venerdì 27 agosto 2010
Confronto fra il ministro, il collega nigeriano Hussaini Suleiman che con l’Egitto ha già appoggiato l’iniziativa di due risoluzioni contro le discriminazioni religiose, e altri esponenti di Paesi islamici.
- Bignami: io, ex terrorista lotto per la verità
- Giannini: trovai la fede, persi la paura
- Il trionfo del cuore gremito di gioie di Davide Rondoni
COMMENTA E CONDIVIDI
Sul doppio fronte delle istituzioni europee e delle Nazioni Unite l’Italia gioca una partita a tutto campo contro l’estremismo islamico e le persecuzioni religiose. Alla prossima assemblea generale dell’Onu il ministro degli Esteri Franco Frattini depositerà due risoluzioni, che hanno già incassato la firma di importanti Paesi musulmani, come Egitto e Nigeria. La prima vuole bandire le mutilazioni genitali femminili per ragioni religiose. Una barbara pratica diffusa in molti Paesi arabi e africani.L’altra mozione ambisce a ottenere un largo consenso per condannare ogni forma di discriminazione su base confessionale. «Il dovere della politica negli Stati laici – ha precisato il capo della diplomazia italiana – è di garantire il diritto a professare le fedi religiose non solo come fatto privato, ma anche pubblico, altrimenti succederà che oggi togliamo la croce, domani diremo che non si potrà costruire una moschea, dopodomani non si possono esporre i simboli ebraici».A Rimini Frattini ha partecipato a un dibattito su “Libertà religiosa e responsabilità politica” insieme al suo omologo della Nigeria, Salamatu Hussaini Suleiman e a rappresentanti di vari Paesi a maggioranza islamica. «Se l’assemblea generale Onu – spera il ministro degli Esteri – approverà questa nostra proposta di risoluzione, sarà un importante segno del fatto che non solo l’Ue ma tutta la comunità internazionale riconosce che le religioni devono essere professate in piena libertà in qualsiasi parte del mondo».Un discorso, questo, che secondo il ministro Frattini deve valere tanto per gli islamici quanto per i cattolici «sulla base di una reciprocità aperta: perché se accogliamo le religioni di tutti e consentiamo la costruzione di moschee nel mondo occidentale, d’altra parte non possiamo di certo accettare che in qualche Paese la messa si debba celebrare nel sottoscala delle ambasciate». Professare la fede «deve essere anche un atto pubblico, non privato o addirittura nascosto, altrimenti iniziando a vietare, dai crocifissi alla costruzione delle chiese e delle moschee, cadiamo nella spirale del totalitarismo». È questa la ragione per cui il governo italiano ha fatto appello, raccogliendo il sostegno di altri dieci Paesi, contro la sentenza della Corte europea che vieta l’affissione del crocifisso nelle scuole. Principi che potranno essere messi alla prova subito. Una prima prova potrebbe venire presto dalla Somalia. «Esiste il rischio concreto di vedere la rete di terroristi nel nord dell’Africa, della regione sahariana, molto vicini alle coste dell’Unione Europea. Ma soprattutto l’affermazione di gruppi terroristici che con la loro penetrazione possono arrivare anche a casa nostra». L’Italia si è fatta portavoce di un gruppo di contatto che sta affrontando la questione. «Se l’Europa non darà risposta unitaria e forte – ha osservato il ministro –, pagherà un costo molto alto per sua distrazione se la sua indifferenza. Il problema della Somalia è anche un problema di tutti noi».Al ministro degli Esteri è stato però ricordato che l’Italia talvolta sembra privilegiare il dialogo con leader che certo non passeranno alla storia per il loro senso di democrazia e libertà civili. «Sostenere che la politica estera italiana guardi soltanto ai rapporti con Libia e Russia è una sciocchezza colossale», ha replicato stizzito Frattini. «Abbiamo avuto e avremo sempre rapporti particolarmente intensi con i Paesi del Mediterraneo», ha ribadito non prima di aver ricordato che «Berlusconi è stato l’unico leader non arabo invitato a parlare alla Lega Araba». E ancora, «abbiamo un rapporto stretto con la Turchia, un Paese che vogliamo diventi membro dell’Unione Europea. Fortissima poi l’intesa con gli Stati Uniti. In America Latina abbiamo confermato progetti di cooperazione, di sviluppo, di sostegno delle economie locali».L’Africa è però una sfida, sia sul piano dei diritti che su quello delle opportunità. «Dal 2008 ho compiuto due viaggi strutturati in 14 Paesi dell’Africa sub-sahariana dove non si vedevano ministri italiani da circa trent’anni». Nell’hangar della fiera di Rimini migliaia di persone hanno ascoltato tra le altre le sentite parole dell’ambasciatore di Turchia presso la santa Sede, che ha ricordato la sua profonda amicizia con monsignor Luigi Padovese, il vescovo assassinato nelle settimane scorse in Turchia dal suo autista. «La nostra amicizia – ha detto Tasnim Aslam – è la prova che uomini di fede diverse, si possono rispettare e volere bene cercando insieme ciò che unisce e migliora se stessi e i propri simili».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: