mercoledì 11 giugno 2014
​Il segretario generale della Cei al convegno della Fondazione Antiusura. Il rapporto: in 14 anni triplicato la spesa delle famiglie per il gioco.
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"Bisogna dire basta alla pubblicità di tutti i giochi d'azzardo con vincita in denaro". Lo ha affermato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenendo all'Assemblea delle Fondazioni Antiusura associate alla Consulta Nazionale, riunita oggi presso la Sede di Caritas Italiana. Occorre alzare "il sipario su una piaga purulenta, che stritola famiglie, imprese, negozi, attività economiche, condannando alla disperazione", ha detto il segretario della Cei esprimendo "un plauso a tutti quei baristi, tabaccai e negozianti che hanno rifiutato le slot machine nei loro ambienti". "Senza rinunce non nascerà una nuova cultura e noi ci limiteremo a raccogliere feriti, emarginati da quello stesso paradiso che tanto li aveva falsamente accarezzati", ha spiegato il vescovo rivendicando "con legittimo orgoglio la risposta sana della società civile", che negli anni ha saputo "portare alla luce il fenomeno del racket delle estorsioni, grazie al coraggio di tanti che si sono ribellati, pagando spesso un prezzo altissimo". Monsignor Galantino ha dunque richiamato con forza "le istituzioni a fare la loro parte" contro "uno dei nodi più perniciosi per i suoi effetti sulle famiglie e sull'intero Paese", ed ha poi ricordato "il dramma dell'usura", che emerge anche "per il coraggio della denuncia, avanzata spesso da sacerdoti che hanno saputo farsi voce della loro gente". Il rapporto della Fondazione AntiusuraTra il 1998 e il 2012 la spesa delle famiglie italiane per il gioco ha pesato in modo crescente nella composizione dei consumi privati: dall'impiego di 15,8 miliardi di euro nel 1998 (rapportati ai prezzi 2012 applicando i coefficienti ISTAT sui 24.244 miliardi di lire della raccolta complessiva di azzardo), si è giunti agli 88,5 miliardi di euro nel 2012. In termini reali, questo significa che in quattordici anni si è moltiplicato di 3,6 volte il volume monetario di consumo lordo destinato ai giochi. È un versamento di denaro che occupa, dunque, una posizione centrale nei comportamenti economici domestici di almeno la metà degli abitanti adulti (ma vi partecipano anche larghe fasce delle generazioni più giovani) del nostro Paese".Sono i dati riportati nella ricerca "Il gioco d'azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana. Il peso del giocoillegale nelle province italiane", presentata oggi a Roma. Si tratta di una ricerca a cura di Maurizio Fiasco per laConsulta Nazionale Antiusura. Nella ricerca si ricordano i numeri del gioco in Italia che nel 2013 ha movimentato circa 85 miliardi di euro, "anche se una larga parte di denaro - si legge  - sfugge al controllo dello Stato. Ciò avviene o per effetto della manomissione illecita delle modalità di gioco legale, o perché si è soppiantato quello riconosciuto per legge con un sistema interamente illegale, fatto di bische e allibratori "paralleli" delle scommesse. Come è emerso dalle inchieste giudiziarie che hanno portato in emersione il fenomeno, si tratta di una criminalità affaristica, e spesso legata alle mafie, quella che si è accaparrata la gestione e le concessioni di una parte significativa di tutta la rete dell'azzardo. Si genera quindi in parallelo al mercato legale, un ampio business che attrae anche soggetti che mirano a raccogliere dei proventi in modoillegale, violando con vari metodi e tecniche i dispositivi di legge, mettendo, così, in seria difficoltà lacomplessiva architettura dei controlli dello Stato".
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