martedì 19 gennaio 2016
​«La trasmissione "Presa diretta" infarcita di falsità: intervenga la vigilanza Rai». E i ginecologi: «L'obiezione di coscienza all'aborto è un falso problema».
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«Nella trasmissione “Presa diretta” gli obiettori di coscienza sono stati criminalizzati: è un attacco ai fondamenti etici della professione medica». Così, il presidente del “Movimento per la vita”, Gian Luigi Gigli, risponde alle accuse emerse nel reportage “Legge 194: non applicata”, andato in onda domenica sera su Raitre nel programma condotto da Riccardo Iacona dove si è parlato di «una controversa applicazione della normativa sull’aborto» a causa della presenza dei medici obiettori (il 70% del totale). «L’obiezione di coscienza – risponde Gigli – non costituisce una benevola concessione da parte di uno Stato fonte di ogni diritto, bensì un diritto che, al pari del diritto alla vita, lo Stato democratico può solo riconoscere, se vuole distinguersi dagli Stati autoritari». Gigli, a nome del Mpv, esprime sdegno per l’inchiesta trasmessa dal servizio pubblico televisivo definendola «un prodotto infarcito di falsità» e invita la commissione di Vigilanza Rai a in- tervenire «correggendo l’uso dell’informazione a fini ideologici». Rivolge inoltre un appello all’Ordine dei medici affinché «reagisca all’attacco». «I dati ufficiali del governo – prosegue il presidente Mpv – dimostrano la pretestuosità degli attacchi: il ministero della Salute conferma che non emergono criticità nella fornitura del “servizio”, riconducibili alla testimonianza a favore della vita dei medici obiettori». «I medici non obiettori non possono nemmeno lamentare di essere ghettizzati a fare aborti – continua Gigli – effettuando in media 1,6 aborti a settimana, con un minimo di 0,5 per la Sardegna e un massimo di 4,7 interruzioni volontarie di gravidanza per il Molise: impossibile dunque che il carico di “lavoro” legato alle Igv impegni tutta l’attività lavorativa di chi si è reso disponibile ad eseguire aborti». «La presenza di obiettori è sotto attacco in Italia e in Europa – conclude – perché disturba chi vorrebbe fare dell’aborto un diritto e costituisce un silenzioso richiamo per tutte le coscienze sul valore della vita umana e sui diritti del nascituro». Nella polemica interviene anche il presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia, Paolo Scollo: «Quello della difficoltà ad accedere all’aborto è “un falso problema” che le amministrazioni possono risolvere facilmente mettendo mano al portafogli». «Anche in ospedali dove tutti i medici sono obiettori – spiega – il problema si può risolvere facendo convenzioni con strutture o singoli medici, sono le Regioni che devono assicurarsi di poter garantire un servizio: nel mio reparto ad esempio siamo tutti obiettori, l’amministrazione ha fatto un bando per il ginecologo e per gli anestesisti, un ospedale ha risposto e ora abbiamo medici che vengono da un’altra struttura periodicamente». Secondo Scollo «bisogna rispettare la coscienza di tutti, obiettori e non obiettori».
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