giovedì 23 maggio 2013
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«Letta è partito con il piede giusto. In Europa si guarda al governo di larga coalizione con grande fiducia. Faccio un appello alla responsabilità di tutti: basta seminare mine sul sentiero del governo. Guai se cadesse per fuoco amico. È l’ultima chance che abbiamo per l’Italia». Franco Frattini, già commissario europeo e per lunghi anni ministro degli Esteri, ha deciso di non candidarsi alle scorse elezioni politiche. E ora guarda alle vicende italiane da una prospettiva super-partes e molto europea. «Ha fatto bene il premier – commenta –  a lanciare l’idea del Consiglio europeo incentrato sull’occupazione giovanile. È il tema principe sul quale si gioca la credibilità e lo stesso futuro dell’Unione. Se non usciranno risposte concrete e rapide, ci sarà alle prossime elezioni europee un fortissimo astensionismo e il dilagare delle liste populiste e euroscettiche».In effetti l’Ue non ha fatto tanto finora per farsi percepire dalla parte dei cittadini, alimentando sentimenti antipolitici e antieuropei…L’antipolitica si nutre di diversi fattori. Di fronte alle paure della globalizzazione c’è chi dice: chiudiamo le frontiere, limitiamo la circolazione di beni e di persone, torniamo alle monete nazionali e così via. È una scelta miope perché chi oggi si chiude sarà spazzato via. Ma, dall’altra parte, le istituzioni della Ue devono recuperare credibilità e capacità di decisione. Oggi, di fronte alla gravissima situazione occupazionale ed economica, la gente dice: l’Europa ci impone le tasse, l’Imu, i sacrifici. E poi quando si tratta di spingere per lo sviluppo sta lì con occhi arcigni a controllare che il deficit non sfori nemmeno di uno 0,1 per cento. Questo modo di fare crea disaffezione.E come dovrebbe porsi l’Italia di fronte a questo?Letta e Saccomanni hanno spiegato con chiarezza che l’uscita a fine maggio dalla procedura di deficit non è un favore fatto alla burocrazia di Bruxelles, ma la condizione necessaria per avere i fondi per rilanciare lo sviluppo. Bisogna insistere anche sul piano della comunicazione con i cittadini. Devono sapere che se fanno i compiti diligentemente hanno diritto al premio.Il problema della crescita dell’antipolitica non è solo italiano...Infatti credo che le tre più importanti famiglie politiche europee, quella popolare, quella socialdemocratica e quella liberale, dovrebbero siglare, in vista delle elezioni europee del 2014, una sorta di patto per spingere tutte, al di là delle legittime differenze, sul pedale dell’acceleratore dell’unione politica. Potrebbero anche indicare i candidati per le più importanti cariche europee, in modo da coinvolgere i cittadini nella scelta. Sarebbero dei bei segnali per gli euroscettici, ovunque schierati. Ma sul lavoro cosa concretamente potrà fare l’Europa? Non si rischiano grida manzoniane?Servono passi concreti. L’Ue non può limitarsi a fare ordinaria manutenzione di quello che già c’è. Serve un piano nuovo ed efficace. Faccio alcuni esempi. Esiste già uno stanziamento di 6 miliardi di euro da destinare alla promozione dell’occupazione giovanile nei Paesi più in difficoltà su questo fronte. Ma la possibilità di fruire di questo fondo, non enorme ma nemmeno disprezzabile, è stata prevista burocraticamente per la fine del 2014. È chiaro che iniziative come queste vanno tutte anticipate al 2013. Un’altra grande questione è la lotta all’evasione fiscale. Vedo che il vertice di ieri, convocato per questo, ha suscitato critiche anche all’interno della Commissione. Finora l’Europa non ha mai affrontato strutturalmente il tema. Bisogna approntare strumenti comuni in tempi rapidi per utilizzare i proventi della lotta agli evasori già dal prossimo anno. Sono tante le idee, le proposte, le possibilità. Ma tutte postulano un di più di politica europeista.In che senso, onorevole Frattini?Gli ultimi anni ci hanno dimostrato che il "mercatismo", così come ci ricorda papa Francesco, non può essere l’unico punto di riferimento per la crescita dell’uomo. Maastricht è stato un appuntamento fondamentale, ma se l’Europa non completa il processo di unione politica, non può bastare. Sono stato molto contento di sentire nel discorso programmatico di Letta alle Camere questo afflato per la creazione degli Stati Uniti d’Europa, nel quale mi riconosco in pieno.

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