Dal 1978 è sparita, in Friuli-Venezia Giulia, una città grande come Udine. Ben 99.677, infatti, sono stati gli aborti. Tanti quanti gli abitanti del capoluogo friulano. Negli ultimi cinque anni le interruzioni di gravidanza sono risultate 10.284, contro 52.218 nascite. «Praticamente un aborto ogni cinque nati vivi. È francamente intollerabile», sottolinea Roberto Molinaro, assessore alla Famiglia, dell’Udc, partito che in Regione è alleato con il centrodestra. Ed ecco che dalle parole di sconcerto, lo stesso governo locale è passato alle vie di fatto. Anzitutto dando attuazione, con un primo stanziamento di 500mila euro, alle linee d’intervento previste dall’articolo 8 della legge regionale del 2006, per il sostegno economico alle gestanti in difficoltà. La linea di spesa regionale prevede per le gestanti che ne hanno diritto un’erogazione di 2.400 euro, con le modalità stabilite dal piano individualizzato predisposto dal servizio sociale competente per territorio, e potrà contare sulle risorse assegnate agli ambiti socio-assistenzali, sempre dello stesso territorio. Ricordando che «il legislatore regionale ha voluto schierarsi già a suo tempo in favore della vita, riconoscendo il valore sociale della maternità», Molinaro precisa che questo specifico intervento economico ha la durata della gravidanza. Non solo, anche dei primi sei mesi di vita del bambino. L’azione di sostegno è effettuata dal servizio sociale del Comune di residenza mediante la predisposizione di un piano individualizzato, che può prevedere anche il diretto intervento delle associazioni che perseguono il sostegno alla maternità. «Le misure per favorire e sostenere le nascite in Friuli-Venezia Giulia risalgono ancora alla metà degli anni ’80, con l’assegno di natalità per le donne prive di copertura previdenziale - spiega l’assessore Molinaro - proseguite con gli assegni di natalità già in corso che sono destinati mediamente ad un nato su due. La nuova misura, invece, vuole ulteriormente intervenire in quelle situazioni di disagio sociale ed economico che, purtroppo, talvolta non consentono alle donne di portare a termine la gravidanza». Molinaro puntualizza che quanti operano sul campo, nei servizi sociali e nelle associazioni, hanno più volte segnalato che le interruzioni volontarie delle gravidanze sono in gran parte evitabili. «Noi, pertanto, vorremmo contribuire a questo con una prima applicazione sperimentale delle norme regionali dove, beninteso, l’aiuto economico è solo una parte del progetto individualizzato, che deve indicare tutti i previsti e specifici sostegni». Ad integrazione, per fare solo un esempio, degli asili nido. La delibera di giunta dispone anche l’assegnazione degli acconti ai soggetti gestori, che saranno in seguito compensati in relazione ai fabbisogni rilevati. In Friuli-Venezia Giulia gli aborti nel 2010 sono stati 1.970, contro 10.337 nascite e risultano in leggera diminuzione dal 2007, quando hanno raggiunto il picco di 2.180.