mercoledì 14 giugno 2017
Il segretario generale della Cei alla presentazione del libro di Massimo Milone «Dal Sud per l'Italia». Il ministro Claudio De Vincenti: necessaria un'etica comune pur partendo da radici diverse
Monsignor Galantino (Siciliani)

Monsignor Galantino (Siciliani)

COMMENTA E CONDIVIDI

«I continui inviti di papa Francesco a spendersi entrando in politica, dovrebbero trovare maggiore ascolto. La Chiesa non alza "bandiera bianca", non batte in ritirata», dice monsignor Nunzio Galantino. Nel salone della Fondazione con il Sud si presenta il libro del direttore di Rai Vaticano Massimo Milone (Dal Sud per l’Italia, Guida editore) e il segretario generale della Cei prende sul serio l’invito del "padrone di casa" Carlo Borgomeo a non considerare meritorio in sé riproporre il tema del Mezzogiorno. «Dopo mezzo secolo la questione meridionale, se evocata inutilmente, può provocare disaffezione», aveva detto il presidente della Fondazione. Quasi a correggere l’autore del libro che aveva ringraziato tutti, in apertura per il «coraggio» mostrato nel solo tornarne a parlare.

Quello di Galantino, da pastore del Sud, è un invito alla concretezza: «I cattolici in politica - avverte - non possono limitarsi a evocare nobili figure del passato». Ricorda la "due giorni" delle Conferenze episcopali del Sud di Napoli, la traccia lasciata dal Papa al convegno ecclesiale di Firenze e la prossima settimana sociale che si terrà a Cagliari, sui temi del lavoro. L’invito è a «ritrovarsi insieme, per definire azioni comuni ispirate alla dottrina sociale, senza però invocare egemonie culturali che non ci sono più, mettendo in campo piuttosto tutto l’appeal della proposta cristiana». Fatti, insomma, testimonianze. Non parole o posti da rivendicare. «Non servono lobby cattoliche, né comportamenti autoreferenziali». Non risparmia neppure il Terzo settore, «se le sigle diventano "produttive" solo per chi le governa». Ma il monito è anche alla politica, a non usare il Sud come «terreno di scorribande e per seggi tanto "sicuri" quanto dimenticati all’indomani», dice il segretario Cei interrotto dall’applauso.

Accorato l’intervento del ministro per la Coesione e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, che «da non credente» si dice convinto che «lo sviluppo della democrazia in Italia passa per la riscoperta di un’etica comune, sia pur partendo da radici culturali diverse». Attacca l’uso del federalismo, «concetto nobile attraverso il quale sono state fatte cose che nobili non sono». Ma si sforza di guardare al bicchiere mezzo pieno del tasso di esportazione del Mezzogiorno più elevato della media nazionale: «Sono punti sulla cartina geografica, ma ci sono». Vede un «risveglio» della società civile, ma anche un «rinnovato impegno delle istituzioni». sperimentato andando in giro per far decollare i tanti "patti" stipulati dal precedente governo con le diverse Regioni, e rilanciato nel recente convegno di Matera dal governo attuale: «Da non credente mi aspetto un aiuto da voi cattolici - dice De Vincenti - dalla vostra tensione alla fraternità». Borgomeo concorda: «Posso dire, essendomi occupato di circa 5.500 iniziative, che nei luoghi in cui c’è collaborazione fra diverse culture ci sono risultati molto migliore di dove si instaura competizione». Vede un duplice compito, per i cattolici, il consigliere Rai Franco Siddi: «L’impegno nelle istituzioni, nel rispetto della legalità e la tensione all’impegno concreto nel sociale».

Il libro di Milone si avvale di cinque co-autori: il sociologo Pino Acocella; Giancarlo Abete dell’Ucid, gli imprenditori cattolici; Roberto Dante Cogliandro dei notai cattolici; Michele Cutolo (presidente dell’Mcl di Napoli) e Daniele Marrama (Fondazione BancoNapoli). Per Acocella è centrale la «questione educativa». Il livello qualitativo degli atenei del Sud è «elevato», rivendica. Ma manca, denuncia, la «capacità del territorio di assorbirlo».



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: