giovedì 1 dicembre 2016
Presentata l'indagine "Rapporto Giovani 2016" realizzata dall'Istituto Toniolo. L'Italia è il Paese in Europa con la maggior percentuale di giovani under 32 che non studiano e non lavorano
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“L’Italia, più di altri paesi, ha giovani che vorrebbero informarsi, scegliere, operare come cittadini, mettersi fattivamente alla prova nel volontariato e nel mondo del lavoro. Ma oggi riescono a farlo con meno successo”. Fotografa così il mondo dei giovani e la voglia di partecipazione, Alessandro Rosina, curatore dell’indagine "Rapporto giovani 2016", promossa dall’Osservatorio giovani dell’Istituto G. Toniolo e presentata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Lo studio è stato condotto nella seconda metà di luglio su un campione di oltre 6 mila giovani tra i 18 e i 32 anni in Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Spagna e Polonia. I giovani italiani hanno voglia di mettersi in gioco ma non trovano le condizioni per farlo. In Italia, sono infatti oltre 2milioni - in assoluto il valore più alto d’Europa - i giovani “Neet” - acronimo inglese di Not (engaged) in Education, Employment or Trainig -che non studiano e neppure lavorano.

Comunque la grande maggioranza dei giovani esprime un alto grado di appartenenza al proprio paese. Alla richiesta di assegnare un voto da 1 a 10 a quanto ci si sente cittadini italiani, tre giovani su quattro hanno attribuito un voto uguale o superiore a 6. Risultato in linea con i coetanei tedeschi e francesi, ma più basso rispetto agli spagnoli e ai polacchi.

I nostri under 32 presentano la percentuale più elevata di Neet e la più bassa percentuale di intervistati che hanno svolto esperienze di volontariato (50% hanno risposto di non averne mai fatte, contro il 33% dei britannici, il 45% degli spagnoli, il 47% di francesi, tedeschi e polacchi).

“In tale contesto – evidenzia Rosina - il valore elevato assegnato dai giovani al lavoro in Italia, Spagna e Polonia riflette anche la maggior difficoltà e il maggior clima di incertezza sul percorso occupazionale che vivono i giovani in tali paesi. La Germania è la nazione con più bassa percentuale di Neet tra i paesi qui considerati e non sorprende notare che l’attenzione verso il tema del lavoro risulta più bassa”.“Infine, – conclude il docente di Demografia all'Università Cattolica di Milano –sensibilmente più elevata risulta l’importanza del voto per i giovani italiani rispetto ai coetanei degli altri paesi: assegnano un punteggio uguale o superiore a sei all’importanza di recarsi alle urne l’80% degli intervistati in Italia contro il 70% circa dei coetanei degli altri stati considerati”.

I giovani italiani hanno voglia di imparare, di votare e partecipare attivamente ai processi decisionali del Paese ma, alla resa dei conti, non hanno le condizioni per poterlo fare e si sentono eslcusi. “Abbiamo il più alto indice di giovani con voglia di uscire da una condizione di visione al ribasso – conclude Rosina – ma non riescono a mettersi in gioco ed è per questo che vanno all’estero”.“Basta giovani in panchina – esorta – e mettiamo in gioco ruoli decisivi e importanti per loro, nel mondo del volontariato e del lavoro”.

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