giovedì 13 gennaio 2022
Insufficienti le misure adottate per contenere i contagi secondo il presidente della Fondazione Cartabellotta, che parla di "progressiva saturazione degli ospedali e di personale sanitario stremato"
Personale in un reparto di terapia intensiva all'ospedale Martini di Torino

Personale in un reparto di terapia intensiva all'ospedale Martini di Torino - Ansa

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E' molto preoccupante la situazione Covid in Italia secondo l'ultimo rapporto della Fondazione indipendente Gimbe. I ricoveri nelle terapie intensive per pazienti colpiti dal virus sono, infatti, aumentati di oltre il 31% nell'ultima settimana, mentre in area medica di oltre il 20%.

All'11 gennaio, il tasso di occupazione nazionale, sempre da parte di pazienti Covid, è del 26,6% in area medica e del 18,2% in area critica. Ad eccezione di Molise e Sardegna, tutte le Regioni superano la soglia del 15% per ricoveri Covid in area medica, con la Valle d'Aosta che raggiunge il 53,5%.

Molte regioni verso l'arancione, qualcuna "vede" la zona rossa

Molto dure le parole usate dal presidente del Gimbe Nino Cartabellotta per commentare gli ultimi dati. "Ci troviamo in una fase estremamente critica della pandemia", ha dichiarato Cartabellotta, "in cui distorte narrative ottimistiche appannano l'insufficienza delle misure per rallentare la curva dei contagi e sottovalutano i rischi per la salute delle persone e per l'economia del Paese. L'ingente numero di nuovi casi, in continua crescita, dopo aver mandato in tilt i servizi territoriali sta determinando la progressiva saturazione degli ospedali, con limitazione degli interventi chirurgici programmati, anche in pazienti oncologici, e la riduzione delle capacità assistenziali anche perché il personale sanitario è ormai allo stremo. In secondo luogo, l'enorme numero di persone positive sta progressivamente paralizzando numerosi servizi essenziali: dai trasporti alla scuola, dalla sanità agli uffici pubblici. A meno di 'iniezioni' di posti letto dell'ultima ora o di modifica dei criteri per classificare i pazienti Covid ospedalizzati, entro fine mese numerose regioni andranno in zona arancione e qualcuna rischia la zona rossa. Un colore che certificherebbe il fallimento nella gestione della quarta ondata, nonostante la disponibilità di vaccini molto efficaci nel prevenire la malattia grave".

La percentuale più alta di occupazione Covid delle terapie intensive (31,1%) si registra nella provincia di Trento. Tanto il Trentino quanto l'Alto Adige, nella settimana dal 5 all'11 gennaio, si situano nel gruppo di province con un'incidenza dei nuovi casi settimanali superiore a 2.000. Sopra la soglia di saturazione anche i posti letto occupati da pazienti Covid-19 in entrambe le province: 23,6% a Trento e 15,4% a Bolzano.

Nuovi casi aumentati di quasi il 50% in sette giorni

Sempre secondo il rapporto Gimbe, nella settimana dal 5 all'11 gennaio "si è registrata un'ulteriore impennata di nuovi casi che hanno superato quota 1,2 milioni, con un incremento che sfiora il 50%, rispetto alla settimana precedente, e una media mobile a 7 giorni che aumenta da 128.801 del 5 gennaio a 172.559 l'11 gennaio. In forte crescita sono anche i casi attualmente positivi che sono 2.134.139 rispetto a 1.265.297 della settimana precedente, pari a +68,7%. Mentre l'incidenza di nuovi casi di infezione da Sars-Cov-2 in 56 province supera i 2.000 casi per 100.000 abitanti".

"Le elevate coperture vaccinali - spiega Cartabellotta - ammortizzano in maniera rilevante l'impatto della circolazione virale sui servizi ospedalieri. Tuttavia l'enorme quantità di nuovi casi in continua crescita sta progressivamente saturando gli ospedali sia perché "incontra una popolazione suscettibile troppo numerosa (2,2 milioni di 0-4 anni non vaccinabili, 8,6 milioni di non vaccinati e oltre 15 milioni in attesa della terza dose) sia, in misura minore, per i fenomeni di escape immunitario della variante Omicron".

L'obbligo per gli over 50 non ha avuto un impatto significativo

Il rapporto conferma che la popolazione che ha completato il ciclo vaccinale è del 79%.

Sono 2,21 milioni gli over 50 anni che non hanno ancora ricevuto nessuna dose e sono per questo, in base all'età anagrafica, ad elevato rischio di malattia grave e ospedalizzazione. Nella settimana 3-9 gennaio sono stati solo 73.690 i nuovi vaccinati in questa fascia di età. L'obbligo vaccinale introdotto dal governo per gli over 50 non sembra finora aver avuto un impatto significativo.

In aumento il numero dei nuovi vaccinati: nella settimana 3-9 gennaio si registrano 483.512 prime dosi (+62,1%) rispetto ai 298.253 della settimana precedente. Il rapporto della Fondazione Gimbe sottolinea come, nella settimana dal 5 all'11 gennaio, la crescita abbia riguardato in particolare la fascia 5-11 (267.412; +53,3%) e quella 12-19 (61.778; +65,5%).

All'11 gennaio rimangono 8,61 milioni di persone senza nemmeno una dose: 2,98 milioni nella fascia 5-11 anni, oltre 800 mila sono 12-19 e 2,21 milioni gli over 50, ad elevato rischio di malattia grave e ospedalizzazione.

Su Twitter il presidente della Fondazione Gimbe ha scritto che la pandemia "è in fase molto critica, con servizi sanitari territoriali in tilt e ospedali sempre più in sofferenza. La propaganda no-vax è assolutamente fuori luogo".

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