venerdì 7 settembre 2012
​L’unico punto che trova tutti d’accordo è l’inserimento dei giocatori patologici nei Livelli essenziali di assistenza, ma c’è chi avanza perplessità sulla copertura finanziaria del provvedimento.
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I tentacoli di azzardopoli di Francesco Ognibene
Il vescovo Solmi: «Il testo va rafforzato, servono sanzioni severe»
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​Pur se ridimensionato, il decreto sanità voluto dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha ottenuto il via libera. Una serie di misure del testo riguardano il contrasto al gioco d’azzardo a rischio dipendenza (sollecitate dal ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi). In sostanza, la distanza di sicurezza delle sale da giochi da scuole, università, ospedali e luoghi di culto viene portata a 200 metri (contro i 500 inizialmente previsti) e viene applicata solo ai nuovi esercizi; i Lea (Livelli essenziali di assistenza) vengono aggiornati con l’inserimento delle persone affette da gioco d’azzardo patologico (gap).Inoltre, si introducono disposizioni per limitare la pubblicità dei giochi con vincite in denaro, con riguardo alla tutela dei minori; esplicitare le probabilità di vincita e il rischio di dipendenza dal gioco; vietare l’accesso dei minori alle aree destinate al gioco; effettuare controlli mirati alla verifica del rispetto di norme a tutela dei minori. Ecco cosa afferma il testo su uno dei punti più controversi: rivedere, limitatamente alle nuove concessioni, anche su indicazione dei Comuni, la dislocazione di punti di raccolta del gioco evitando la prossimità a luoghi sensibili (scuole, università, nosocomi, luoghi di culto). L’articolo 7 del decreto prevede poi «chiusure temporanee» delle sale gioco, «in presenza di fenomeni estesi di ludopatia, anche su segnalazione dei sindaci competenti per territorio».Prima di passare all’esecutività delle norme ci vorrà tempo. Perché, a parte la misura che riguarda i Lea, tutte le altre vengono rinviate alla legge di conversione. Non sono affatto rinviate, invece, le polemiche. «Da un punto di vista tecnico il provvedimento è un’aberrazione, da un punto di vista politico è fumo negli occhi per mettere a tacere le critiche», attacca l’avvocato Attilio Simeone, coordinatore nazionale del Cartello "Insieme contro l’azzardo". «Il governo – incalza – mostra un’ipocrisia senza veli. Accoglie chi è affetto da gap nei Lea ma non fa nulla per eliminare le cause della patologia, lasciando lì dove sono le attuali sale. Per non parlare del limite di distanza dei nuovi giochi: solo 200 metri. È ridicolo. E le pubblicità ai minori? Saranno vietate sui giornali ma ammesse nel web, cioè proprio dove i ragazzi passano più tempo». Simeone è un fiume in piena: «Il governo ha ceduto alle lobby del gioco, e non oso immaginare cosa potrà accadere in Parlamento per la legge di conversione...».Sulla stessa linea la Consulta nazionale Antiusura per la quale, anche se viene riconosciuto il grave fenomeno, «è stata persa l’occasione per adottare misure adeguate alla gravità della situazione». E critica l’esecutivo per il «netto ridimensionamento» che le norme hanno subito nel testo definitivo. Anche la Consulta teme «forti ostacoli» in Parlamento «per via dei "potentati dell’azzardo"», in merito alla «retroattività della norma che prescrive la distanza minima delle sale da gioco dai centri sensibili» e sulla sua «prescrittività al momento del rinnovo dei bandi di concessione». Ancora, il decreto «non tiene conto della pubblicità su internet», ovvero «il nuovo terreno da conquistare». Il gioco d’azzardo in Italia, conclude la Consulta, generando «una dipendenza di massa», contribuisce «alla depressione dell’economia e alimenta il debito pubblico».Di «governo che fa cilecca» e di «pressione delle lobby» parlano associazioni, sindacati, organismi aderenti alla campagna nazionale "Mettiamoci in gioco, contro i rischi del gioco d’azzardo". Pur se è «positivo che, dopo anni di immobilismo, si sia finalmente deciso di legiferare» adeguando anche i Lea, la "campagna" «boccia il decreto». L’inserimento nei Lea, infatti, «non è accompagnato da una copertura finanziaria», gli stop alla pubblicità «sono poco incisivi», non viene dato «alcun potere reale ai sindaci», né limiti «all’introduzione di nuovi giochi». Mentre la distanza dei 200 metri è definita «meno che simbolica».Del provvedimento si rammarica Paola Binetti (Udc): «Nella precedente versione la tutela dei minori era centrale... Ma sono volate parole grosse e qualcuno ha perfino parlato di potenziale stato etico... Peccato!». La parlamentare invita ad accentuare gli interventi soprattutto sul fronte della pubblicità.Durissimi l’Idv e il senatore Raffaele Lauro (Pdl), membro della commissione parlamentare Antimafia: «La lobby del gioco è entrata in Consiglio dei ministri. Questo governo, sul gioco d’azzardo, non merita fiducia, né rispetto». Pur se tra luci e ombre, plaudono al decreto l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini («ma ci vuole più severità») Api e Anci: «È un primo segnale di attenzione».
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