Miguel Hernandez, che racconta di aver vissuto «un’esperienza di edificazione personale» e di aver «imparato molto da questi giovani, così disponibili ad ascoltare la voce di Dio». «Il viaggio – prosegue don Luis Miguel – è stato un’esperienza di bellezza, non soltanto del maestoso paesaggio e del cielo di Polonia, ma anche e principalmente la bellezza del sentirsi accompagnati dalla paternità della Chiesa e della comunità locale, che ci è stata sempre vicina».A Cracovia il gruppo ha trascorso due giorni di preparazione spirituale, quindi si è messo in cammino, con tappe di otto-dieci chilometri: un cammino ordinato, sempre insieme, scandito dalla Messa e dalle lodi al mattino, quindi dalla preghiera, dai canti, dalla recita del Rosario. Non sono mancate le difficoltà, come la pioggia insistente dei primi giorni, che ha tormentato i viandanti e allagato le tende, e il gran caldo dei giorni successivi. Tutto è stato però alleggerito dalla collaudata organizzazione logistica, dall’amicizia, dall’aiuto reciproco, dalla solidarietà della gente polacca (che ha spalancato ai marciatori case, cortili, chiese, parrocchie).Come racconta Maria Acqua, 25 anni, laureanda in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano, «il pellegrinaggio è stato un affidamento – di sé, di tutti – alla Madonna, che ha toccato anche le piccole cose quotidiane; è stato un fidarsi del Signore ma anche dei fratelli, di chi ti marciava a fianco, di chi condivideva con te la tenda per la notte. Ho avvertito chiaramente che questo gesto è stato non solo un recare intenzioni a Dio, ma è divenuto – strada facendo – una metafora della vita con le sue difficoltà, che è un cammino da affrontare insieme agli altri. Portando davanti alla Mamma di Gesù tutto il fardello della mia storia personale e della mia famiglia, dei miei amici, del mondo intero, ho sentito nitidamente di essere dentro una compagnia. E allora ho pianto di gioia».Le fa eco Anna, 24 anni, laureanda in Relazioni internazionali: «La dura fatica di questo pellegrinaggio mi ha educata a chiedere a Maria la conversione del cuore. La fatica è stata lo strumento con cui la Madonna mi ha fatto desiderare di essere abbracciata da Lei. Per tutta la vita».QUI TERRA SANTAviaggio in Terra Santa non è cosa "da pensionati". Lo dimostrano i tantissimi giovani che, proprio in questi giorni dal sapore vacanziero si mettono in cammino sulle orme di Gesù. A Genova alla proposta della diocesi e dell’Azione Cattolica hanno risposto in 120. «Un pellegrinaggio annuale rivolto ai giovani – spiega don Guido Gallese, direttore dell’Ufficio di pastorale giovanile – è diventato ormai una bella consuetudine. Lo scorso anno siamo stati in Grecia sulle orme di san Paolo ma con un numero molto più basso. Quest’anno la massiccia adesione al pellegrinaggio in Israele, dal 17 al 25 agosto, ha sorpreso anche noi». E dire che il programma si presenta piuttosto impegnativo. «Si tratta di un un percorso spirituale – prosegue don Guido – che prevede anche incontri con realtà giovanili del luogo e con le carmelitane scalze del Monte Carmelo. A Gerusalemme, poi, trascorreremo un’intera notte di preghiera nel Getsemani». E per i costi? «Alcune offerte ci hanno aiutati ad abbattere i prezzi delle singole quote. Anche questo fa parte dell’esperienza: toccare con mano l’azione della Provvidenza».Attraverserà anche l’Egitto e la Giordania il pellegrinaggio di un gruppo di ventotto giovani provenienti da alcune parrocchie della diocesi di Bologna. Da domani al 30 agosto ripercorreranno – per alcuni tratti anche a piedi – i sentieri dell’Alleanza. «È quasi un corso di esercizi spirituali – puntualizza il responsabile giovanile diocesano, don Massimo D’Abrosca – svolto sui luoghi della storia della salvezza. Percorreremo perfino un pezzo del cammino dell’Esodo per poi giungere a Betlemme e Gerusalemme; un itinerario davvero intriso di Bibbia».E alla dimensione biblica i giovani di Azione Cattolica aggiungono quella dell’impegno. In questi giorni, infatti, alcuni sono a Betlemme per dare una