sabato 27 luglio 2019
Di Maolo (Istituto Spreafico): siamo subito disponibili a prenderlo in carico. Ramonda (Papa Giovanni): una casa famiglia può accogliere una mamma e un papà, con i figli, per essere tutti aiutati
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Per il ragazzino di 11 anni abbandonato dalla famiglia perché autistico si è scatenata una gara di solidarietà. Dopo l’appello lanciato dalla onlus Fondazione trentina per l’autismo, sono in molti a dare la propria disponibilità per prendersi cura del piccolo ragazzo solo ma anche ad aiutare la sua famiglia. Fra questi, l’Istituto Serafico di Assisi. «La notizia mi addolora profondamente e ci tengo a ribadire che il Serafico c’è ed è disponibile a prendere immediatamente in carico il bambino e a dare tutto il supporto necessario anche alla sua famiglia».

A Casa Sebastiano, in Trentino, arrivano molte richieste di informazioni e la disponibilità di associazioni pronte a dare una mano. Anche la Provincia di Trento ha promesso di intervenire. «Sto vagliando con i servizi preposti l’ipotesi di ospitare temporaneamente presso una struttura trentina il bambino che in questo momento risulta affidato ai servizi sociali di non sappiamo quale città. A questo proposito rivolgo un appello pubblico affinché l’operatrice sociale che ha chiamato Casa Sebastiano e che non ha lasciato i propri recapiti, contatti l’assessorato o gli uffici del dipartimento per capire meglio le loro richieste e concordare eventuali interventi al fine di ridurre, se possibile, la sofferenza di questo bambino e trovare una soluzione condivisa», ha dichiarato l’assessora alla Salute, Stefania Segnana.

Alla struttura era arrivata la telefonata dagli assistenti sociali di un’altra regione che chiedevano una sistemazione per il ragazzino, ma Casa Sebastiano è un centro diurno e residenziale autorizzato ad ospitare ragazzi con più di 16 anni, quindi non era possibile accoglierlo. La pubblicazione della storia, però, sembra aver mosso qualcosa: «Noi abbiamo dato visibilità a questa storia perché ci è sembrato giusto non fare cadere nel vuoto questo grido di aiuto» dichiara Elena Gabardi, pedagogista di Casa Sebastiano.

Pronto ad accogliere il ragazzino e la famiglia anche Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. «Esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia che non riesce più a tenere il figlio a causa della grave diagnosi di autismo. In casi come questi una casa famiglia fa la differenza – spiega Ramonda – sono luoghi in cui una mamma e un papà, insieme ad altri figli e una rete di persone che vi gravita intorno, possono condividere il peso della disabilità per evitare che ricada solo su una persona o una coppia. Nelle nostre case in Italia accogliamo 93 bambini con varie disabilità – sia psichiche che fisiche – anche gravissime. Pertanto ben conosciamo la gioia e la fatica di condividere la vita con questi piccoli».

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