venerdì 2 agosto 2013
​La Guardia di finanza ha portato alla luce una complessa frode fiscale ai danni dell'erario orchestrata da un gruppo di commercialisti della Capitale. Sette le persone arrestate, 49 gli indagati.
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Un macchinoso sistema fraudolento ai danni dell'erario era stato orchestrato da un gruppo di commercialisti di Roma, a beneficio di un consorzio, attivo a livello nazionale nel settore delle pulizie e del facchinaggio. È quanto scoperto dai finanzieri del comando provinciale di Roma che, al termine di un'indagine coordinata dal sostituto procuratore di Civitavecchia, Paolo Calabria, ha portato alla luce una frode fiscale di circa 60 milioni di euro. Gli indagati sono complessivamente 49 e sette sono gli arrestati. L'organizzazione, da quanto fanno sapere i finanzieri, «era capeggiata da un professionista di Roma, noto alle cronache per essere stato, tra l'altro, presidente dell'Arezzo Calcio, che, grazie ai consigli dei consulenti, aveva creato una rete di cooperative, cui erano state preposte “teste di legno”, che venivano fatte scomparire dopo aver addossato loro i debiti tributari e contributivi del consorzio».Dagli accertamenti delle fiamme gialle della compagnia di Fiumicino, «resi ardui dalla mancanza di tutta la documentazione amministrativo-contabile fatta sparire per impedire la ricostruzione del giro d'affari» è emerso, oltre all'occultamento al fisco di ricavi per circa 60 milioni di euro, «che i proventi della frode fiscale venivano investiti nell'acquisto di immobili, fatti confluire in una società appositamente creata, i cui dominus occulti erano alcuni degli indagati».Gli elementi raccolti hanno consentito al pubblico ministero di richiedere ed ottenere dal giudice delle indaginipreliminari Giovanni Giorgianni, l'emissione di sette provvedimenti restrittivi della libertà personale (tra cui due nei confronti di professionisti) e di sequestro preventivo di beni mobili ed immobili a Fiumicino e a Roma. Inoltre sono stati anche sequestrati conti correnti, per un valore di oltre 10 milioni di euro, volto alla loro confisca “per equivalente”, in relazione alle imposte evase, alle pene pecuniarie ed agli interessi maturati.
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