lunedì 16 novembre 2015
​Il ministro: la cultura e la consapevolezza come unico antidoto, i ragazzi hanno il diritto di capire. Invito ad osservare un minuto di silenzio e un'ora di discussione sui tragici fatti di Parigi. In Italia 300mila studenti di fede musulmana.
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​Un minuto di silenzio per ricordare le vittime di Parigi e almeno un'ora di dibattito per cercare di capire quali assurdi meccanismi possano generare simili tragedie e cosa la comunità internazionale può fare, da subito, per evitarle. Il ritorno in classe dopo la carneficina di venerdì sera, sarà pieno di domande e di preoccupazioni. Per gli studenti, ma anche per gli insegnanti che dovranno cercare quelle risposte che non hanno. Invitando i ragazzi a riflettere su quelle morti senza cedere alla tentazione del'odio. In Francia ma anche in Italia. Ad invitare alla riflessione - anche se un movimento autonomo nato dal basso si stava già diffondendo a macchia d'olio sui social network - è stata ieri il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini che ha lanciato su Facebook l’invito agli studenti e ai professori. "Invito le scuole, le università, le istituzioni dell’Alta formazione artistica e musicale a dedicare, nella giornata di lunedì, un minuto di silenzio alle vittime della strage parigina e almeno un’ora alla riflessione sui fatti accaduti". #PorteOuverte, Porta Aperta, è stata la parola d’ordine lanciata sui social network dai cittadini di Parigi subito dopo gli attacchi terroristici, per offrire un riparo a chi era in strada terrorizzato. "Una reazione di grande civiltà e coraggio. Porta Aperta deve essere anche la nostra risposta", ha scritto Giannini nel suo messaggio.  Poi ha spiegato come le nostre scuole, le nostre università siano il primo luogo dove "l’orrore può essere sconfitto, a diversi livelli di consapevolezza, che resta l’antidoto più efficace di fronte alla violenza e a questa guerra senza frontiere e senza eserciti". I nostri ragazzi - è il ragionamento del ministro - hanno il diritto di sapere, di conoscere la storia, di capire da dove nasce ciò che stiamo vivendo in queste ore. Il nostro patrimonio di valori può essere difeso solo se le nuove generazioni sono aiutate a uscire dall’indifferenza. Un appello forte a non cambiare canale davanti a queste immagini di morte. "Dobbiamo parlarne con i nostri studenti e aiutarli a capire che c’è e ci potrà sempre essere un principio di ricostruzione della nostra identità in cui credere e riconoscersi. E dobbiamo aiutarli a rifiutare, oggi più che mai, qualsiasi tentazione xenofoba o razzista". Il ministro ha concluso poi dicendo che  "l’educazione è il primo spazio in cui riaffermare i nostri valori, le nostre radici, quindi la nostra libertà". All'orrore va data innanzitutto una risposta culturale è l'appello del ministro. Risposta culturale che passa soprattutto dall'integrazione. Nelle scuole italiane gli studenti stranieri sono circa 800mila, il 9% della popolazione scolastica e di questi almeno 300mila sono di fede musulmana in buona parte provenienti dai territorio del bacino mediterraneo (Nord Africa ma anche Siria, Iran, Iraq e Afghanistan).La distribuzione sul territorio è però disomogenea: circa i due terzi del totale degli alunni stranieri si contretta infatti al Nord.    Il ministro Giannini che si trova in Cina per una missione internazionale e ha voluto incontrare l’ambasciatore francese a Pechino, Maurice Gourdault-Montagne, per esprimere la vicinanza del nostro Paese ai cittadini francesi ha inviato un messaggio al suo omologo francese Najat Vallaud-Belkacem: "Mi sento più che mai vicina a tutti i cittadini francesi e in particolare alle famiglie delle vittime", ha scritto. "Cara Najat, ti esprimo la mia tristezza e il mio dolore per gli attacchi barbari che hanno colpito la Francia. Posso assicurarti che l’Italia intera è vicina alla Francia per difendere i nostri valori di libertà, apertura e rispetto per la diversità".
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