mano alla parrocchia locale. L’idea è nata dal pellegrinaggio mondiale di Ac in Terra Santa che si è svolto tra il 2007 e il 2008. «L’esperienza di due anni fa – spiega Chiara Finocchietti, referente dell’iniziativa – ha portato molti frutti e creato legami profondi. Lo spirito era quello di visitare non solo i luoghi, ma soprattutto le pietre vive, le comunità, i giovani palestinesi. Ora, mentre diversi gruppi diocesani si apprestano a partire (un nutrito gruppo dell’Ac ambrosiana decollerà il 19 agosto) e mentre altri sono appena rientrati, guardiamo già ai prossimi appuntamenti: a settembre alcuni volontari si dedicheranno ai lavori di ristrutturazione della sala della comunità di Betlemme; mentre per novembre sono in programma due settimane di formazione biblica». Bibbia e zaino è il binomio che caratterizzerà questa proposta internazionale aperta a giovani dai diciotto ai trent’anni e fatta di preghiera e di visite alle comunità cristiane. Sono invece appena rientrati a casa, ancora emozionati per l’intensa esperienza di fede, più di cento giovani siciliani delle diocesi di Catania, Messina e Acireale. Dal 3 al 10 agosto hanno percorso da nord a sud la terrà di Gesù fino ad arrivare al Santo Sepolcro, meta finale del pellegrinaggio. Per una settimana, come molti loro coetanei, alla sabbia delle spiagge hanno preferito la polvere della Palestina. E non se ne sono pentiti.QUI MEDJUGORJEGiovani pellegrini alla ricerca di quella fede che forse si è solo un po’ appannata. O semplicemente spinti dal desiderio di condividere la propria testimonianza. Erano decine di migliaia i ragazzi di tutti i continenti che si sono ritrovati a Medjugorje nei giorni scorsi per il 21° incontro internazionale di preghiera, il «Mladifest». Un gioioso meeting di giovani che per quasi una settimana si sono dati appuntamento per pregare, vivere un’esperienza di spiritualità comune e riflettere, chiamati quest’anno a interrogarsi sul tema «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». L’hanno fatto in tante lingue: tutti gli appuntamenti in programma sono stati infatti tradotti in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo, portoghese, polacco, ceco, slovacco, russo, ungherese, rumeno, coreano, arabo, cinese e sloveno. Un programma ricco di incontri per un giovane popolo che ha affollato la chiesa di San Giacomo o, non riuscendo più a entrare, s’è raccolto in preghiera davanti ai maxischermi allestiti all’esterno. Un giovane popolo che, per arrivare a Medjugorje, ha spesso scelto di farsi la strada a piedi, come un gruppo della Gioventù francescana di Pula, Sardegna, in marcia per ben 17 giorni. Ma c’è anche chi ha optato per la bici, partendo da Bergamo (4500 chilometri), o anche "solo" da Sarajevo. A dare il benvenuto ai pellegrini, dopo la preghiera serale del Rosario, è stato proprio il parroco di Medjugorje, fra Petar Vlašic. La Messa di apertura è stata presieduta invece dal francescano Ivan Sesar, ministro provinciale di Erzegovina. I francescani sono infatti presenti in questa terra sin dal 1892, da quando cioè fu creata la Provincia dell’Erzegovina, i cui membri operano oggi nella parrocchia di Medjugorje. Il programma per i giovani ha previsto lunghi momenti di raccoglimento a partire dal primo mattino, con la preghiera alla quale hanno fatto seguito testimonianze, catechesi, adorazione eucaristica, canti, accompagnati dal Coro e dall’Orchestra internazionale diretta da Damir Buno. Per una settimana i ragazzi – che hanno avuto la possibilità di accostarsi al sacramento della confessione – si sono ritrovati nel pomeriggio per il Rosario e poi, alle 19, per l’appuntamento centrale della giornata, la celebrazione della Messa con 500 sacerdoti concelebranti. Nel corso della settimana a Medjugorje, dopo la Messa serale, la marea di giovani si è anche snodata in processione lungo le strade. Il «Mladifest» si è quindi concluso con una Messa di ringraziamento sul Krizevac alle cinque del mattino, presieduta da fra Danko Perutina.
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