venerdì 31 ottobre 2014
Il nuovo ministro degli Esteri ha giurato al Quirinale: «Grazie a Napolitano e Renzi per la fiducia».
LA FIGURA Il comunicatore tra i fondatori della Margherita
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"L'Italia è un grande Paese, e sugli equilibri globali, sul futuro politico dell'Unione Europea e sullo sviluppo dell'area del Mediterraneo il governo Renzi deve contribuire con sua politica ad essere all'altezza di questo Paese". Sono state le prime parole da ministro degli Esteri di Paolo Gentiloni, una volta giurato al Quirinale.Ringrazio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente Renzi per la fiducia accordata. So che è una grande responsabilità. Lavoreremo in continuità con Federica Mogherini", ha detto Gentiloni uscendo dal Quirinale.Una "normale" giornata da deputato, quella di Paolo Gentiloni. Da stamattina ministro degli Esteri 'in pectorè, l'esponente del Pd non ha stravolto la sua agenda nonostante il non banale appuntamento in programma in serata: il giuramento da ministro al Quirinale nelle mani del capo dello Stato. Unico particolare non secondario, il telefonino: bollente dal momento in cui è diventata di pubblico dominio la notizia che sarebbe stato lui a raccogliere il testimone da Federica Mogherini. Notizia che, giura chi è stato con lui fino a poche ore prima dell"investiturà, Gentiloni ha appreso via telefono dalla viva voce di Matteo Renzi non molto tempo prima (un'oretta) della diffusione su Internet e sulle agenzie di stampa. Invece, come raccontano fonti di governo, l'ipotesi di puntare su di lui per gli Esteri rimbalzava già ieri sera anche se nel più ristretto circolo renziano. Mentre in mattinata tra i parlamentari del Pd era iniziato a circolare il nome di Gentiloni al governo. Comunque sia, anche da titolare 'in pectorè della Farnesina Gentiloni non ha cambiato programma della sua giornata e si è recato come tutti i giorni nel suo ufficio di via del Pozzetto per sbrigare il lavoro da deputato. Da lì, poco prima delle 17, ha preso un taxi per un salto veloce a casa, cambio d'abito e poi al Quirinale per pronunciare la formula di rito da Napolitano ed entrare formalmente nel governo.
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