sabato 6 febbraio 2010
Il ministro rilancia dopo il varo delle nuove superiori. Iniziata una campagna informativa sui mezzi di comunicazione per far conoscere le novità. I dirigenti della Disal: evitare contrapposizioni e promuovere confronto per migliore attuazione.
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E ora «riforma del reclutamento dei docenti» e «introduzione della valutazione», preludio, quest’ultimo «all’introduzione di una vera carriera basata sul merito». All’indomani del varo definitivo della riforma della secondaria, il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini indica i prossimi obiettivi della sua azione. Ma per ora, spiega ancora il ministro, c’è la necessità di illustrare la riforma appena varata, su cui il dibattito tra favorevoli e contrari non sembra placarsi.Una «contrapposizione» che non piace alla Gelmini, che critica anche la bocciatura in commissione parlamentare dei regolamenti da parte delle opposizioni. «La riforma non è solo frutto del lavoro di questo governo – spiega il ministro –. E quello che mi ha stupito è il voto contrario dell’opposizione soprattutto per il regolamento degli istituti tecnici, dove abbiamo recepito molto del lavoro svolto anche con il ministro Giuseppe Fioroni».Entrando poi nell’illustrazione dei diversi interventi, il ministro parlando dai microfoni di Radio24, ha affermato che «per i licei sono state individuate tre materie chiave: italiano, matematica e lingua straniera. Ora in tutti e sei i licei l’insegnamento della lingua straniera avverrà per tutti e cinque gli anni», con la possibilità nell’ultimo anno di attivare un insegnamento di una materia non linguistica in lingua straniera. Per quanto riguarda i canali degli istituti tecnici e dei professionali, il ministro ha sottolineato che la riforma «è una delle risposte più importanti alla crisi economica. La cosa che più conta è che si vuole creare una collaborazione forte con il mondo del lavoro».Anche per questo l’elaborazione dei regolamenti di questi due canali è avvenuta in raccordo «con il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, con il quale sono state individuate sei azioni per rilanciare l’occupazione dei giovani e la prima di questa è proprio quello di facilitare la transizione dalla scuola al lavoro». Un altro aspetto è anche la possibilità di svolgere l’apprendistato a 15 anni, cioè durante l’ultimo anno dell’obbligo d’istruzione fino ai 16 anni. «Il contratto di apprendistato – commenta il ministro Gelmini – significa aiutare questi ragazzi che non hanno intrapreso altri canali formativi e renderli più liberi». Un obiettivo che lo stesso responsabile della Pubblica Istruzione andrà a spiegare al mondo imprenditoriale, come avverrà lunedì a Monza, in cui affronterà proprio i nodi e le novità di questa collaborazione introdotta con la riforma.E la necessità di un confronto con il mondo della scuola è sottolineato con forza dalla Disal-presidi, associazione professionale dei dirigenti scolastici. «Toccherà come sempre a chi nella scuola è appassionato alla propria vocazione professionale e ai giovani – commenta il presidente nazionale Roberto Pellegatta – rimboccarsi le maniche per fare dei pur limitati spazi di flessibilità e autonomia uno spiraglio di migliore risposta ai bisogni formativi dei giovani». Il tutto, sottolinea ancora il presidente di Disal, ovviamente «senza l’insana contrapposizione politico-sindacale», ma con «un’informazione tempestiva, formazione dei docenti, chiarezza su tempi e strumenti». E anche il fronte sindacale è tornato a chiedere un confronto con il ministro per affrontare i temi più caldi della riforma.Ma ieri nell’intervento radiofonico, il ministro ha toccato anche altri temi. E così non manca una battuta sul tetto del 30% di alunni non italiani iscritti in ogni singola scuola. «Occorre – ha spiegato – uno sforzo organizzativo, ma non è un problema irrisolvibile. Si tratta di distribuirli anche tra plessi scolastici che si trovano nello stesso quartiere, a poca distanza l’uno dall’altro. Ricordo poi che restano esclusi dal tetto i ragazzi che sono nati in Italia e che conoscono la lingua italiana».
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