martedì 4 marzo 2014
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«Ha dato la vita per quei poveri per i quali s’era sempre speso con tutte le sue energie. Di recente mi aveva confidato la volontà di accettare l’invito di una delle tante famiglie di extracomunitari che aveva aiutato, che lo avrebbero voluto con sé a Trieste, dove grazie a lui avevano ritrovato la speranza. Non ne ha avuto il tempo». Dolore e amarezza emergono dalle parole di monsignor Nunzio Galantino, vescovo della diocesi di Cassano all’Jonio e segretario generale ad interim della Cei, dopo la morte di padre Lazzaro Longobardi, parroco di san Raffaele Arcangelo nella contrada Lattughelle. «Nei giorni scorsi – ha ricordato monsignor Galantino in una nota dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali – mi aveva messo al corrente dei timori che in lui avevano ingenerate continue, pressanti richieste di aiuto in denaro. Gli avevo suggerito di parlarne anche con Carabinieri e col consiglio parrocchiale, e mi risulta lo abbia fatto, anche se formalmente non ha sporto querela perché si diceva certo che col dialogo ogni difficoltà sarebbe stata superata». Il presule ha dato voce al sentimento del popolo diocesano ma anche dell’intera comunità di Sibari. «Padre Lazzaro – ha aggiunto Galantino – ha sempre dato tutto se stesso per il prossimo: mancherà a Sibari ed a tutta la diocesi ed a quanti lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene».Condoglianze e sentimenti di vicinanza, ma pure l’assicurazione che le forze dell’ordine faranno di tutto per assicurare alla giustizia i responsabili dell’omicidio di padre Longobardi, sono stati espressi a monsignor Galantino, nel corso di una telefonata, dal ministro dell’interno, Angelino Alfano. Messaggi di cordoglio sono giunti inoltre dal presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, e dal cardinale di Perugia Gualtiero Bassetti. Cordoglio hanno manifestato gli altri vescovi calabresi.Ieri sera a Sibari monsignor Galantino ha presieduto una celebrazione eucaristica dedicata a padre Lazzaro, cui hanno partecipato centinaia di fedeli affezionati a quel parroco anziano e con la voce debole, ma con un cuore ricco e una parola buona sempre pronta per tutti. Anzitutto per gli immigrati. Durante l’omelia il Vescovo ha ricordato a lungo la figura del sacerdote barbaramente ucciso, facendone anche un simbolo dell’impegno verso gli altri, delle buone azioni e degli esempi positivi che non mancano in questo angolo di Calabria più di altri, anzitutto negli ultimi tempi, ferito da efferati episodi  di malavita.
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