giovedì 21 marzo 2013
Da Jovanotti a Bisio da Cracco alla Stone: in molti rispondono all’appello dei ragazzi. La campagna è destinata alla raccolta di fondi da investire in azioni di tutela contro le discriminazioni, per sostenere progetti di autonomia personale e una campagna di sensibilizzazione. IL VIDEO
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​La canzone di Jovanotti, la ricetta di Carlo Cracco, la performance musical-atletica di Giusi Ferreri, il progetto di road-movie di Claudio Bisio, il messaggio del “terrunciello” Diego Abatantuono, addirittura l’appello di Sharon Stone. Sono solo alcune delle risposte che hanno ottenuto i ragazzi con la sindrome di Down che hanno partecipato alla campagna “Dammi più voce”, lanciata dal Coordown, la onlus che coordina l’attività di 73 associazioni sul territorio nazionale. In previsione della Giornata mondiale delle persone con sindrome di Down (Sd) – che ricorre oggi – il Coordown ha organizzato una campagna di raccolta fondi che punta sull’effetto di amplificatore del messaggio che svolge la presenza di un testimonial. È stato quindi pensato lo slogan “Dammi più voce”: 50 ragazzi con la sindrome di Down hanno mandato un videomessaggio a un loro idolo – dello sport, dello spettacolo, della televisione, della musica – chiedendo a ciascuno di donare un video di risposta che, grazie alla notorietà del personaggio, finisce con il dare “più voce” alla richiesta di aiuto economico. E finora 39 dei 50 personaggi invitati hanno mandato la loro risposta. «In un’epoca di social network – spiega Agostino Toscana, direttore creativo esecutivo di Saatchi&Saatchi, che ha ideato la campagna – l’eco di questi messaggi ha un valore centuplicato, perché viene diffuso ad amici e follower su Facebook e Twitter». L’esempio forse più evidente è quello di Jovanotti, forte di oltre un milione e mezzo di <+corsivo>follower<+tondo> su Twitter, che ha scritto appositamente una breve canzone dedicata a Spartaco, di cui Carlo Barlozzo e la sua band hanno già fatto una cover: «Ritmico, atomico, o Spartaco, amico solido», potrebbe finire col diventare il tormentone dell’estate. La richiesta di fondi da parte del Coordown (www.coordown.it), ha spiegato il coordinatore nazionale Sergio Silvestre, è necessaria per continuare a difendere i diritti delle persone con sindrome di Down, che sono ancora troppo spesso ignorati o calpestati. «I fondi raccolti sono destinati dal Coordown principalmente a tre scopi – ha detto Silvestre –. Innanzi tutti per azioni di tutela giuridica contro evidenti discriminazioni, in particolare in ambito scolastico e lavorativo. Troppe famiglie hanno dovuto fare ricorsi per vedersi riconosciute le ore di sostegno scolastico che il ministero aveva tagliato; troppe aziende trovano il modo di eludere gli obblighi di legge per il collocamento delle persone con disabilità». La seconda destinazione dei fondi è per sostenere progetti destinati all’autonomia delle persone con sindrome di Down: «Non sempre le istituzioni capiscono – aggiunge Silvestre – che una piccola spesa si rivela un investimento e un risparmio. Se anziché pensare solo a collocazioni protette si puntasse sui progetti per l’autonomia si eviterebbe di mantenere solo nell’assistenza persone che potrebbero dare il loro contributo alla società». E a tal proposito ha citato l’esempio di Pordenone, dove esiste una struttura formativa, con educatori presenti sulle 24 ore, che aiuta i ragazzi con disabilità con un percorso di due-tre anni: «Alla fine della formazione, però, vanno a vivere in appartamenti di tre-quattro persone, in completa autonomia, ricevendo la visita di un educatore non più di un paio d’ore la settimana. Con grande soddisfazione dei ragazzi e un notevole risparmio di risorse». La terza destinazione dei fondi è quella ancora della comunicazione e dell’informazione: «Proprio perché occorre uscire dagli stereotipi che non vogliono vedere le capacità che anche questi ragazzi hanno e possono manifestare». Come i videomessaggi della campagna “Dammi più voce” dimostrano.
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