mercoledì 4 novembre 2020
Il nuovo provvedimento per sostenere le attività colpite dalla stretta. Poi si valuterà un nuovo scostamento di bilancio
Già domani il bis del decreto Ristori. Sul piatto altri 1,5 miliardi
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Il dl Ristori è in vigore solo da domenica e già il governo è costretto a fare il bis. Il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare tra domani e venerdì le nuove misure a sostegno dell’economia, in modo da far partire il decreto quasi in parallelo con il nuovo Dpcm anti–Covid. Gli aiuti alle attività e alle filiere dovranno rispondere alla stessa differenziazione territoriale delle chiusure, ovvero più estesi dove ci sarà un lockdowne meno nella altre regioni. «Stiamo lavorando a un nuovo decreto Ristori – ha annunciato il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani (Pd) – cercheremo di aprire un confronto anche con le forze d’opposizione, in maniera preventiva e anche nel percorso di discussione parlamentare ».

«Sarà pronto a breve, senza lasciare nessuno indietro», ha assicurato l’altra vice del Mef Laura Castelli (M5s). Dopo i 6 miliardi del primo dl che, oltre ai ristori conteneva il rifinanziamen- to della cassa integrazione di emergenza per 6 settimane e altri ammortizzatori sociali, il nuovo provvedimento dovrebbe valere intorno tra gli 1,5 e i 2 miliardi. Non sarà necessario ricorrere subito a un nuovo aumento di deficit, ma l’ipotesi di un ulteriore scostamento di bilancio prima della fine dell’anno non è affatto esclusa. Gli spazi di manovra a disposizione sono infatti molto ridotti. Per effetto del primo dl, il deficit è salito dal 10,5% al 10,7%, rimanendo comunque sotto il 10,8% della Nadef, autorizzato dal Parlamento.

Resta quindi disponibile un margine di 0,1 punti di Pil, circa 1,7–1,8 miliardi. Risorse limitate ma che possono essere spese subito. Mentre il ricorso a un nuovo scostamento, che ha bisogno dell’autorizzazione del Parlamento, comporterebbe tempi più lunghi per poter poi finalizzare le risorse. Il provvedimento prevederà contributi a fondo perduto con lo stesso meccanismo automatico del precedente, con bonifici dell’Agenzia delle entrate da far partire nel giro di due settimane (o entro metà dicembre per chi non ha mai fatto domanda), oltre alla cancellazione per le attività coinvolte della seconda rata Imu, il credito d’imposta per gli affitti e la sospensione del versamento dei contributi.

Si starebbe studiando anche un meccanismo per aiutare in automatico, senza bisogno di nuovi decreti, la eventuale chiusura di attività che dovessero subire in futuro restrizioni più gravi. La geografia degli indennizzi sarà collegata a quella delle restrizioni previste dal nuovo Dpcm, che suddivide il Paese in tre zone (rossa, arancione e verde), in base agli scenari di rischio. Ad esempio, i ristoranti e i bar delle zone verdi, che non dovrebbero subire ulteriori restrizioni, non sarebbero ricompresi, per ora, nella nuova tornata di aiuti, mentre lo sarebbero quelli delle zone rosse e arancioni. Il ristoro andrà poi a sostenere le categorie finora risparmiate dalla stretta, come i centri commerciali (in tutto il Paese) o negozi, parrucchieri, edicole ed estetisti (nelle zone più a rischio).

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