sabato 31 luglio 2010
Nell’ipotesi di intesa tra Fieg e Poste, cambia la forma ma non la sostanza. Attesi incrementi dal 40 al 60% fino al 2012. Nessuna distribuzione nel fine settimana.
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Aumenti a due cifre fino al 2012, nuovi sacrifici imposti alla stampa settimanale e quotidiana e margini sempre più ristretti di negoziato. A quattro mesi dal giro di vite decretato dal governo sulle tariffe agevolate per l’invio di prodotti editoriali, che sta mettendo in ginocchio il settore, giornali, periodici, testate specialistiche e settimanali diocesani restano sotto schiaffo. Anche l’ipotesi di accordo definita proprio in questi giorni tra Poste italiane e Fieg, la Federazione degli editori, resta fortemente penalizzante per chi fa dell’informazione il proprio impegno quotidiano. E il futuro di centinaia di prodotti editoriali radicati da decenni sul territorio adesso è sempre più appeso a un filo.Un piano di rialzi a doppia cifraSe si guarda alla bozza di intesa, cui si è arrivati dopo una trattativa serrata, qualche segnale di attenzione c’è. Ma sono ancora molti i nodi irrisolti, a partire dagli altissimi costi che verrebbero sostenuti dagli editori nonostante la rimodulazione delle tariffe, mentre un altro ostacolo ingombrante sulla via del confronto è rappresentato dall’intenzione del gruppo guidato da Massimo Sarmi di non prevedere più, nell’ambito di una riorganizzazione interna, la distribuzione dei prodotti editoriali nella giornata di sabato. Di quest’ultimo aspetto, peraltro, non si è mai discusso tra le parti, essendo il frutto di una decisione unilaterale delle Poste.Ma cosa prevede l’ipotesi di accordo siglata con la Fieg? Innanzitutto la crescita del 120-133% della tariffa intera, applicata dal primo aprile a tutt’oggi, adesso si attesterebbe al 60%, valore medio frutto dell’aumento deciso unilateralmente quattro mesi fa (che è rimasto in vigore, visto che Poste non ha voluto sentire ragioni sulla possibile retroattività delle tariffe, come invece avevano richiesto gli editori) e dell’incremento del 38% dal prossimo primo settembre stabilito in questa trattativa. I «pesantissimi aggravi dei costi di spedizione» verrebbero così solo in parte limitati nell’anno 2010, ma altri rialzi tariffari sarebbero attesi per i due anni successivi: un aumento ulteriore ci sarebbe a partire dal primo settembre 2011 e sarebbe di circa il 17%  rispetto alla tariffa che entrerà in vigore tra un mese. Secondo i calcoli degli editori, in pratica, nel prossimo biennio le tariffe per gli abbonamenti postali dei giornali dovrebbero continuare a crescere: nel 2011 di circa il 45% e nel 2012 del 63%.Come avverrebbe, formalmente, questa rimodulazione degli accordi? La via è quella del decreto ministeriale, che Fieg e Poste potrebbero "suggerire" all’esecutivo, dopo che la piattaforma dell’intesa sarà sancita ufficialmente. Nella bozza si richiede infatti «un provvedimento normativo di pari efficacia» rispetto a quello che ha sospeso le agevolazioni.Niente spedizioni il sabatoNel frattempo, gli effetti negativi del decreto approvato lo scorso 30 marzo si fanno sentire non solo sulla stampa, con difficoltà rilevanti un po’ per tutti, ma anche su Poste italiane. Secondo stime attendibili, infatti, da aprile a oggi il gruppo avrebbe fatto segnare un calo di ben 30 milioni di fatturato sulle spedizioni postali delle pubblicazioni, proprio in virtù del fatto che molti piccoli e grandi editori non hanno più potuto far fronte agli invii dei propri prodotti agli abbonati, visti i costi più alti delle tariffe. In questo senso, appare ancora più preoccupante la possibilità di tagliare le spedizioni nel giorno di sabato. A nulla sono sin qui valse le richieste di chiarimento da parte della Fieg, che avrebbe saputo dell’operazione solo dopo il primo via libera all’ipotesi d’accordo su tutto il resto. Un altro grosso punto interrogativo, in una vertenza che resta, per la libertà d’informazione, tutta in salita.
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