giovedì 12 dicembre 2019
A Gerusalemme una due giorni promossa dall’Università Europea di Roma ha proposto una riflessione sulle nuove tecnmologie e l'impatto sulla natura. Necessaria una riflessione interdisciplinare
L'Intelligenza artificiale a servizio dell'uomo
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Quanto la tecnologia sta cambiando il nostro modo di abitare il mondo? E' la domanda alla quale ha cercato di rispondere il convegno internazionale sul tema “Le nuove sfide antropologiche: tra memoria e visione del futuro” organizzato l’11 e 12 dicembre 2019 nell’ambito delle attività di Formazione Integrale dell’Università Europea di Roma, presso il Pontificio Istituto Notre Dame di Gerusalemme. “Storia e archeologia sono alla base della conoscenza di Gerusalemme e della Terra di Israele”, ha spiegato Renata Salvarani, Docente di Storia del Cristianesimo all’Università Europea di Roma. “Qui tutto assume un significato universale: la città assume il valore di centro del mondo e di cuore di una Terrasanta dove ha origine e compimento la Salvezza per l'umanità. Per il Cristianesimo questi passaggi avvengono nella storia, grazie agli eventi della vita di Gesù". Dunque "proseguire e sviluppare progetti di ricerca su Gerusalemme e la Terrasanta significa coinvolgere una pluralità di discipline e di temi e consolidare collaborazioni con gli altri soggetti presenti, a partire dalle università israeliane e dallo Studium Biblicum Franciscanum, punto di riferimento chiave per l'elaborazione dell'archeologia cristiana”.

Numerosi gli intereventi dedicati alle nuove sfide antropologiche, frutto degli sviluppi della scienza e della tecnologia. La nostra epoca risulta essere caratterizzata da una crescente innovazione tecnologica che si sta diffondendo in tutti gli ambiti della vita”, ha ricordato Claudio Bonito, vicecoordinatore e docente del Master in Consulenza Filosofica e Antropologia Esistenziale presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. “Ma accanto a questa indubitabile spinta allo sviluppo e al progresso, registriamo alcuni effetti che si ripercuotono sui nostri modelli esistenziali. La domanda che dobbiamo primariamente porci, allora, è: quanto la tecnologia sta cambiando il nostro modo di abitare il mondo? L’uomo, di fronte al rischio di essere ridotto a spettatore passivo di flussi informatici, sembra perdere quella posizione di centralità che gli veniva attribuita dalla tradizione umanistica rinascimentale per approdare a un nuovo umanesimo che da più parti viene indicato, appunto, come un Post-umanesimo. Emerge, allora, la necessità di strutturare un’analisi filosofica delle dinamiche antropologiche al fine di rendersi in grado di interpretare prima e gestire poi, i repentini cambiamenti dei paradigmi esistenziali imposti dallo sviluppo tecnologico. Affinché l’uomo del Post-umanesimo rimanga sempre e comunque uomo”.

Padre Alberto Carrara, direttore del Gruppo di ricerca in Neurobioetica (GdN) e Membro della Pontificia Accademia per la Vita, ha parlato dell’Intelligenza artificiale. "La sfida che essa pone – ha detto Padre Carrara, non è solo di carattere gestionale. Essa interpella la stessa autocomprensione di noi stessi come esseri umani e ci permette di riconsiderare, ancora ed in modo più approfondito, la perenne domanda su chi, ciascuno di noi, è, cioè ci permette di continuare ad indagare ed esplicitare la nostra costituzione”. Secondo padre Carrara “il potenziale che l’evoluzione degli algoritmi offre oggi all’umanità può, da una parte suscitare entusiasmo e speranza, dall’altra anche gravi preoccupazioni. Non c’è dubbio che la nostra storia è legata allo sviluppo della tecnologia e, nell’ultimo secolo, alla crescita esponenziale delle innovazioni computazionali. È urgente una riflessione interdisciplinare in materia che sia in grado di offrire lo stato dell’arte, le reali evoluzioni prossime, le applicazioni positive e i pericoli dell’utilizzo dell’I.A”.

Nel corso del convegno si è parlato anche del rapporto tra l’uomo e l’ambiente, con un intervento di Padre Rafael Pascual, professore ordinario di Filosofia Teoretica e Direttore scientifico del Master in Consulenza Filosofica e Antropologia Esistenziale presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. “L'uomo – ha ricordato Padre Pascual - non può fare un uso arbitrario, capriccioso, della natura, dell'ambiente, delle risorse, ma deve fare un uso responsabile. L'uomo non è il padrone della natura, ma casomai l'amministratore. Inoltre, deve condividere questo patrimonio della natura, che gli è affidato, con gli altri, anche con le future generazioni. Possiamo parlare di casa comune e di buon vicinato, allargando il discorso a livello planetario, o anche di solidarietà ambientale”.

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