giovedì 3 dicembre 2015
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«Ogni scuola trovi il modo di festeggiarlo» Il ministro interviene sul “caso” Rozzano I genitori Gontero (Agesc): «Impossibile cancellare i segni cristiani dall’Italia» Azzolini (Age): «Non dobbiamo essere arrendevoli e arretrare sui valori» MILANO «Invito a valorizzare tutti i simboli che il Natale porta con sè, che sono simboli culturali e identitari, al di là della personale adesione alla fede cristiana cattolica. Poi ogni scuola trova il suo modo per festeggiare il Natale». Così, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, è intervenuta ieri sui fatti della festa di Natale cancellata dal preside di una scuola di Rozzano (Milano). La soluzione, però, ha avvertito il ninistro, non è calare dall’alto regole uguali per tutti, ma rafforzare il principio dell’autonomia. «L’autonomia scolastica, in cui crediamo, è un principio inderogabile », ha ricordato il ministro. Esistono, ha aggiunto, un consiglio di istituto e un collegio docenti che «decidono come muoversi su tutto, anche sul Natale». Sta di fatto che la decisione del dirigente milanese ha scatenato una bufera politica, oltre che provocare una spaccatura tra le stesse famiglie, con i genitori degli alunni schierati su fronti contrapposti. Una deriva pericolosa che che non è piaciuta al presidente dell’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc), Roberto Gontero. «Le fazioni non fanno bene alla scuola – dice – e l’unico modo per evitare che si formino è ascoltare i genitori prima di prendere le iniziative. Se questo preside l’avesse fatto, avrebbe evitato lo scatenarsi di questo putiferio sulla propria scuola, che certamente non ha fatto il bene dei suoi studenti». Sotto questo aspetto, Gontero inserisce anche quella che ritiene una «mancanza» della riforma della Buona scuola. «Sulla partecipazione dei genitori ci aspettavamo di più», ricorda, sottolineando la totale assenza, nel dibattito di questi giorni, di chi (sindacati in testa) era sceso in piazza nei mesi scorsi contro la figura del preside-sceriffo. «Questo caso ne è la plastica rappresentazione – sottolinea il pre- sidente dell’Agesc – ma nessuno, di quel fronte, ha avuto da commentare. E invece sarebbe interessante sapere che cosa ne pensano». Al di la delle reazioni e delle conseguenze che questa scelta avrà, per Gontero il dato evidente è quello di una «debolezza culturale di partenza» e di un «impoverimento del tessuto educativo». «Per non offendere qualcuno, si limita la libertà di tutti di vivere i propri valori», attacca Gontero. Che ricorda come i primi a non sentirsi offesi sarebbero proprio gli alunni (cristiani e non, italiani e non), «molto più aperti» di certi adulti. D’altronde, ragiona a voce alta il presidente dell’Agesc, a scuola si può anche negare il Natale. Ma, dato che gli studenti vivono tutti in Italia, «sarebbe materialmente impossibile evitare loro di imbattersi nella religione e nella cultura cattolica», che sono i pilastri della nostra identità nazionale. Ciò che serve, in definitiva, per Gontero è un’educazione a «vivere da persone libere», rispettose della propria e altrui cultura e religione. Un tasto su cui insiste anche il presidente dell’Associazione genitori (Age), Fabrizio Azzolini, che invita tutti, dirigenti, alunni e genitori, a «non essere arrendevoli» a e «non arretrare sui valori». Semmai, ricorda, la questione «non è togliere, ma aggiungere» simboli e valori. «Non avrei nessun problema se, nella scuola italiana, si aggiungesse lo studio di altre religioni e si valorizzassero le loro festività», dice apertamente Azzolini. Che invita i genitori a giocarsi di più nella scuola, denunciando però anche il comportamento «non corretto» del preside di Rozzano. «Mi è parso un dirigente ancorato al passato – osserva – legato a schemi vecchi e ormai ampiamente superati. Oggi i genitori sono attori protagonisti della scuola e hanno tutto il diritto di essere interpellati prima che siano prese decisioni così importanti e divisive, che impattano in maniera devastante sulla comunità scolastica. I genitori non sono dei bancomat da contattare quando ci sono problemi economici o quando nella scuola manca la cancelleria». Secondo Azzolini, il “caso” di Rozzano deve insegnare quanto sia importante la formazione dei dirigenti, che devono essere i primi a «semplificare i rapporti nella scuola, non a creare problemi». Da qui l’invito ai genitori a «essere coerenti» con la propria cultura e le proprie radici, «dando testimonianza di ciò che siamo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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