giovedì 1 dicembre 2016
Preoccupano i minori: nessuno sa quanti siano. Don Catalano (Caritas): faremo un censimento. Rischio salute, ieri 26 vaccinati
Inferno di freddo e fango nel Ghetto bulgaro di Foggia
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Le coperte non bastano, servono indumenti pesanti e legna per scaldarsi. Le temperature rigide e le piogge di questi giorni stanno aggravando le critiche condizioni degli abitanti del Ghetto Bulgaro, non distante da Foggia. Alcuni sono andati via per Natale, ma torneranno a gennaio per la raccolta dei carciofi. Quelli rimasti combattono per sopravvivere. Le piogge degli ultimi giorni hanno reso il terreno impraticabile, le baracche poggiano su enormi pantani nei quali è impossibile camminare.

All’ingresso dell’insediamento c’è una grossa discarica. I rifiuti vengono bruciati per potersi scaldare e il Ghetto è avvolto dall’odore acre del fumo che fuoriesce dagli sgangherati tetti delle baracche. Chi è rimasto cerca di racimolare qualche ora di lavoro nei campi per aiutare le famiglie. Come Ivan, 23 anni, impegnato nella raccolta del peperone. Il giovane racconta di percepire 3,5 euro ogni ora, e che in questo periodo si lavora sei ore al giorno. Così resta poco o nulla da inviare al figlio rimasto con i nonni in Bulgaria. In inverno il buio arriva presto e alle sette di sera sono tutti a dormire. Senza corrente non si può far diversamente.


I più fortunati posseggono un televisore che riescono a vedere per poco tempo collegando i cavi alla batteria di qualche vecchia auto. Nel frattempo su richiesta della procura presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, dopo un esposto del Garante regionale per i diritti dell’Infanzia, la polizia di Foggia sta procedendo a censire i presenti. «Pare ci sia un numero rilevante di minori in situazione di evidentissimo degrado – afferma Giovanna Damato, responsabile dell’ufficio Minori del Comune di Foggia –. Siamo già venuti tre o quattro volte assieme alla polizia municipale, ma ogni volta bisogna sperare che questa gente collabori. Finora abbiamo conteggiato 150 persone».


I bulgari sono diffidenti verso le autorità per il timore che vengano portati via i bambini. Da poche settimane è arrivata l’acqua potabile e un camion cisterna si reca a giorni alterni a effettuare la consegna. La gente va a raccogliere l’acqua in bidoni raccattati nelle campagne, recipienti che in precedenza contenevano pesticidi, dunque ancora potenzialmente tossici. «È una vergogna, la presenza dei bambini rende la situazione ancor più inaccettabile – tuona don Francesco Catalano, direttore della Caritas diocesana di Foggia-Bovino – il freddo costringe ad accendere il fuoco nelle baracche, con l’ovvio rischio che si sviluppino incendi, per non parlare dell’aria insalubre. Questa gente rischia seriamente di ammalarsi. Nell’immediato dobbiamo cercare di sostituire quelle taniche che utilizzano per raccogliere l’acqua con dei nuovi contenitori. Parallelamente, come Progetto Presidio, inizieremo ad effettuare un nostro censimento. Porteremo coperte, indumenti e generi alimentari. Dobbiamo lavorare in sinergia con le istituzioni, quantomeno per alleviare le sofferenze di questi esseri umani, soprattutto dei piccoli, che non perdono la loro capacità di giocare anche in mezzo all’inferno del degrado».


Il sacerdote sottolinea l’importanza di tenere sempre alta l’attenzione sulla vicenda, di continuare a sensibilizzare. Ieri mattina a 26 bambini è stato somministrato il vaccino antinfluenzale. La dottoressa Laura Cusmai, volontaria dell’associazione Solidaunia, si è recata al Ghetto su un camper attrezzato. «I piccoli sono più numerosi ma credo che molti genitori, per timore delle forze dell’ordine, abbiano preferito restare nelle baracche». Il medico in genere visita anche gli adulti, che spesso presentano problemi di ipertensione. «A volte portano i medicinali dalla Bulgaria, ma quando la confezione si esaurisce smettono di assumerli. Se potessero accedere al servizio sanitario potrebbero curarsi. Le patologie più frequenti? Virosi respiratorie e verminosi intestinale».

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